ONA, ONA, ONA, MA CHE BELLA RIFICOLONA……
Già da alcuni giorni ludoteche e circoli sono in fermento: grandi e piccini si ritrovano per preparare le “rificolone”
I "nonni di Piazza Tasso" ne hanno costruite qualche centinaio, che verranno poi distribuite ai bambini.
Costruire la rificolona non è facile, ci vogliono mani abili, carta, forbici, colori, cartoni e tanta, tanta fantasia…. E in più tanti piccoli segreti, primo fra tutti il metodo per costruire l’alloggio del lume, che deve essere ben attaccato alla struttura per tenere saldamente in piedi la fiaccola per non incendiare la carta della lanterna.
E la sera del 7 settembre (vigilia della festività della Natività della Madonna) la gran festa.
Le lanterne illuminano i balconi e cortei di bambini – organizzati da parrocchie e circoli – sfilano per i quartieri con le loro lanterne colorate, al canto del “tormentone”:
Ona, ona, ona,
ma che bella rificolona!
La mia l’è co’ fiocchi
La tua l’è co’ pidocchi.
E l’è più bella la mia
Di quella della zia.
Questa festa nasce verso la metà del seicento, quando contadini e montanari scendevano dalle colline di Vallombrosa e Impruneta verso Firenze, sia per rendere omaggio alla Vergine Maria nella Chiesa della SS.Annunziata, sia per vendere i loro prodotti sotto il loggiato dello Spedale degli Innocenti.
Per essere pronti la mattina presto, arrivavano il giorno prima e bivaccavano sotto il porticato, facendosi luce con lampioncini protetti da un involucro di carta e appesi a lunghi bastoni di legno.
La notte, però, erano presi di mira dai giovani fiorentini.
Erano soprattutto le donne a farne le spese: era un seguito di allusioni e matte risate per i loro vestiti ma soprattutto per gli ampi seni e le forme abbondanti. Così venivano chiamate “fiorucolone” (cioè coloro che partecipavano alla fierucola) o più maliziosamente “fieroculone”.
Da qui il passaggio per corruzione, alla odierna “rificolona”
Ancora oggi si usa la parola come espressione critica e scanzonata, per indicare una donna vestita e truccata senza gusto e in modo troppo vistoso.
Col passare del tempo la festa divenne una vera e propria tradizione: si costruivano lanterne raffiguranti buffe figure femminili che venivano portate in giro tra suoni di campanacci, urla e fischi. In ultimo il lancio delle bucce di cocomero con cui si cercava di far prendere fuoco alle lanterne.
Negli anni 50 è nata anche la tradizione della parata sull’Arno: allegorie di cartapesta portate su barconi infiorati e illuminati da centinaia di lampioncini che scivolano sull’acqua tra il Ponte Vecchio e il Ponte alle Grazie, tra gli applausi dall’una e dall’altra riva.
Questa è una delle feste più amate dai bambini ed è una bella tradizione.
Peccato però che, mentre in centro la festa viene ancora vissuta in tutta la sua allegria, in periferia, invece, non si vedono più i lampioncini e pochi sono i cortei di bambini.
Altre etnie – i cinesi, per fare un esempio – ricordano tutte le loro festività ( quante volte è passato il drago per le vie del quartiere di San Donnino – chiamata San Pechino per la loro forte presenza …).
E’ bello ospitare alte culture, ma non si può perdere le nostre radici!
Sabato e domenica prossimi la gran fiera in Piazza SS.Annunziata….
ma di questo vi racconterò al momento……
Eh si Fausta,la rificolona(insieme al carnevale) è uno dei ricordi più belli di quando ero bambina,che col mio babbo ci si "ingegnava" a costruirla (e poi si andava a comprare!!!) tutti gli anni…si andava o al girone oppure sui lungarni alla zecca vecchia..io e mia sorella con la rificolona..e il mio fratello(usanza da maschi terribili)si divertiva con tutti i suoi amici a distruggerla con la fionda o meglio,la cerbottana!!!Ricordo che a volte il mio babbo ce ne comprava due o tre a testa,perchè molto spesso la prima veniva distrutta all uscita di casa(sempre dal su citato fratello!!!)Comunque viva x sempre "ona ona ona ma che bella rificolona!!!!"Baciiiiiii!!
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Fausta, mi aiuti a ricordare perchè io dovrei conoscere la "rificolona". Mi tornano – vagamente – immagini da sceneggiato televisivo e qualcuno che cantava, appunti "ona ona ecc ".
Abbraccio.
Linko subito il racconto tra le letture, buona domenica, dolcissima.
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Probabilmente avrai visto "L’acqua cheta" di Augusto Novelli, dove il babbo porta le figlie alla festa della rificolona, una delle commedie in vernacolo più allegre e divertenti, con anche qualche tratto di malinconia, come in ogni "commedia dell’arte".
Un abbraccio anche a te e grazie!
Fausta
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CIAO FAUSTA NON SAPEVO CHE ESISTESSE QUESTA FESTA…
E’ STATO BELLO CONOSCERLA
MA VEDI QUANTE COSE SI IMPARANO CON QUESTO MEZZO!!
UNA BUONA DOMENICA
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Ma che spettacolo!… Anche io voglio una rificolona… a mia immagine e somiglianza naturalmente! hehehe… La filastrocca poi + fantastica! Bacio (.-__^)
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