Domenica 8 marzo a Siena.
Santa Maria della Scala, uno dei complessi museali più belli d’Italia.
Con alcuni amici sono stata ad ammirare la splendida mostra “Arte, genio, follia. Il giorno e la notte dell’artista”, una mostra scelta e curata da Vittorio Sgarbi.
E’ un itinerario pittorico in nove sezioni, che raccoglie le opere artistiche di 300 Autori italiani, europei ed extraeuropei che hanno sofferto di turbe psichiche e hanno travasato le loro inquietudini e il proprio forte disagio mentale nelle loro tele.
Questa mostra si distingue per essere una seria indagine, un cammino che tenta di indagare il rapporto che intercorre tra la produzione artistica e le difficoltà mentali che assillano il pittore, senza tuttavia rinunciare alla fondamentale prospettiva storica e a tutti i coloro che hanno studiato “arte, genio e follia” da punti di vista differenti, artistici, scientifici o medici.
Il percorso della Mostra inizia dal periodo medievale, quando i folli venivano imbarcati e dopo un lungo e tragico viaggio, erano abbandonati alla deriva – dai marinai della nave – nella sperduta isola di “Mattagonia”, il regno della follia.
(Ortolani – La nave dei folli)
La prima sezione si conclude con la presentazione di manufatti che dimostrano quanto l’arte non sia possibile solo per i normali, anche se tutto quello che veniva catalogato come “follia” veniva curata dai medici, solo con strumenti medicali e contenutivi, che secondo le teorie del tempo, avrebbero dovuto migliorare la condizione dei pazienti.
La seconda si intitola “Nato sotto Saturno” e contiene nove busti di Messerschmidt… Per poter sfuggire “all’attacco dei demoni”, queste sculture hanno volti incredibili, contratti dalle smorfie più strane, nella speranza di convincerli ad allontanarsi.
La terza è l’arte al tempo di Nietzsche – una delle più belle sezioni (almeno per me) – dove si possono ammirare le creazioni artistiche di Vincent Van Gogh, Munch, Strindberg e Kirchner , che per tacitare le loro ossessioni, soli e reclusi nel loro insondabile mistero, si sono allontanati dalla realtà, per rifugiarsi in un mondo simbolico e visionario raccontato con colori brillanti e da una sbrigliata fantasia, che hanno dato origine ai loro stupendi, enigmatici quadri.
(Van Gogh – il giardiniere)
(Munch)
La quarta racconta la guerra vista dagli occhi degli artisti: sono esposte le tele di Otto Dix, Geroge Grosz, Renato Guttuso e Mario Mafai, incentrate, con una lugubre allegoria senza tempo, sulla assurda follia delle guerre.
(Otto Dix – Menshen in Trummern)
La quinta è un omaggio a Prinzhorn… psichiatra e storico che incontrò l’arte nei suoi “maestri schizofrenici”…quella che nasceva negli ospedali psichiatrici.
La sesta è dedicata all’Art Brut –la follia intesa come molla della creatività
Intanto il cammino si è “dipanato” nelle varie sale – ogni sala ha una breve ma chiara spiegazione di quello che c’è, del periodo, del coinvolgimento di arte, scienza e medicina.
A questo punto ero stanchissima.
Con un colpo di fortuna mi sono trovata in uno spazio multimediale, dove proiettavano un documentario “Lo specchio, la tigre, la pianura” che mostrava il pittore Ligabue nella sua terra.. nella sua casa, nella sua tragica povertà..
Mi sono fermata a guardare, comodamente seduta in una poltroncina rossa, affascinata ancora di più da quest’uomo rozzo e gentile di cui pochi hanno accettato la diversità così che la sua solitudine si è popolata di incubi…
Da lì parte la serie delle sue tele.
(Antonio Ligabue – autoritratto)
Davanti ai quadri di Ligabue mi sono soffermata a lungo, incantata dalla sua anima semplice e bizzarra, dal segno forte e sicuro dei suoi autoritratti e del suo bestiario sgargiante e battagliero.
(Antonio Ligabue – la pantera)
Mi suscita tenerezza la smodata passione per le rosse motociclette sapendo che per poterle comprare le barattava con un prezioso quadro, così come barattava un suo disegno per un timido bacio.
Di lui il personale medico e infermieristico, nel manifesto mortuario, tra le altre frasi dell’epitaffio fece scrivere:-…” la bellezza delle sue opere parlerà anche alle generazioni future, di uno spirito che soffrì ed amò con l’eccezionale forza dei sentimenti.”
Nell’ottava sezione vengono mostrati alcuni casi italiani. Mi ha colpito Carlo Zinelli, che non conoscevo, per la spontaneità e l’autenticità delle sue opere.
(Carlo Zinelli – Ballerine nere su nave)
La nona è praticamente un viaggio in toscana dove, soprattutto a San Salvi e a Castelpulci furono ospitati varie anime artisticamente inquiete
Una sezione a parte è la decima: vengono presi in considerazione artisti del XX° secolo, il surrealismo di Max Ernst e Victor Brauner.
(Victor Brauner – Le ver luisant)
Naturalmente tanto di più si trova in questo bell’itinerario, ma queste sono le cose che mi hanno più colpito e che hanno catturato il mio interesse…..
Per guardare tutta la mostra bisognerebbe fare un settore per volta…..
Avendo solo una giornata a disposizione ho preferito lasciarmi portare dal mio gusto per evitare di fare una “indigestione” che non mi avrebbe lasciato niente dentro…
Sono uscita dalla Mostra contenta, contenta di quello che avevo visto, dello splendido sole di Siena, della meraviglia del Duomo, incantata dalla conchiglia di piazza del Campo…. e dalle gustose frittelle che venivano offerte a tutti…..
Però devo confessare che, andando avanti nel percorso, mi sono sentita sempre più nella mente e nel cuore tutta la sofferenza di quanti hanno attraversato con la loro vita le barbare torture fisiche prima e successivamente morali che la “diversità” ha sempre causato e causa tutt’ora …..
(Hieronimus Bosh – Il concerto nell’uovo)