Capodanno

 

Capodanno

 

 

 

Come ogni anno nella Sala Dorata del Musikverein di Vienna, il maestro Daniel Barenboim salirà sul podio per dirigere i Wiener Philarmoniker nel consueto Concerto di Capodanno.

Il programma – suddiviso in due parti – si basa su celebri valzer e polche degli Strauss: Quest’anno verranno eseguiti anche una danza spagnola di Joseph Hellmesberger e il quarto movimento della Farewell Sinphony di Ioseph Haydn.

Come al solito ci saranno due brani “fuori programma”: il valzer “Sul bel Danubio blu” e la “Marcia di Radetzky”, la più attesa perché coinvolge tutto il pubblico che segue il tempo scandito dal direttore d’orchestra battendo le mani…

Un avvenimento particolare, quest’anno. Forse chi ha chiamato Barenboim a dirigere l’orchestra  non si immaginava quanto sarebbe stata emozionante questa scelta.

Infatti il Maestro, nato a Buenos Aires da genitori russi di origini ebraiche, ha anche la nazionalità israeliana.

Egli ha creato un’orchestra di giovani musicisti israeliti e palestinesi. E’ bello vederli sul palco, scherzare tra di loro, fino all’entrata del Maestro.

In questi giorni in cui ha preso nuovamente fuoco la lotta tra Israele e Palestina è emozionante sapere che il concerto di Vienna è diretto da chi che crede che la pace e la convivenza di persone di cultura e nazionalità diversa possano essere possibili.

 

Ho preso due brani dal suo libro “La musica sveglia il tempo”: parla dei suoi sogni…

 

“Solo ventiquattr’ore: Per cambiare il mondo bisogna rispettare questo lasso di tempo.

Nel mio sogno sono il primo ministro di Israele.

Con la bacchetta dirigo una nova, meravigliosa sinfonia . il Trattato che celebra la coesistenza armoniosa di Israele e Palestina”.

 

“Questo è veramente un sogno?

Nella realtà il mio sogno in piccolo l’ho già realizzato. Quest’estate ho fondato un’orchestra in cui giovani musicisti ebrei e palestinesi suonano insieme, come se lo avessero sempre fatto. Cerchiamo di sconfiggere l’inimicizia attraverso la musica.

E’ intollerabile pensare che, entrando nel nuovo millennio, il Medio Oriente resterà quello che è sempre stato durante questo secolo – una polveriera, una terra di odio.

Nel mio sogno bastano 24 ore per realizzare la pace. La politica forse richiede tempi più lunghi ma non infiniti”.

 

 

 

 

Onestà

 

 Da L’unione sarda.it

 

Una particolare storia di onestà è accaduta a Cagliari nei giorni scorsi. Una donna ha trovato una cassetta dove erano depositati 160.000 euro, fra assegni circolari e 15.000 euro in contanti, e l’ha consegnata ai carabinieri. Un gesto straordinario, che è stato reso noto solo ieri dai militari. Tiziana Concu, 43 anni, si trovava al Monte dei Paschi di Siena di via Tuveri, a pochi passi dalla questura, quando ha notato la cassetta contenente il denaro. Senza pensarci due volte l’onesta cittadina ha deciso consegnare assegni e denaro, poi risultati appartenenti alla società Servizi stampa di Cagliari.

La signora Concu è sicura di aver fatto la cosa più normale e ovvia.

 

Perché allora questa storia ha suscitato tanto stupore?

Forse l’onestà è diventata una merce rara?

 

 

 

non riesco a capire

 

NON RIESCO A CAPIRE

 

Non riesco a capire

cosa c’è da festeggiare

il mio anno è cominciato

un giorno di giugno

in tempo di guerra

e ogni anno, quel giorno

finchè avrò vita

comincerà per me

un anno nuovo

 

Non riesco a capire

cosa c’è da festeggiare

una convenzione…

devo divertirmi

devo spendere

preparare cenoni:

mangerò avanzi

i giorni successivi

se non voglio sprecare

 

Non riesco a capire

cosa c’è da festeggiare

apro la televisione

e vedo morte

vedo fame

vedo solitudine

vedo lacrime

vedo povertà

chi muore per il freddo

dietro una colonna

 

 

Non riesco a capire

cosa c’è da festeggiare

 

domani è un giorno come un altro

 

 

30 dicembre 2008

 

 

 

Trilussa

 


 

A TUTTI I PAESI CHE VIVONO UN NATALE DI GUERRA

 

NATALE

Di Trilussa


Ammalappena che s’è fatto giorno

la prima luce è entrata ne la stalla

e er Bambinello s’è guardato intorno.

– Che freddo, mamma mia! Chi m’aripara?

Che freddo, mamma mia! Chi m’ariscalla?

 

– Fijo, la legna è diventata rara

e costa troppo cara pè compralla…

– E l’asinello mio dov’è finito?

– Trasporta la mitraja

sur campo de battaja: è requisito.

– Er bove? – Pure quello…

fu mannato ar macello.

 

– Ma li Re Maggi arriveno? – E’ impossibbile

perchè nun c’è la stella che li guida;

la stella nun vò uscì: poco se fida

pè paura de quarche diriggibbile…-

 

Er Bambinello ha chiesto:- Indove stanno

tutti li campagnoli che l’antr’anno

portaveno la robba ne la grotta?

Nun c’è neppuro un sacco de polenta,

nemmanco una frocella de ricotta…

 

– Fijo, li campagnoli stanno in guerra,

tutti ar campo e combatteno. La mano

che seminava er grano

e che serviva pè vangà la terra

adesso viè addoprata unicamente per ammazzà la gente…

Guarda, laggiù, li lampi

de li bombardamenti!

Li senti, Dio ce scampi,

li quattrocentoventi

che spaccheno li campi?-

 

Ner dì così la Madre der Signore

s’è stretta er Fijo ar core

e s’è asciugata l’occhi cò le fasce.

Una lagrima amara pè chi nasce,

una lagrima dòrce pè chi more…

 

tsunami

 

Tsunami – 4 anni fa la tragedia

 

 

Il 26 dicembre 2004, alle ore 07.59 ora locale (le 13.59 in Italia), un terremoto di magnitudo 9 della scala Richter sconvolse il sud-est asiatico.

Il sisma generò un maremoto che dette luogo ad uno tsunami che si abbattè sulle coste di Sri Lanka, Indonesia, Thailandia, India, Maldive e Malaysia, raggiungendo anche Somalia e Nigeria.

Il sisma è stato considerato il quarto terremoto più potente al mondo nella storia della sismologia.

Approssimativamente i morti furono 260 mila, ma il numero esatto resterà sconosciuto.

 

 

Oggi sono state tenute numerose cerimonie di commemorazione nei luoghi più colpiti dal cataclisma.

A Banda Aceh, nel nord dell’isola di Sumatra, la piu’ colpita dal cataclisma di Santo Stefano del 2004, con una cerimonia sobria sono state ricordate le 167 mila vittime.

Alcuni sopravissuti alla fine della cerimonia di preghiera hanno agitato cartelli di protesta chiedendo al governo di occuparsi di loro e di fornire loro un alloggio.

Oltre 97 miliardi di rupie sono scomparse nelle mani dei rappresentanti governativi.

Nonostante i principali organismi umanitari annuncino che la ricostruzione è già avvenuta per il 97%, ancora poco è stato fatto per le popolazioni più povere.

Il MdF (Multi donor fund) ha permesso di costruire oltre 13 mila case, alberghi, strade e ponti….

 

Ma non e sufficiente….

 

Una favola per Carla

 

 

 Una favola per Carla

(ma la dedico anche a tutti i bambini… grandi e piccoli!)

 

 

LA STORIA DI PICCOLO ANGELO

 

 

 

 

C’era una volta un piccolo angelo…

L’avevano mandato sulla terra senza dirgli cosa doveva fare…. o forse era talmente emozionato che non aveva neppure sentito cosa gli avevano detto….. era partito come una freccia, felice di poter finalmente dimostrare di essere diventato responsabile e maturo….

Era talmente emozionato che, una volta aperto il grande portone del Paradiso, non si era accorto che c’erano degli scalini ed era ruzzolato giù, fin sulla terra, con un gran tonfo,

Meno male che era caduto in un grande prato, con l’erba morbida e profumata e tanti fiorellini bianchi che ora guardava estasiato….

“Ma guarda come sono carini questi fiori…. sono proprio come quelli che abbiamo noi su nei prati del cielo!!!”

Si alzò in piedi, si sentiva un po’ acciaccato, qualche dolorino…. Ma caspita, era caduto da lassù….

Guardò in alto: ma dove era il Paradiso? Pensava proprio che l’avrebbe visto dalla terra, si sarebbe sentito più sicuro, avrebbe potuto salutare i suoi compagni…..

Strano, però, dall’alto la terra si vedeva bene, si vedevano le persone, le loro case….

Ogni tanto lui e i suoi amici angioletti scendevano per fermarsi a guardare dietro le finestre delle case…

A lui piaceva particolarmente una finestra con i fiori sul davanzale e le tendine ricamate. Quando le tendine erano sollevate potevano vedere una mamma che metteva a letto il suo bambino.. gli cantava delle dolci canzoni, gli raccontava una fiaba e lo carezzava piano. Poi, quando il bambino aveva chiuso gli occhi ed era scivolato nel sonno, spegneva la luce e tornava in cucina.

Gli sarebbe piaciuto sapere cosa voleva dire essere un bambino…

Gli angioletti restavano lì, cercando di ascoltare anche loro le fiabe e le canzoni… ma la finestra era chiusa e non si sentiva niente.

Il piccolo angelo rimase pensieroso….

Cosa doveva fare? Proprio non se lo ricordava.

Ah! Se fosse stato attento a quello che gli diceva l’angelo capo! Ora avrebbe cominciato il suo lavoro e sarebbe tornato presto su, nella sua casa di stelle…

Ma oramai il guaio era fatto…. avrebbe dovuto arrangiarsi!

In fondo al prato c’era una casa.. le finestre erano illuminate.

Andrò a vedere lì! Pensò il piccolo angelo.

Nella casa c’era una luce accesa.

Come era solito fare con i suoi amici, piccolo angelo cercò di guardare dentro attraverso i vetri della finestra.

Era lì, col nasino incollato al vetro e guardava con tanta attenzione, che la signora che stava leggendo accanto alla finestra si girò a guardare. Le sembrava che qualcuno la stesse spiando.

Vide quei due occhioni che la guardavano attenti e quel buffo nasetto incollato al vetro. Fece un sorriso. Poi si alzò e andò alla porta.

Piccolo angelo era tutto rosso per l’emozione e non era riuscito neppure a fare un passo: non aveva mai visto una persona così da vicino.

“Cosa fai bambino qui fuori da solo?”

Piccolo angelo si guardò intorno. Come faceva a vederlo?

“Ehi, dico a te! Come mai sei solo?”

Eh, sì, parlava proprio con lui….

Si guardò addosso: non aveva più la sua bella camicina splendente come la luce. Aveva addosso un paio di pantaloncini stinti, una magliettina leggera e dei sandaletti, ecco perché sentiva tanto freddo!.

”Da dove vieni bambino?”

Piccolo angelo non sapeva cosa rispondere: col ditino indicò in alto. La signora guardò e vide le alte montagne lontane.

“Da lì vieni? Come hai fatto a fare tutta quella strada da solo?”

Piccolo angelo provò a rispondere ma non era capace, da loro non avevano bisogno di parole.

Cosa avrebbe potuto dire… vengo dal Paradiso? Non gli avrebbe creduto!

“Vieni dentro, ti preparo qualcosa, sei tutto infreddolito e sarai stanco!”

Gli portò una cioccolata calda calda e dei biscotti.

Oh, era questo che la signora dava al suo bambino… che bontà!

“Sai, mi ricordi tanto il mio nipotino che vive lontano” disse la signora. “Sai che faremo? Tu stanotte dormirai qui, domattina ti accompagnerò in macchina a cercare i tuoi genitori. Chissà come staranno in pensiero!”

Piccolo angelo scoppiò a piangere.

“Perché piangi? Non li hai i genitori?”

Piccolo angelo fece di no con la testa.

“Allora resterai qui con me, io sarò la tua nonna e tu il mio nipotino”

Forse era questo che l’angelo capo gli aveva detto: doveva far felice una nonna e così anche il suo desiderio sarebbe stato esaudito!

Piccolo angelo rimase nella casa ed era proprio felice…..ogni tanto guardava in su… ma non vedeva altro che il cielo e le nuvole…

Ma sapeva bene cosa c’era di là…..

 

non sei più solo Dio

 

 

 

Non sei più solo Dio

 

Da oggi, Dio, non sei più solo Dio;
da oggi, uomo, non sei più solo uomo.
Il grembo di una donna
ha fatto nascere
qualche cosa di nuovo,
sulla terra e nel cielo.

E niente sarà più come prima.

 

(Adriana Zarri, La scala di Giacobbe)

 

lettera di Natale

 

LETTERA DI NATALE

 

Stamani, leggendo Il Messaggero.it, mi sono imbattuta in questa lettera: non la commento… parla da sé.

 

 

“Egregio direttore, mi chiamo Paolo e sono un Comandante Alitalia. Ho 42 anni e sono padre di 3 figli. La prego, non me ne voglia ma ho scelto volutamente di rimanere "anonimo" con un motivo ben preciso: come lei ben sa, nel nostro paese la libertà di espressione e di parola è ormai solo un’utopia.


La strada che si sta percorrendo in Italia ha una strategia ben precisa atta a contenere il più possibile ogni forma di protesta legittima da parte dei cittadini a far valere i propri diritti nell’ambito del sociale, anche attraverso forme di repressione. I mezzi informatici sono strumenti potenti ma facilmente intercettabili ed io in un momento come questo ho paura di tutto. Nel seguito della mia lettera capirà sicuramente il senso di questa mia scelta. Le scrivo per esprimerle il disagio, lo stato d’animo e la forte preoccupazione di tutti i lavoratori di Alitalia in questo drammatico periodo.

Non è nel mio stile fare differenze tra i lavoratori ma credo che la mia storia pur essendo diversa da quella di altre categorie, possa avere un forte legame con i percorsi di vita degli altri lavoratori.

Ho raggiunto alla mia età un livello professionale elevato. Sono in Alitalia da 18 anni e Comandante da circa 10. Una posizione raggiunta con notevoli sacrifici. Una vita dedicata a questa professione ed una dedizione praticamente totale.

Ho iniziato da molto giovane ed il percorso è stato complicatissimo. Anni ed anni di studi, di durissime selezioni e di notti in bianco passate sui libri lontano dalla famiglia. E’ un mestiere molto complesso ed i retroscena purtroppo sono poco noti. La responsabilità che riveste il ruolo di comandante è enorme sia in termini di legge, sia nei confronti dell’esercente, che verso le vite umane che gli vengono affidate.

Tutto ciò significa che l’etica ed il livello professionale che ci viene richiesto è elevatissimo. Dobbiamo essere costantemente aggiornati sui cambiamenti delle normative, abbiamo l’obbligo di essere periodicamente addestrati e controllati secondo gli standard di sicurezza previsti dalla normativa mondiale. Se il livello professionale richiesto non viene raggiunto, si perdono le funzioni di pilota o di comandante e si viene destinati ad altre mansioni.
Poco si conosce della nostra vita privata che spesso viene dipinta come agiata e piena di privilegi.

Posso assicurarle che non è così… 20 giorni al mese trascorsi lontano dalla propria famiglia senza distinzioni tra sabati, domeniche, Natale, Capodanno, e feste comandate. Lontano dai propri figli che non puoi seguire nella loro vita quotidiana: la scuola, i compiti, il catechismo, le varie attività… I problemi della loro crescita, l’educazione, l’adolescenza… Torni a casa dopo una settimana e li trovi cresciuti, cambiati… parole nuove. Gesti nuovi.

E tu che non c’eri, rimpiangi quei giorni passati al telefono mentre avresti voluto essere presente ai gesti dei tuoi figli. Ti senti in colpa ma continui a ripetere a te stesso all’infinito che è giusto così perché la certezza del futuro dei tuoi figli dipende solo da te e dalla tua professione.

E per fortuna che a casa c’è tua moglie, una donna splendida… la colonna portante della famiglia che educa i tuoi figli.
Professione. Certezze. Futuro.
Ma quale certezze?? Ma quale futuro??

Da qualche giorno ho ricevuto la lettera di cassa integrazione ed il mondo mi è crollato addosso

Dopo 3 mesi di angoscia tutto è finito nel giro di pochi secondi.

Professione, sogni, progetti futuri, serenità famigliare, sorriso. Nessuna prospettiva per il mio futuro con le certificazioni professionali che scadranno tra 90 giorni. E dopo il buio profondo. A casa senza più lavoro. Umiliato nel profondo dell’animo, come uomo e come professionista. Vergognosi, inaccettabili e lesivi della dignità umana, sono stati i metodi di esclusione da quella che sarà la futura presunta compagnia di bandiera. Gravissime le discriminazioni fatte durante questo processo che hanno portato a non considerare abilitazioni e certificazioni professionali, ad escludere lavoratori con legge 104, madri in part-time o con esonero notturno oppure a mettere in cassa integrazione entrambi i coniugi facenti parte della stessa azienda con figli a carico!!!!
Vuole sapere come hanno fatto a comunicare le lettere di cassa integrazione agli operai di Fiumicino? Li è andati a prendere la security direttamente sul posto di lavoro, li ha radunati tutti in una enorme sala, gli ha requisito i tesserini aziendali e li ha accompagnati fuori dall’aeroporto. E mentre si consumava questa tragedia, il nostro premier brindava con gli autori di questo massacro…

Non voglio entrare in merito a questa sporca operazione, forse senza precedenti. Non voglio parlare né di sindacati, né di governo e nemmeno di contratti. Non mi importa nulla di tutto ciò. Il mio è un drammatico grido disperato di rabbia e di dolore che si alza a nome di tutti gli onesti lavoratori di Alitalia che hanno dedicato una vita a questa azienda ai quali è stato tolto il sorriso…

Un dramma sociale senza precedenti per tutte le nostre famiglie. Ed intorno a noi un’assordante silenzio. Forse voluto… Lo stato d’animo dei nostri equipaggi che stanno volando in questo periodo è preoccupante, non voglio spingermi oltre… E per favore che nessuno si azzardi a dire che la responsabilità è dei lavoratori perché questa è una vile menzogna. Chi conosce la vera storia di Alitalia sa benissimo di cosa sto parlando! Capisce ora perché voglio restare anonimo? Ho paura del futuro e non riesco a vivere il presente.

E quando ieri il più piccolo dei miei bimbi mi ha chiesto perché i suoi amichetti dell’asilo avevano già fatto la letterina a Babbo Natale e noi no, non ho saputo rispondere perché l’emozione ha avuto il sopravvento su di me e sono scappato in camera mia a piangere davanti alle spensierate fotografie di quando Papà andava fiero di portarli in volo con lui.

Spero che esista una giustizia divina e che un giorno qualcuno paghi caro per questo dramma sociale che ha colpito solo chi chiede di lavorare onestamente… Una cosa è certa, se un giorno tornerò a fare il mio lavoro non mi dimenticherò mai di questa sofferenza e nulla sarà più come prima.

Ci sono violenze che nessuna parola di pace potrà mai placare.

A nome di tutti coloro che hanno perso il lavoro”.

 

Paolo

Natale

 

NATALE

 

 

Di Giuseppe Ungaretti

 

Non ho voglia

di tuffarmi

in un gomitolo

di strade

 

Ho tanta

stanchezza

sulle spalle

 

Lasciatemi così

come una

cosa

posata

in un angolo

e dimenticata

 

Qui

non si sente

altro

che il caldo buono

 

Sto

con le quattro

capriole

di fumo

del focolare

 

 

Napoli, 26 dicembre 1916

 

 

 

 

fra’ Davide

 

LETTERA A GESU’

 

Nel 1988 fu diagnosticato a fra’ Davide Maria Turoldo un cancro al pancreas.

Nello stesso anno, a Natale, scrisse questa lettera a Gesù…

Sono passati 20 anni, ma questa lettera è ancora una delle prose più belle e vere che io abbia mai letto…qualcosa su cui riflettere…. 

Eccola, con il mio augurio grande a tutti!

 

“Quando a uno si dice: guarda che hai un cancro, bello bello, seduto nel centro del ventre come un re sul trono, allora costui – se cerca di avere fede – fa una cosa prima di altre: comincia ad elencare ciò che conta e ciò che non conta; e cercherà di dire, con ancora più libertà di sempre, quanto si sente in dovere di dire, affinché non si appesantiscano ancor di più le sue responsabilità.

E continuerà a dirsi: la Provvidenza mi lascia ancora questo tempo e io non rendo testimonianza alla verità!

E’ dunque per queste ragioni, caro Gesù, che mi sono deciso a scriverti in questo Natale.

Non credo proprio per nulla ai nostri Natali: anzi penso che sia una profanazione di ciò che veramente il Natale significa.

Costellazioni di luminarie impazzano per città e paesi fino ad impedire la vista del cielo. Sono città senza cielo le nostre. Da molto tempo ormai!

E’ un mondo senza infanzia. Siamo tutti vecchi e storditi .Da noi non nasce più nessuno: non ci sono più bambini fra noi. Siamo tutti stanchi : tutta l’Europa è stanca :un mondo intero di bianchi, vecchi e stanchi.

Il solo bambino delle nostre case saresti tu, Gesù , ma sei un bambino di gesso!

Nulla più triste dei nostri presepi: in questo mondo dove nessuno  più attende nessuno.

L’occidente non attende più nessuno, e tanto meno te: intendo il Gesù vero, quello che realmente non troverebbe un alloggio ad accoglierlo. Perché, per te, vero Uomo Dio, cioè per il Cristo vero, quello dei “beati voi poveri e guai a voi ricchi”; quello che dice “beati coloro che hanno fame e sete di giustizia ..”, per te, Gesù vero, non c’è posto nelle nostre case, nei nostri palazzi, neppure in certe chiese, anche se le tue insegne pendono da tutte le pareti…

Di te abbiamo fatto un Cristo innocuo: che non faccia male e non disturbi; un Cristo riscaldato; uno che sia secondo i gusti dominanti; divenuto proprietà di tutta una borghesia bianca e consumista.

Un Cristo appena ornamentale. Non un segno di cercare oltre, un segno  che almeno una chiesa creda che attendiamo ancora…

Eppure tu vieni, Gesù; tu non puoi non venire…Vieni sempre, Gesù. E vieni per conto tuo, vieni perché vuoi venire .E’ così la legge dell’amore. E vieni non solo là dove fiorisce ancora un’umanità silenziosa e desolata, dove ci sono ancora bimbi che nascono; dove non si ammazza e non si esclude nessuno, pur nel poco che uno possiede ,e insieme si divide il pane.

Ma vieni anche fra noi, nelle nostre case così ingombre di cose inutili e così spiritualmente squallide.

Vieni anche nella casa del ricco, come sei entrato un giorno nella casa di Zaccheo ,che pure era un corrotto della ricchezza. Vieni come vita nuova,  come il vino nuovo che fa esplodere i vecchi otri.

Convinto di queste cose e certo che tu comunque non ci abbandoni, così mi sono messo a cantare un giorno:

 

Vieni di notte,

ma nel nostro cuore è sempre notte:

 e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,

noi non sappiamo più cosa dirci:

 e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,

ma ognuno di noi è sempre più solo:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni , figlio della pace,

noi ignoriamo cosa sia la pace:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a consolarci,

noi siamo sempre più tristi:

e dunque vieni sempre , Signore.

Vieni a cercarci,

noi siamo sempre più perduti:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni tu che ci ami:

nessuno è in comunione col fratello

se prima non è con te, Signore.

Noi siamo tutti lontani, smarriti,

né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.

Vieni, Signore.

Vieni sempre, Signore.”