uSTICA

USTICA

 

 

Roma 27 GIUGNO 1980
Torre di controllo di Ciampino.

Ore 20.59’45’’

Sul punto di coordinate 39.43’N e 12.55’E il DC9 della società Itavia – volo Bologna–Palermo con 88 persone a bordo scompare dallo schermo radar.

Il controllore cerca di ristabilire il contatto col velivolo.

Lo chiama disperatamente una, due, tre volte.

A rispondergli solo un silenzio di morte.

Scatta l’allarme ma i soccorsi arriveranno nel punto dell’inabissamento solo la mattina dopo.

Ancora oggi una domanda: chi ha abbattuto il DC9?

 

 

 Non c’è bisogno di altre parole………

 

Lettera alla madre

 

LETTERA ALLA MADRE

 

Questa dolcissima lettera fu scritta da Quasimodo quando oramai viveva in Lombardia.

La madre era in Sicilia, sola, lontana, ammalata……. La lettera diventa un modo per consolarla della sua assenza, ma è anche il bisogno del poeta di aprire il suo cuore alla madre che – come tutte le madri – capisce profondamente il cuore del figlio……

La lettera, in forma di poesia, fa parte della raccolta “La vita è un sogno”

 

 

 

 

 «Mater dolcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d’amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo.» – Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. –
«Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance,
alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d’eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
questo voglio, dell’ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m’ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l’orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.»