Una spina nel cuore

Da un po’ di giorni ho questo pensiero che mi si è piantato nella mente….

Dovevo nascere a Bengasi.

Solo la gravidanza di mamma e il fatto che allora alle donne incinte non era permesso di salire su un aereo ha fatto sì che la mia famiglia restasse in Italia.

A Roma, benchè piccola, ho vissuto la guerra.

Chissà come sarebbe stata la mia vita. Chissà se saremmo tornati in Italia.

Forse è anche per questo che la sacrosanta ansia di libertà del popolo e la sopraffazione di chi non intende rinunciare al potere  mi colpiscono come spine nel cuore.

Le petit chat

Omaggio al mio gatto e a tutti i gatti del mondo il giorno della loro festa….anche se con loro è festa tutti i giorni!!! 

E’ un gattino nero, sfrontato, oltre ogni dire,
Lo lascio spesso giocare sul mio tavolo.
A volte vi si siede senza far rumore,
Quasi un vivente fermacarte.
Gli occhi gialli e blu sono due agate.
A volte li socchiude, tirando su col naso,
Si rovescia, si prende il muso tra le zampe,
pare una tigre distesa su di un fianco.

Ma eccolo ora – smessa l’indolenza –
Inarcarsi – somiglia proprio ad un manicotto;
E allora, per incuriosirlo, gli faccio oscillare davanti,
Appeso ad una cordicella, un mio turacciolo.
Fugge al galoppo, tutto spaventato,
Poi ritorna, fissa il turacciolo, tiene un po’
Sospesa in aria – ripiegata – la zampetta,
poi abbatte il turacciolo, l’afferra; lo morde.
Allora, senza ch’egli la veda, tiro la cordicella,
ed il turacciolo si allontana, e il gatto lo segue,
descrivendo dei cerchi con la zampa,
poi salta di lato, ritorna, fugge di nuovo.
Ma appena gli dico “Devo lavorare,
vieni, siediti qua, da bravo!” si siede..
E mentre scribacchio sento
che si lecca col suo lieve struscio molle.

(Edmond Rostand)

I ragazzi che si amano

 I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
(Jacques Prevert)
 

13 marzo 2011 – dalle piazze d’Italia

Nel 1982 Primo Levi vinse sia il Premio Campiello che il Premio Viareggio con quello che è considerato il suo primo vero romanzo: “Se non ora, quando?”

Questa frase è stata ripresa oggi da donne e uomini in tutte le piazze italiane per difendere il valore e la dignità della donna, per dire che c’è un’Italia migliore, per dire ad alta voce: ADESSO BASTA!

Prendo qui a prestito le parole di Giuseppe Cederna:

Nella testa ho due voci. Due musiche.

Due biglietti nel portafoglio.

«Mi vergogno», «A testa alta».

Li leggo quasi sempre di seguito.

Li leggo ogni giorno.

O sono loro che leggono me?

 

“Mi vergogno”

Mi vergogno di non riuscire a leggere

i giornali Mi vergogno di non

riuscire a guardare la televisione Mi

vergogno di non riuscire a parlare

di politica Mi vergogno del capo e

mi vergogno dei servi Mi vergogno

delle menzogne sulle facce

Mi vergogno delle menzogne nelle

voci

Mi vergogno quando li vedo

Mi vergogno quando li sento parlare

Mi vergogno di sentirli parlare

Mi vergogno di non riuscire a

pensare al mio paese senza vergogna

Mi vergogno di non riuscire a

chiamarlo “mio”

Mi vergogno di un paese senza testa

Mi vergogno di un paese senza

Mi vergogno di non capire cosa

succede

Mi vergogno di non capire cosa è

successo Mi vergogno di chiedermi

ogni mattina «è successo qualcosa?

»Mi vergogno di svegliarmi ogni

mattina sperando che sia successo

qualcosa. Mi vergogno a casa

Mi vergogno all’estero Mi vergogno di

Chi non si vergogna .Mi vergogno

di vergognarmi Mi vergogno di

non vergognarmi abbastanza

 

“A testa alta”

Testa alta, cuore fermo, naso

all’aria, / usare la testa, custodire il

cuore, respirare. / Leggere poesie,

leggere romanzi, leggere, stare in silenzio,

/ ascoltare Mozart, Bruce

Springsteen, Leonard Cohen, usare

la testa, custodire il cuore, respirare.

/ Tenere in cantina la rabbia, governare

la vergogna, mantenere viva

la speranza, uscire di casa, scendere

in strada, / fermarsi, guardarsi

interno, / cercare, cercare, cercare,

/ un altro sguardo, un’altra voce, /

un’altra vergogna, un’altra speranza.

/ Testa alta, cuore fermo, naso

all’aria, / usare la testa, preparare il

cuore, respirare. / Uscire di casa,

scendere in strada e ritrovarsi qui. /

Qui. Qui. Qui. E ancora qui.

ADESSO

 

Argentini a Firenze

Sono stata qualche giorno assente dal blog….. ho avuto ospiti: mio nipote prete in Argentina, con due ragazzi della sua comunità.

Ogni anno ne porta due o tre, ai quali fa fare un giro per conoscere qualcosa delle bellezze d’Italia.

Roma, dove si stabiliscono, Venezia, Pisa….Firenze che è una tappa obbligata, non solo per le bellezze….anche per salutare la zia!!!!

Così per qualche giorno stati qui con me.

Firenze si gira bene, anche avendo uno o due giorni a disposizione ed inoltre il tempo è stato ospitale, regalando un fantastico cielo azzurro e un sole caldo e brillante.

Ma c’è una cosa che mi rende queste giornate particolarmente belle, qualcosa che si ripete ogni anno, qualcosa che per me è oramai impossibile…….

Amo Firenze, oramai è la mia città ed è così bella che non mi stanco mai di vedere i suoi palazzi, le piazze, le chiese, le stradine tortuose ed affascinanti.

Ma non posso più vederla “per la prima volta”

Così mi perdo a guardare i loro occhi, i loro sorrisi, il correre da una parte all’altra per fotografare, l’entusiasmo, la voglia di sapere….

……. e la città diventa ancora più bella!