Nella casa dove sono nata e ho vissuto per quasi ventisette anni c’era un corridoio di 11 metri, sul quale si affacciavano le porte di tutte le stanze.
Poco dopo l’ingresso, nel punto in cui si incrociavano i muri maestri c’era una rientranza, un angolo. Lì c’era una seggiolina impagliata e accanto una consolle con sopra un leone, pezzo storico di famiglia, di imprecisato materiale tanti erano i segni della vecchiaia
gli elenchi del telefono e un piattino con le monetine che servivano per l’ascensore
Attaccato al muro c’era il telefono nero
Sotto al telefono un quadretto, una immagine del Cuore di Gesù al quale papà aveva fatto una cornicetta di legno dipinto.
Quell’angolo ha per me un significato molto forte e particolare.
Negli anni della guerra, quando l’urlo sinistro delle sirene (una era proprio sul palazzo di fronte al nostro) avvisava del prossimo bombardamento tutti scappavano verso i ricoveri. Mamma non se la sentiva di correre in strada in quella confusione: era sola con tre bambine piccole – papà era al di là delle linee nemiche – per cui il nostro riparo era quell’angolo dove il muro maestro era la nostra protezione.
Mamma si sedeva con me che ero la più piccola in braccio e le sorelline stavano accanto, tutte strette per cercare di vincere la paura.
E in quel posto, in quel frastuono, io che tremavo, presi in mano il quadretto e senza volere riuscii a far sorridere mamma e le sorelline “Vedi mamma, guarda come trema Gesù, ha paura anche lui!!!”
Quel quadretto mi ha seguito in tutti gli spostamenti e continua a proteggere la mia casa…