Il 10 dicembre 1975 Eugenio Montale fu insignito del Premio Nobel per la letteratura.
Era nato a Genova il 12 0ttobre 1896. Studiò ragioneria, ma i suoi interessi erano diretti alla letteratura, e per il fatto di essere autodidatta, la sua formazione è stata libera e personale.
Nel 1927 Montale è a Firenze come redattore presso l’editore Bemporad. Lo spirito libero e aperto della cultura fiorentina aveva dato inizio alla poesia italiana moderna. Qui egli è chiamato a dirigere il Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux e collabora alla rivista Solaria ed altre ma non trova né certezza economica né legami sentimentali, così si trasferisce a Milano: ha già pubblicato Ossi di seppia, ora pubblica Occasioni, che vengono considerate entrambe la più alta espressione poetica del Novecento.
Il poeta, ironico e mai amaro anche se disincantato, disse di sé: “pensai presto, e ancora penso, che l’arte sia la forma di vita di chi veramente non vive: un compenso o un surrogato”
Mentre era a Firenze Montale fu un assiduo frequentatore del caffè Le Giubbe Rosse che allora, come ora in misura minore, era un importante ritrovo letterario.
Ogni volta che passo per il centro mi fermo per un caffè…..entro e mi trovo immediatamente a respirare un’aria diversa: le foto alle pareti, le testimonianze di “grandi” che si sono fermati per mangiare o anche solo per incontrare amici o conoscere e farsi conoscere. Può capitare ancora di trovare persone che – sedute ad un tavolino – discutono di poesia o letteratura.
Sembra più buono il caffé….
“Meriggiare pallido e assorto”
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Ho sempre apprezzato Montale e le sue poesie.
Guardando le immagini del caffè “Le giubbe rosse”si notano due periodi, due epoche lontane fra loro. Mi è venuto spontaneo pensare al “Caffè Greco” di Roma, un tempo luogo di ritrovo di artisti e poeti.
Ciao Fausta, buona domenica.
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Quante belle pagine ci ha regalato Montale. Oltre a quelli che hai postato, i miei versi preferiti sono anche I Limoni e Il male di vivere.
Un abbraccio da Plinio che dormicchia accanto a me, ed insieme aspettiamo la figlia andata ad una festa … buona domenica 🙂
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Che piacere leggerti!
Questa è una delle mie poesie preferite.
Il solo suono delle ultime righe mi trasporta in un soffio ai tempi della scuola.
A quando, il ripetere i versi, era una prova ad ostacoli.
Oggi un puro piacere.
Vorrei venire anch’io un giorno a bere un caffè con te alle Giubbe Rosse!
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bella bella davvero!!
ciao Fausta lieta che ti va di giocare con noi, anche se non so questa edizione come andrà perchè sembra che i cambiamenti ci abbiano di parecchio decimati… che vuoi farci…gente che viene e ammazzasette che vanno.
Per diventare un ammazzasette ufficiale spedisci un racconto strampalato di tuo pugno alla mail della tua nuova segretaria, (ovvero io).
xtrexchiarax@hotmail.it
e poi ci divertiamo un pò dai 🙂 🙂 🙂
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una musica questa poesia che sà di entroterra ligure chissà perchè abbino sempre De Andrè stà a Montale come la sua musica stà nella sua poesia forse è solo l’aria della liguria che li accomuna un’aria musicale e poetica ciao fausta
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ciao
passo per un saluto e ti auguro una buona settimana.
bacetti
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Nice post thaanks for sharing
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