PRECOCE INVERNO

Fra il tonfo dei marroni
e il gemito del torrente
che uniscono i loro suoni
èsita il cuore.


Precoce inverno che borea
abbrividisce. M’affaccio
sul ciglio che scioglie l’albore
del giorno nel ghiaccio.
Marmi, rameggi
E ad uno scrollo giù
foglie a èlice, a freccia,
nel fossato.
Passa l’ultima greggia,
nella nebbia
del suo fiato.

(Eugenio Montale)

Giornata mondiale dei diritti dei bambini

I diritti dei bambini sono stati enunciati…..ma quanti vengono negati, quanti calpestati!

Sfruttamento e miseria, bambini soldato, bambini che lavorano nelle miniere, bambini costretti a vivere nelle fogne delle città per sopravvivere…….

Sono state fatte tante chiacchiere, scritte tante belle parole ma

è ora di passare ai fatti!

Il mio abbraccio a tutti i bambini del mondo

In viaggio con Aurora

Un nonno e la nipote.

Mi sembra una cucina perché c’è un tavolo di legno, con su una caraffa e due bicchieri, e quattro sedie impagliate.

E’ sera perché la luce è accesa e chiude i due in un alone. Unica “suppellettile” è una chitarra..E il nonno racconta la sua vita.

E poiché il nonno si chiama Erri De Luca, la sua narrazione è fatta di ‘storie’.

La storia inizia da Napoli che è la città dove è nato e che ha lasciato e di cui  parla con tenerezza,  dice “vengo da quei luoghi e da quella lingua che è la mia lingua madre». Parla di emigranti, di Lotta continua, di prigione, di quando guidava i camion che portavano aiuti in Bosnia. Parla di ebrei e di come ha imparato l’yiddish “per andare contro la storia che non ha potuto annientare un popolo, ma lo ha fatto con la sua lingua”.

Storie che passano attraverso i suoi libri e il teatro, dentro i versi di una poesia, dentro la musica di una canzone e la musica entra sul palcoscenico con lo struggente suono di un violino che a volte accompagna la chitarra, a volte segna il passaggio tra una storia e l’altra. Nella narrazione le storie sembrano prendere vita, cariche di emozioni e di umanità. Erri non recita, “narra” col suo linguaggio scarno e pieno di pudore ma anche schietto: non nasconde il suo pensiero ma nel suo raccontare non c’è né risentimento né critica feroce.

Erri racconta, qualche volta è Aurora che legge, insieme le voci si ritrovano nelle canzoni.

 Uno spettacolo che lascia il segno, che non si può mettere subito da parte per dedicarsi ad altre cose….richiede riflessione e silenzio…..

Avrei voluto che ricominciasse da capo per riascoltare quei racconti che non sono sui libri…la meravigliosa poesia di Izet Saraijlic, che Erri ha musicato

Degli altri ne ho trovato solo uno sul web, uno dei più belli..…ascoltando mi sembrava di essere lì a partecipare alla scena.

La voglio conservare qui. Scusatemi se allungo tanto il post,  ma provate a leggere……


Il prigioniero Ante di Erri De Luca

Per Ante era una finestrella, sbarrata da una tavola di legno, l’unica presa d’aria della cella.

L’uomo si abitua all’ombra.

A mezzogiorno, in piedi sulla branda, si allunga la fessura della luce: meno di un rigo, un verso, breve, passa sulle palpebre degli occhi.

C’è un nodo nel legno, e lui tocca con l’unghia e con il tempo, con la punta dell’unghia e del tempo: all’uomo serve un gioco, nella cella.

Un giorno il nodo cede; pregato dall’unghia, l’amica del tempo, che ricresce ogni giorno, il nodo cede. Si toglie come un tappo di bottiglia, e nel suo collo passa uno zampillo di luce, dritta, liscia, s’allarga a terra. Allaga il pavimento.

Il prigioniero Ante si mette scalzo, ci si bagna i piedi. E’ un anno che non esce di cella: niente cortile, aria. Un anno che la porta è uguale al muro, che la porta non porta da nessuna parte. Un anno.

Strizza gli occhi. Il sole dentro il buco è un’arancia, tonda, nella mano.

I piedi si strofinano fra loro: sono due bambini, la prima volta al mare. I piedi di Ante Zemljar.

Ante Zemljar, comandante di molti partigiani, congedato col merito della vittoria in guerra, e adesso chiuso dagli stessi compagni suoi: nemico della patria.

Nemico.

Lui, che l’ha agguantata al collo, l’ha scrollata dagli eserciti invasori fiume per fiume, dalla Neretva alla Drina, coi calci della fame, senza nemmeno portar via una cipolla a un contadino, perché così è la guerra partigiana.

Nemico. Lui.

L’hanno tolto da casa. Da Sonia, di due anni, che sa gridare già “Lasciate il mio papà!”

Adesso, sì, voi siete i suoi nemici.

Ante sa le percosse.

Sa che un pugno da destra lascia sangue sul muro di sinistra e viceversa, un pugno dritto in faccia lascia sangue a terra. Ma c’è la novità: qui le botte riescono a lasciare il sangue sul soffitto. C’è da imparare sempre circa le vie del sangue, e dei colpi ingegnosi dei gendarmi.

Ante conserva il nodo. Lo rimette nel legno. La guardia non saprà. Il sole non è spia, s’infila svelto e poi non lascia impronta. Pure se perquisisce, la guardia non può dire “Qui c’è stato il sole, sento il suo odore!” Il sole non è un topo. Pure se ne finisce molto in una cella, nessuno si accorge che fuori manca un raggio, che la conduttura del sole ha un buco, che perde luce da un nodo di legno.

Ancora un po’ di mesi, poi glielo daranno il sole, tutto in una volta, sulla schiena, peggio dei colpi di bastonatura. Sopra l’isola nuda, a spaccar pietre, Ante.

Il prigioniero Ante.

Ha conservato il nodo. Qualche volta, lontano dalla guardia, lo punta contro il sole, e si procura un’ombra sempre all’isola nuda, a spaccar pietre bianche e poi gettarle in mare. Adriatico. Perché la pena è pura, non ha valore pratico. E il mare non si riempirà.

[Il poeta comandante Ante Zemljar muore la notte di domenica del 1° agosto 2004 nella sua casa, all’età di 82 anni, dopo aver vissuto in patria come un esule, per 35 anni sotto lo sguardo vigile della polizia titina, e per 5 interminabili anni nel feroce lager jugoslavo di Goli Otok, l'”isola calva”.]

TELL ME WHY

Mi hanno fatto ascoltare questa canzone: la prima cosa che mi ha colpito è stata la straordinaria voce di questo bambino….non si può non rimanere incantati!

Poi sono state le parole:  sono andata a cercare il testo e l’ho tradotto perchè è veramente bello.

L’ho voluta condividere perchè vale la pena di ascoltarla:

TELL ME WHY

 (canta Declan Galbraith)

Nel mio sogno, i bambini cantano
una canzone d’amore per ogni ragazzo e ragazza
Il cielo è blu e i campi sono verdi
e il riso è il linguaggio del mondo
Poi mi sveglio e tutto quello che vedo,
è un mondo pieno di persone bisognose

Coro:

Dimmi perché deve essere così?

Dimmi, c’è qualcosa che ho perso?

Dimmi, c’è qualcosa che  io non capisco:

quando le persone hanno tanti bisogni

noi non diamo una mano per aiutare….

Dimmi perché

Ogni giorno mi chiedo,
cosa devo fare per essere un uomo?
Devo stare in piedi e combattere
dimostrare a tutti chi sono io?
A questo serve la mia vita?

Per buttarla via in un mondo pieno di guerre?

Coro:

Dimmi perché deve essere così?

Dimmi, c’è qualcosa che ho perso?

Dimmi, c’è qualcosa che  io non capisco:

quando le persone hanno tanti bisogni

noi non diamo la mano per aiutare….

Dimmi perché

Dimmi, dimmi perché la tigre corre?

Dimmi perché noi spariamo?

Dimmi perché non impariamo mai?

Perché lasciamo bruciare le foreste?

Dimmi perché diciamo che ci prenderemo cura

E poi stiamo fermi con le mani in mano?

Dimmi perché i delfini piangono?

Qualcuno ci può dire perché l’oceano muore?

Dimmi perché siamo sempre gli stessi

Perché non ci sfiora la vergogna?

Perché tutto questo non ha fine?

Qualcuno può dirci perché non possiamo essere semplicemente amici?

……………….

 Declan è nato il 19 dicembre 1991, questa canzone è stata registrata nel 2002….. la sua voce non ha perso nulla della sua grazia!

L’estate di San Martino

Cercando notizie su San Martino mi sono imbattuta in questo complesso che ha proprio il suo nome “L’estate di San Martino”…

Mi è piaciuta la loro musica perciò ho deciso di festeggiare questa giornata con un loro pezzo, dedicato al sole…

Per restare fedele alla leggenda, dopo i temporali di questi ultimi giorni, oggi c’è un sole splendido e la carezza di un’aria tiepida …

PAURA

Un amico mi ha raccontato questa mattina un piccolo fatto che gli è successo l’estate scorsa mentre era nella casa di campagna con la sua famiglia. E’ la casa dei suoi genitori, una vecchia casa di pietra, con il tetto spiovente dove in primavera le rondini tornano ad abitare i loro nidi, dove il silenzio regna sovrano, pieno di sussurri, pigolii, ronzii, stormire di foglie. Un gran prato davanti e alberi, tanti alberi e fiori intorno…..

Una mattina, mentre il mio amico stava lavorando in giardino, questo meraviglioso silenzio viene rotto dalle urla terrorizzate della sua bimba più piccola….4 anni di vivacità.

Un tuffo al cuore! Il babbo vola in casa chiamando la bimba e la trova nella cucina, che urla “là, là, là!!!!”. Guarda e in terra vede un minuscolo pipistrello che sbatte le ali, forse più impaurito della bimba!

Lo prende delicatamente fra le mani: “guarda Martina, perché urli così? Guarda come è piccolo rispetto a te, come può farti del male?” e piano piano gli carezza la testina. Martina è perplessa, ha ancora i lacrimoni agli occhi ma guarda incuriosita questo animaletto……sembra un topino con le grandi ali e a lei i topini di campagna piacciono…

Allunga la manina e tocca la testina del pipistrello…. Poi comincia a carezzarlo. La paura è passata….Gli sorride, poi dice al babbo “posso tenerlo in mano?”. Lo prende con un gesto delicato – come ha visto fare dal babbo. “Povero piccolino, hai ragione babbo, non fa proprio paura!”

“Ora dobbiamo lasciarlo andare perché è giusto che ritrovi la sua casa e i suoi genitori”.

Vanno alla finestra e la piccola apre le mani “Torna pure a trovarmi quando vuoi, capito?”

Ero al telefono, altrimenti avrei abbracciato questo babbo meraviglioso!

tutto bene

Grazie al cielo è andato tutto bene!

Mio genero è stato operato in laparatoscopia: si tratta di Morbo di Crohn – che è una malattia cronica ma curabile – ma hanno escluso qualsiasi più piccolo sospetto di tumore, ed, avendo una moglie e due bambini piccoli, è un gran pensiero levato.

Mi dispiace aver fatto del blog un bollettino medico ma vi ho sentiti tutti così vicini che mi sembrava il minimo darvi questa notizia.

Resterò qui ancora qualche giorno, finchè Antonio non torna a casa……ma insomma anche questa passerà nei

“racconti di famiglia”!!!!

Un abbraccio a tutti!

non so quando torno

Sono dovuta andare a Livorno a casa di mia figlia per problemi di salute di mio genero.

Non so quanto dovrò restare ed è molto difficile per me collegarmi da qui.

Spero di poter tornare presto e con buone notizie……..