2 agosto

 

2 agosto – la strage di Bologna 

la giornata di tutte le stragi

 

La mattina del 2 agosto 1980 un ignoto terrorista depositò una valigia piena di esplosivo in un angolo della sala di aspetto della stazione di Bologna.

La stazione era molto affollata: si era nel periodo delle vacanze ed era il primo sabato di agosto.

L’esplosione avvenne alle 10.25; su quell’ora si fermarono le lancette dell’orologio esterno della stazione la cui immagine, replicata infinite volte dai mezzi di informazione, divenne quasi un simbolo di quel terribile evento.

 

 

Il numero dei morti fu altissimo: di gran lunga il più alto che si fosse mai avuto per un attentato terroristico in Europa.

Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti.

 

 

La violenza colpì alla cieca cancellando a casaccio vite, sogni, speranze.

Per poche ore era circolata l’ipotesi che la strage fosse stata provocata dall’esplosione di una caldaia ma, quando il presidente della Repubblica Sandro Pertini  arrivò a Bologna, era già stato trovato il cratere provocato da una bomba.


Incontrando i giornalisti Pertini non nascose lo sgomento: "Signori, non ho parole" disse,"siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia".

 

E’ importante ricordare perché la memoria diffusa è forse l’unico antidoto contro la possibilità che certi eventi possano ripetersi. 

 

 

UN AMICO

UN AMICO

 Tiziano Terzani è entrato di prepotenza nella mia vita tre anni e due giorni fa, con un libro straordinario “Lettere contro la guerra”, con questa ipotesi davvero particolare, in questi tempi di ammazzamenti e di sangue: e se all’odio provassimo a contrapporre la non-violenza? Se alla forza opponessimo il rispetto? Se alla rabbia e all’orgoglio proponessimo semplicemente la pace?

Con queste parole mi ha conquistato e gli altri libri – tanti – che ho letto, non hanno fatto altro che rafforzare questa conquista.

Terzani era nato a Firenze nel quartiere di Monticelli il 14 settembre 1938 (quasi un mio coetaneo).

Da giornalista di guerra, all’inizio della sua carriera, ha avuto il coraggio di guardare con occhio lucido e coraggioso le realtà del mondo, fino a diventare uno dei massimi scrittori italiani di viaggi (ma non solo) del XX secolo, appassionato cronista del proprio tempo, entusiasta ricercatore della verità degli avvenimenti, dei suoi protagonisti e degli uomini suoi compagni di viaggio, fisico e spirituale: una mente lucida, progressista e non violenta.

Due incontri particolari hanno cambiato la sua vita: quello con Angla Staude, la sua dolcissima moglie, compagna di tutta una vita e quella con l’Asia, il continente che ha visto la sua maturazione e che lo ha accolto quando, colpito da un tumore all’intestino, iniziò  il viaggio più difficile, alla ricerca di una pace interiore, che lo portò ad accettare serenamente la morte, quello da lui descritto come “Un altro giro di giostra”.

L’ultimo tratto del suo cammino lo riportò all’Orsigna, nella sua casa tra le colline pistoiesi, dove morì il 28 agosto 2004.

Mi basta aprire a caso i suoi libri e cercare fra le tante frasi sottolineate perché preferisco ricordarlo attraverso le sue parole…..

 

“Io che dico, invece di «guerra», «pace», sono un dissidente?… Sono una voce, apparentemente di minoranza, una voce fuori dal coro dell’odio, della rabbia meschina, dell’orgoglio mal riposto. Non mi sento un dissidente”

 

“La libertà ognuno se la deve conquistare per conto suo. È come scalare le montagne: se si vuol godere di arrivare in cima, non si può mandare un altro, non è che qualcuno ci può portare in cima con un elicottero… Se le donne afghane trovano che il burqa sia qualcosa che offende la loro dignità, non ci devono essere i paracadutisti americani che glielo vanno a togliere.”

 

“Credo che le religioni siano una cosa importante nella civiltà dell’uomo, perché sono come gli ascensori che portano all’ultimo piano del palazzo della vita.”

 

“Allora dico: se le vere ragioni della guerra non sono fuori, ma dentro di noi, cominciamo a fare la rivoluzione dentro di noi, forse è quella meno violenta, che non fa massacri e forse, alla lunga, crea quelle condizioni in cui tutti ci troveremo meglio. Prendiamo coscienza di chi siamo e incominciamo a riflettere: non siamo solo corpi, non siamo solo materia. Dobbiamo ricominciare, chi sa, a pregare, chi non sa, a fare altro. L’unica rivoluzione oggi veramente possibile è quella dentro di noi, ma ci vorrà tempo, molto tempo”.

 

“Visti dal punto di vista del futuro, questi sono ancora i giorni in cui è possibile fare qualcosa. Facciamolo. A volte ognuno per conto suo, a volte tutti insieme. Questa è una buona occasione”.

 

GRAZIE TIZIANO

 

 

 

 

 

il bagno

 

..e anche questa è fatta!

 

Dopo una settimana di chiasso, polvere, disagio (e quanto!!!!),

 

 

 finalmente i lavori sono finiti….. basta con i muratori, l’idraulico l’imbianchino, l’elettricista ha solo da attaccare una luce…..

Devo dire però che ho trovato persone splendide, corrette, gentili, grandi lavoratori, che hanno fatto di tutto per terminare il più velocemente possibile e nel modo migliore…

E sono veramente contenta di dire che, tranne l’idraulico, erano tutti albanesi…..

Con i 39°-40° e un bagno piccolo, e con gli impianti di almeno 50 anni – dai tubi ai fili della corrente – il loro lavoro è stato davvero faticoso. L’acqua fresca è andata via a fiumi….

Ho sempre “imposto” una “pausa caffè” e devo dire che nei pochi minuti nei quali abbiamo scambiato qualche parola mi sono stupita del modo intelligente e pratico con il quale mi dicevano che l’Italia avrebbe dovuto comportarsi con molta fermezza nei confronti di quella parte di loro che è tristemente nota, per permettere a quanti lavorano seriamente di non essere guardati male….

Comunque il più è fatto….. manca un mobiletto, lo specchio e qualche piccolo particolare che ridarà quelle comodità che l’uso aveva creato…..

Ultima cosa…….. il ritorno dei quadri alle pareti, quelli che faranno di un bel bagno il “mio bagno”!

 

 

 

 

Alceo

 

Alceo

 

 

Gonfiati di vino: già l’astro
che segna l’estate dal giro
celeste ritorna,
tutto è arso di sete,
e l’aria fumiga per la calura.

 

Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra.

 

Solo il cardo è in fiore:
le femmine hanno avido il sesso,
i maschi poco vigore, ora che Sirio
il capo dissecca e le ginocchia.

 

 

(traduzione di Salvatore Quasimodo)

 

 

Eroi

EROI

 

La vicinanza delle date mi fa unire insieme due grandi figure – due eroi che hanno speso la loro vita per la libertà, per la verità: hanno lavorato in campi diversi ma con la stessa passione e spirito di sacrificio.

 

 

 

91 anni per Rolihlahla Dalibhunga, vero nome di Nelson Mandela, che è nato a Qunu, il 18 luglio 1918,  primo Presidente del Sudafrica dopo la fine dell’apartheid, e Premio Nobel per la Pace nel 1993.

Giovane studente di legge, Mandela fu coinvolto nell’opposizione al minoritario regime sudafricano, che negava i diritti politici, sociali, civili alla maggioranza nera sudafricana.

Fu fautore della causa anti-apartheid e con il collega avvocato Tambo creò lo studio legale Mandela e Tambo, fornendo assistenza gratuita o a basso costo a molti neri che sarebbero rimasti altrimenti senza rappresentanza legale.

Nell’agosto 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana, in seguito a informazioni fornite dalla CIA, e fu imprigionato per 5 anni con l’accusa di viaggi illegali all’estero e incitamento allo sciopero.

In seguito, insieme ad altri fu accusato di sabotaggio e altri crimini equivalenti al tradimento,

furono ritenuti colpevoli e condannati all’ergastolo,

Le crescenti proteste dell’ANC e di altri gruppi anti-apartheid e le pressioni della comunità internazionale portarono al suo rilascio l’11 febbraio del 1990,

Dopo aver abbandonato la carica di Presidente nel 1999, Mandela ha proseguito il suo impegno e la sua azione di sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili ed umani.

 

 

 

 

 

 

 

Il ricordo del suo assassinio per Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940Palermo, 19 luglio 1992), magistrato, vittima della mafia.

Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per superare il concorso in magistratura. Ci riesce nel 1963.

Fare il magistrato a Palermo ha un senso profondo, non è una professione qualunque. L’amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia.

 

Nel 1975 Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo e a luglio entra all’Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia e da questo momento comincia il suo impegno senza sosta per sconfiggere l’organizzazione mafiosa.

Si crea un pool antimafia che comprende quattro magistrati. Falcone, Borsellino e Barrile, sotto la guida di Rocco Chinnici.

Il 29 luglio 1983 viene ucciso Rocco Chinnici nell’esplosione di un’autobomba e pochi giorni dopo arriva da Firenze Antonino Caponnetto. La collaborazione tra i quattro diventa sempre più efficace e si vedono i primi risultati.

Il 19 dicembre 1986 Borsellino viene nominato Procuratore della Repubblica di Marsala. Nel 1987 Caponnetto lascia il pool per motivi di salute e tutti (Borsellino compreso) si aspettano la nomina di Falcone, ma il Consiglio Superiore della Magistratura  non la vede nella stessa maniera e nasce la paura di vedere il pool sciolto.

Con Falcone a Roma, Borsellino chiede il trasferimento alla Procura di Palermo e l’11 dicembre 1991 Paolo Borsellino, insieme al sostituto Antonio Ingroia, torna operativo alla Procura di Palermo, come Procuratore aggiunto.

Nel Maggio 1992 finalmente Falcone raggiunge i numeri necessari per vincere l’elezione a superprocuratore. Borsellino e Falcone esultano, ma il giorno dopo Falcone viene ucciso insieme alla moglie, a Capaci; la mafia sa che in quel posto il giudice Falcone era troppo pericoloso.

Paolo Borsellino capisce che non gli resterà troppo tempo. Lo dice chiaro: “Devo fare in fretta, perché adesso tocca a me”.

Continua a lottare per poter avere la delega per ascoltare il pentito Mutolo. Insiste e alla fine il 19 luglio 1992 alle 7 di mattina Giammanco gli comunica telefonicamente che finalmente avrà quella delega e potrà ascoltare Mutolo.

Lo stesso giorno Borsellino va nella casa del mare, a Villagrazia, con la scorta. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la mamma dal medico. Con l’esplosione dell’autobomba sotto la casa, in via D’Amelio, muore con tutta la scorta. E’ il 19 luglio del 1992. 

 

 

 

 

 

 

Da una parte la lotta coraggiosa contro tutte le discriminazioni razziali.  

Dall’altra il sogno di liberare la Sicilia – e quindi l’Italia – dalla mafia perché potesse essere ricordata solo per l’onestà della sua gente….

Il coraggio e la coscienza…….

Ci saranno altri uomini così?

 

 

 

 

 

 

Candele

 

Le candele

di

Costantinos Kavafis

 

Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese,
dorate, calde e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.

 

 

AI MIEI AMICI

 

AI MIEI AMICI

 

Per caso stasera sono andata a vedere il mio guestbook e mi sono stupita perché ho trovato tante splendide immagini, tanti bei pensieri, tanti vostri passaggi che non avevo visto perché non mi era arrivata nessuna notifica….

 

Mi dispiace tanto, me ne scuso con voi, ma non è stata colpa mia!!!!

 

Un abbraccio grande grande a tutti!

 

 

 

La Divina Commedia

 

LA DIVINA COMMEDIA

Firenze 4 luglio

 

“Nel mezzo del cammin di nostra vita…..”  con queste parole entra in scena Dante, sul sagrato della bellissima chiesa di Santa Croce a Firenze, con una “selva selvaggia”intricata e buia, proiettata sulla facciata che fa da schermo (e che schermo!) e canta tutta la sua angoscia e il suo dolore di uomo che ha perso se stesso, e il suo desiderio di andare oltre l’oscurità che lo circonda per poter ritrovar la libertà e l’amore.

 

(Dante e Beatrice)

 

Da uno spiraglio di luce egli intravede l’amata Beatrice e ode la sua voce che, cantando quell’ “Amore che muove il sole e le altre stelle” gli infonde coraggio. In suo aiuto giunge anche Virgilio, l’ammirato poeta latino, inviato dal Cielo e dalla stessa Beatrice a proporgli un viaggio assolutamente unico.

 

 

(Dante e Virgilio)

 

Un susseguirsi di incontri e personaggi straordinari che tocca il cuore ed incanta, emozionando con le musiche e i balli e stupendo con le sue suggestive proiezioni che, nella versione “all’aperto” come questa di Firenze, integrano la scena che è assolutamente essenziale.

Il primo atto è tutto incentrato sull’Inferno, dove Dante incontra Caronte, Francesca e Paolo, il conte Ugolino, Ulisse…..mentre il secondo riunisce Purgatorio e Paradiso.  

 

(Caronte e i dannati)

 

Qui Dante conclude insieme all’amata Beatrice il viaggio.

 

 

 

Entrando finalmente in Paradiso, Dante in duetto con Beatrice canta la bellezza dell’Amore. Nei Cieli, anche Piccarda, san Tommaso e san Bernardo si uniscono a loro fino a che, nel “Vergine Madre”, Bernardo invita Dante a guardare negli occhi di Maria per avere la visione dell’Amore assoluto.

 

 

La gioia di Dante esplode nel concertato finale, dove ogni personaggio canta l’ “Amor che muove il sole e l’altre stelle”. 

Seguendo le regole proprie di quella  particolare forma di spettacolo che è il musical, lo spettacolo è un omaggio alla poesia per eccellenza, a quel poema che è fonte inesauribile di storie, messaggi, insegnamenti.

La Divina Commedia è l’opera dell’uomo alla ricerca dell’Amore, del senso della sua vita  e gli autori sono riusciti a rivisitare il viaggio di Dante, dall’Inferno al Paradiso  unendo elementi tradizionali e moderni attraverso la musica, la letteratura, la danza, l’arte figurativa e cinematografica, in quella speciale magia del teatro che rende possibile anche l’impossibile.

La musica composta per l’opera è stata suggerita a Frisina dai versi stessi di Dante che hanno in sé una grande musicalità. Sono generi musicali diversi che esprimono la diversità delle emozioni e dei sentimenti umani: passione, dolore, disperazione, gioia, ma soprattutto l’Amore, che è il vero protagonista della Commedia e della nostra vita.

 

 

Una splendida serata, nonostante una pioggerellina che verso la fine ha voluto “benedirci”…fortunatamente così leggera da non riuscire neppure a bagnare il selciato…..

Applausi a non finire, sia a scena aperta che alla fine, a  dimostrare il gradimento del pubblico…..