L’INFINITO
di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Testo tratto dalla "Letteratura italiana: testi e critica con lineamenti di storia letteraria", vol. 3, di Mario Pazzaglia. Ed. Zanichelli
Prima edizione, marzo 1979.
Questa è la versione che ho studiato a scuola, ma nel testo originale era un po’ diversa….
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e ‘l suon di lei. Così tra questa
Infinità s’annega il pensier mio:
E ‘l naufragar m’è dolce in questo mare
Testo tratto dal secondo manoscritto autografo
(Visso, Archivio Comunale)
E’ una poesia splendida, uno dei punti più alti mai raggiunti dalla letteratura… sono stato a Recanati e ho visto la siepe… ma è costruita ad arte, e mi ha dato un senso malinconico di artefatto… credo di averlo anche scritto sul blog!Un bacione!
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è una delle poesie che amo di più grazie fausta buona giornata
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la so a memoria…tanto mi piaceva ed ancor mi piace!!
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