Archivi del mese: novembre 2007
Una bella giornata
UNA BELLA GIORNATA
“Uh! Che brutta giornata!” Ilaria e Matteo gongolavano di gioia…. Un pomeriggio con la nonna – quando il tempo obbligava a restare a casa – aveva il sapore della cioccolata calda, delle ciambelline che avrebbero fatto insieme e poi mangiate “ calde calde” appena uscite dal forno.
. E’ tutto pronto: le tazze fumanti e il cestino dei biscottini con il centrino ricamato sono sul tavolino basso. La nonna è seduta nella sua poltrona con il gattino acciambellato sulle ginocchia e Ilaria e Matteo vanno di corsa a prendere le loro seggioline…. Ci siamo!
“Quando la vostra nonna era piccina come voi” – comincia la nonna – Babbo Natale non aveva ancora trovato la strada dell’Italia e così soltanto la Befana veniva a portare i regali ai bambini. Non c’era nemmeno la possibilità di comperare tante cose durante l’anno (era tempo di guerra) – solo un regalino per il compleanno ed era certamente qualcosa di “utile” – e così l’attesa del 6 gennaio era veramente grande! ……
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Paoletta già da tempo stava pensando cosa chiedere alla Befana: non si poteva chiederle troppo, bastava guardare il suo vestito per capirlo!! Doveva fare in fretta, bisognava lasciarle il tempo di cercare i doni nei suoi negozi lassù nel cielo: la sua scopa non era mica veloce come quella di Harry Potter!!
Paoletta bussa alla porta di Marilù. La sua sorellina va già a scuola ed è sempre lei che l’aiuta quando c’è qualcosa da scrivere…Con la letterina in mano Paoletta va in cucina e dà la letterina alla mamma, che la posa sopra i fornelli, e guarda nella cappa del camino: è buio lassù… la Befana verrà a prenderla?
Per un istante si spengono le luci di casa……. Quando si riaccendono la letterina non c’è più. Paoletta tira un sospirone: anche per quest’anno la vecchietta è passata!! In fin dei conti ha cercato di essere brava e qualche regalino se lo merita.
Che fatica aspettare il giorno dell’Epifania! Paoletta è sveglia prestissimo: la sera prima ha apparecchiato la tavola per la vecchina – avrà certo fame dopo tanto viaggiare!
Un’occhiata in cucina (evviva…ha mangiato tutto!) e poi in camera da pranzo: la tavola è piena di doni, c’è anche quella bambola che non aveva avuto il coraggio di chiedere…..
Il racconto è interrotto da uno squillo: è il campanello di casa, sono babbo e mamma… Gli occhi dei bimbi si abbassano tristi: è già finito il pomeriggio?
Un bacione grosso alla nonna; la prossima volta ci finisci il racconto?
Il panino col lampredotto
Che ci fa un panino nel blog?
Ma l’avete guardato bene? Un fiorentino avrebbe già sorriso….. ma chi fiorentino non è non lo conosce e continua a guardarlo perplesso: è un panino..
No, no… questo è il mitico, godurioso, fantastico panino col lampredotto!
Recita il Devoto-Oli: lampredotto = “parte dell’intestino di bestie macellate, adoperato come vivanda di bassa qualità, ma molto apprezzato nella cucina tipica fiorentina”.
Mi dispiace signor Devoto, mi dispiace signor Oli, voi avete fatto uno dei migliori vocabolari – se non il primo – della lingua italiana, ma sicuramente non avete mai assaggiato il mitico panino, e non avete neppure l’idea di quello che avete perso…
Succede che una mattina, verso l’ora di pranzo, state tornando a casa e ad un tratto un profumo delizioso vi titilla le papille nasali….
Come nei cartoni animati seguite la scia, sicuri che tra un po’ troverete il baracchino. Il baracchino del trippaio. E lì inizia il rituale……
Il panino (del tipo rosetta) viene tagliato a metà. Il trippaio apre il pentolone dove sta bollendo il lampredotto. Ne appoggia un po’ sul tagliere e lo taglia a striscioline irregolari. Poi chiede “sale e pepe?” e con leggeri movimenti sparge il sale e il pepe sulla carne. Con garbo la carne viene posata sulla metà inferiore del panino. Poi con il forchettone infila la parte superiore del panino e la intinge delicatamente nel brodo caldo, così che il pane si imbeve del liquido caldo senza però sgocciolare….. Lo appoggia sulla carne e dà una leggera schiacciatina al panino perché il tutto si amalgami….
A questo punto la cosa migliore sarebbe mangiarlo lì per lì, in compagnia degli altri estimatori – tanti – ma se proprio uno preferisce mangiarselo a casa bisogna che affretti il passo, perché il panino deve essere caldo caldo.
Vi assicuro che scalda le mani, lo stomaco e il cuore…..
Questo l’ho mangiato oggi.
Il colore del merlo
IL COLORE DEL MERLO
Nonna, guarda che bel merlo sta becchettando le briciole che abbiamo gettato sul balcone!” “ E’ vero, è proprio bello”- risponde la nonna.
I suoi nipotini sono tornati a trovarla, pieni, come al solito, di curiosità e di voglia di favole. Gli occhi sono rivolti al merlo, ma capisco bene che aspettano….”Lo sapete perché i merli sono neri?” “ Ma nonna, è il loro colore!” “Ora sì, ma prima erano bianchi!” “ Davvero!! E come hanno fatto a cambiare colore?” “ Ora ve lo racconto…………..
Voi sapete che alla fine di gennaio, quando le giornate sono fredde fredde (infatti questi giorni vengono chiamati “i giorni della merla”) i merli cominciano a pensare al nido che tra poco faranno per i loro piccoli: li avete sentiti che bel canto hanno? E’ perché sono felici e aspettano la nuova covata che tra pochi mesi deporranno..
Tanto tempo fa venne una gelata, più o meno come quest’anno, e la mamma merla aveva freddo a stare sempre ferma e si sentiva male. Aveva proprio paura che non ce l’avrebbe fatta a resistere fino a marzo per deporre le sue uova..
Il babbo merlo era molto preoccupato per la sua compagna e voleva tanto aiutarla. Cercava un riparo, ma gli alberi erano spogli, e non si fidava a lasciarla su qualche ramo basso perché ci sono tanti animali che hanno fame e la sua compagna poteva diventare un bocconcino goloso…
Cercò e cercò, fino a che non vide un comignolo da cui usciva un filo di fumo; si avvicinò e si accorse che quel fumo era tiepido….
Tutto contento tornò dalla merla: insieme si trasferirono sulla cappa di quel camino (da cui veniva anche un profumino di dolce) e i due compagni si sistemarono comodamente: andavano solo in giro a cercare qualche insetto per riempire un po’ il pancino nell’attesa che quel freddo passasse.
Finalmente l’aria si intiepidì e i due merli si guardarono contenti: ce l’avevano fatta! Ma rimasero di stucco: il bel bianco delle loro piume si era sporcato tutto! Il fumo e la fuliggine avevano tinto tutto di nero. Ma, poiché quel camino aveva salvato la vita della famigliola i merli decisero che era meglio rimanere tutti neri e così fu. E, sapete, ora i piccoli merli sono molto contenti perché non devono lavarsi di continuo!”
“ Nonna, ma tu sai tutto!” “ Ma no, questa è una leggenda ed io me la sono ricordata perché me la racontava sempre la mia mamma, la nonna della vostra mamma che sapeva tante favole: infatti la vostra mamma la chiamava “nonna raccontafavole”. E ora presto a fare merenda: c’è un profumino di dolce…. Chissà se qualche merlo non stia riscaldandosi nella cappa del camino!”
Storia di un dentino
STORIA DI UN DENTINO
Pupetto è nel box e sta piangendo.
Che strano, pensano le sorelline… di solito ci sta così volentieri!
Ha tutti i suoi giochetti, si diverte ad alzarsi in piedi e girare lungo il bordo, con urletti gioiosi che sembrano richiami: “chi gioca con me?”
Ma sta buono anche solo, impegnandosi con i bicchierini colorati e tutti i pupazzetti….
Che sarà successo? Le sorelline provano a farlo giocare, ma per carità, gli urli aumentano…. La più grande cerca di fargli una carezzina ma Pupetto l’allontana con la manina, disperato.
Le bimbe, preoccupate, vanno a chiamare la mamma. Eccola che arriva di corsa….
Pupetto mio, cos’hai?
Le prova tutte: è pulito, a pranzo ha mangiato volentieri e non sembra che sia il pancino a fargli male, ma perché allora è così agitato?
Anche Pupetto non si sa spiegare cosa gli succede…. Perché sente tanto male?
Ma c’è anche qualcun altro a star male….. in bocca c’è qualcuno che non si sa spiegare come vanno le cose…
Mah! Gli hanno detto che è ora di uscire ma non trova nessun passaggio…. È tutto chiuso… aiutoooo!
La mamma posa una mano sulla fronte di Pupetto – non ha la febbre – e poi scende con una carezza.
Il piccino fa un salto….
“Ho capito!” Fa la mamma e corre in cucina.
Torna con un cucchiaino…. Con garbo batte sulla gengiva di Pupetto….. din! Il dentino è finalmente riuscito ad uscire.
Pupetto sorride… il dolore è passato… mamma e sorelline battono le mani!
Tra un po’ la bocca di Pupetto si riempirà di perline bianche….
Tempo di funghi
Nel bosco c’è un ometto gentile e bel.
In testa ha un cappelletto color caffè.
Chi sa dir chi sia l’ometto,
che nel bosco sta soletto,
con quel suo grazioso cappelletto.
Sta ritto quell’ometto su un solo piè.
Di porpora ha il farsetto ed il mantel.
Quell’ometto chi sarà,
che soletto se ne sta,
col farsetto rosso nel bosco là.
°-°-°-°-°
Questa canzoncina fa parte della prima opera lirica che sono andata a vedere al Teatro dell’Opera di Roma a 6 anni. E’ "Hansel e Gretel" di Humperdink.
La foto è stata scattata da mio marito Romano in uno dei suoi viaggi in Romania, Serbia…..
tramonto
TRAMONTO
Questo pomeriggio dalla finestra della mia camera, che guarda ad ovest, il cielo ha dato questo spettacolo. La foto non rende completamente giustizia. Sembrava un incendio…. scie di rosa e di rosso mentre il celeste pian piano diventava sempre più scuro…
Sono momenti in cui il silenzio si fa più denso e l’anima si apre alla meditazione, la piccolezza umana assapora l’infinito.
Colui che dona così generosamente non fa nessuna distinzione tra i suoi figli. Questa bellezza è per tutti e testimonia un amore eterno!
Enzo Biagi
La cometa Holmes
Un foglio per tre
UN FOGLIO PER TRE!
“Eccoci, nonna!” La nonna proprio non li aspettava oggi i due marmocchi, ma c’era stato un intoppo…. “se tu potessi, mamma” ed eccoli. La nonna era contenta: non era mai troppo il tempo che passava coi piccoli, ma nei giorni scorsi non aveva potuto fare le solite scorte per cui c’era bisogno di inventare un pomeriggio diverso!
Ma i bambini sono terribilmente metodici: le favole devono essere raccontate in “quel modo lì”, specialmente nei momenti più critici, altrimenti mentre il principe bacia la principessa con tanto trasporto ti sentivi dire da una vocina stizzita “ma non dice così, nonna, ti sbagli!” e addio atmosfera……..e anche i pomeriggi devono seguire il “rituale”.
Si comincia dalla cioccolata calda e dai biscottini (per fortuna il cacao e il latte ci sono e anche la farina – faremo le ciambelline al marsala) e così si può partire….al resto penseremo dopo! Bene, infagottati nei grembiuloni i bambini partono all’attacco e tra risate, sbuffi di farina (“guarda nonna come sono bravo”) i biscottini sono in forno. Questo è un momento magico….. due faccette assorte aspettano davanti al vetro per vedere gonfiare e colorirsi i biscottini…….
Finalmente, davanti alle tazze fumanti, ci godiamo i nostri biscottini mentre i bambini raccontano della scuola e dell’asilo – ovviamente dandosi sulla voce “prima io…. No, tocca a me!”.
“Vediamo le foto, nonna?”. E’ sempre un momento bello rivedere insieme le foto: i bambini hanno sempre qualche curiosità in più e la nonna tira fuori dalla sua memoria tutto quello che può saziarla…. E il tempo passa senza che ci se ne renda conto… Ma le foto finiscono, più o meno dovrebbe essere l’ora, ma non si vede nessuno. Ed ecco la fatidica frase, quella che la nonna non avrebbe voluto sentire: “disegnamo?”. Alla nonna piace disegnare ma oggi c’è un problema: C’è rimasto un foglio solo e loro sono tre…. Un lampo di genio! “Oggi vi insegno un gioco nuovo, molto antico: ci vuole un pennarello per uno e un foglio di carta. Le regole sono queste: chi comincia traccia un segno dove vuole e nella direzione che gli piace di più. Uno alla volta si prolunga quel segno andando dove si vuole….. più c’è fantasia e meglio riesce il gioco”……”Tieni nonna, tu prendi il celeste, io il rosso e Matteo il verde” ….. Si parte: fra le risate comincia la guerra….”Io vado in su”… “io vado di là”…”io ti taglio la strada”……
Il campanello! Babbo e mamma…. siete già qui?