Riccardo Muti

 

 

DOMENICA POMERIGGIO AL TEATRO COMUNALE

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Quest’anno è andata bene!

Nonostante la difficoltà di trovare i biglietti – sono così tanti gli abbonamenti che i posti liberi si riducono a poche decine, che si esauriscono prestissimo – sono riuscita ad andare a teatro quattro volte.

Ho visto la Madama Butterfly, l’Antigone, la Camen e – dulcis in fundo – il concerto di Riccardo Muti.

A 40 anni dal suo debutto a Firenze, avvenuto il 18 giugno 1968, Riccardo Muti è tornato nel teatro al quale ha legato i primi trionfali successi della sua straordinaria carriera per dirigere lo stesso concerto di allora.

C’è poco da fare, ci sono bravi direttori d’orchestra e poi ci sono Seiji Ozawa, Metha, Muti e qualcun altro che hanno la musica e la direzione nel sangue e quando hanno una bacchetta nelle mani fanno sprigionare dagli strumenti qualcosa di divino….

Neppure l’impianto più sofisticato può dare la stessa suggestione della musica ascoltata a teatro. Non la senti solo con le orecchie, ti arriva come vibrazione dal pavimento, ti avvolge: l’orchestra è sul palcoscenico davanti a te, ma la musica ti circonda, ci sei dentro….

 

Primo tempo:

l’Ouverture “La consacrazione del Teatro” di Beethoven, un Beethoven meno conosciuto ma molto suggestivo. I flauti hanno delle intonazioni piene di nostalgia, i fiati risonanze squillanti, gli archi spesso vanno su tempi “vivaci”. Il mio sguardo era affascinato dal movimento degli strumenti dell’orchestra.

Ancora nel primo tempo la “Sinfonia in fa maggiore Hob. I:89” di Haydn, un Haydn particolarmente “cantabile”, quasi leggero….

 

Secondo tempo:

 la grandiosa Missa Solemnis in mi maggiore del fiorentino Luigi Cherubini, uno dei compositori più ammirati da Muti, alla cui riscoperta in tempi moderni ha dato un contributo di fondamentale importanza.

Il coro formato da 104 cantanti, 4 solisti e lui, Muti, sul podio, con il ciuffo che vola ad ogni movimento, il suo gesto a volte ampio e morbido, a volte scattante e deciso.

 

 

 

Muti 3

 

 

L’aggettivo che meglio descrive la Messa è proprio “solenne”…

Il Gloria e il Sanctus mi hanno fatto venire la pelle d’oca!

Non ho mai sentito applausi così forti e prolungati….

Alla fine, dopo almeno un quarto d’ora di applausi, hanno acceso le luci perché il Maestro potesse vedere tutto il teatro in piedi: un trionfo, un grazie e un bel  ricordo per lui da portare a Chicago, dove resterà per cinque anni alla direzione di quel teatro dell’opera.

 

 

Muti

 

 

 

  1. E’ veramente un onore e una fortuna assistere ad un concerto del Maestro. Tutta un’altra cosa dall’ascolto: lui è la musica….
    Un abbraccio a Cla e Sandra e un grazie alla visitatrice (o visitatore) per il suo commento.

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