Domenica delle Palme

GIORNI CATTIVI

 Quando nell’ultima settimana

venne a Gerusalemme,

gli osanna gli risuonavano incontro,

dietro gli si affrettavano con rami.

,
Ma poi, giorni sempre più foschi e crudeli

da non raggiungere i cuori con l’amore

i sopraccigli corrugati a sprezzo,

ed ecco l’epilogo, la fine.

Con tutta la loro pesantezza di piombo

i cieli si coricarono sui cortili.

I farisei cercavano le prove

strisciandogli dinanzi come volpi.

E dalle cupe forze del tempio

fu dato in giudizio alla feccia,

e lo maledirono con quell’ardore

di quando prima lo esaltavano.

La folla, là d’intorno,

spiava dai portoni,

s’accalcava in attesa dell’esito

sospinta e risospinta.

E un bisbiglio si propagò lì vicino

e dicerie da molte parti.

E la fuga in Egitto e l’infanzia

già ricordavano come un sogno.

Ricordavano il pendio maestoso

del deserto e quel dirupo

da dove satana l’aveva tentato

con una potestà universale .

E il banchetto di nozze a Cana,

e la tavola attonita del miracolo,

e il mare su cui nella nebbia,

come su terra, era andato alla barca.

E l’affollarsi dei poveri nella capanna,

e la discesa con la candela nel sotterraneo

che a un tratto s’era spenta atterrita

quando il re suscitato si levò…

 

(PASTERNÀK BORIS LEONIDOVIC)

 

  1. Ti incollo qui come commento una riflessione che ho letto e condivido con te.Buona settimana santa Fausta. Un abbraccio. Lucetta

    Il mistero della passione di Cristo è ancora vivo in noi oggi, perché ognuno di noi ha la propria dose di sofferenza da portare con se.
    Alcuni di noi possono trovarsi in un periodo di profonda sofferenza, altri potrebbero essere al momento relativamente felici. Ma nessuno di noi vive una vita totalmente priva di sofferenza. E’ la natura stessa della vita, in diversa misura, ed è così in tempi ed epoche diversi. E’ il prezzo della felicità.
    Un buon modo per preparasi alla Settimana Santa potrebbe essere quello di entrare in contatto più sinceramente con la nostra sofferenza personale, passata o presente. Cosa causa (oppure ha causato) la nostra pena, il nostro dolore, la nostra perdita, la nostra solitudine, il nostro fallimento, la nostra frustrazione, il nostro tradimento?

    Tutte queste sono esperienze che fanno parte dell’esistenza e noi le vediamo tutte intensamente riflesse nella Passione e Morte di Gesù. La perdita della libertà e del posto nella società. La solitudine di coloro condannati o torturati ingiustamente. Il fallimento delle speranze e il sapore amaro del tradimento, oppure l’abbandono degli amici più cari.
    La passione è qualche cosa di molto profondo, un sentimento che assorbe tutto, anche se temporaneamente. Ma è anche misteriosamente necessaria, perché mentre la viviamo, si cambia….

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  2. Ciao Fausta!!!! Anche per me e’ la paaqua e’ “resurrezione” piu’ che ” tristezza e morte “.
    Ora, se per me “resurrezione della carne” ha un significato non chiaro (non so si sia la giusta interpretazione: “queste carni”, questa Terra” o, come dice anche San Paolo, “corpo spirituale” e vita eterna in una dimensione trascendente, oltre tempo e spazio eccetera…) da credente la Resurezione di Cristo segna il “passaggio” che e’ per tutti noi.
    (segue..da me, nel post).
    Grazie Fausta, e serena settimana santa. Ciao.

    Marghian

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  3. Mi è piaciuta molto questa poesia sull’argomento del tuo post e te la dedico nella settimana santa, con un bacio e tanti auguri:

    Venerdì Santo

    Nulla, credi, è più dolce per i nostri
    occhi di questo giorno senza sole,
    con i monti velati di viole
    perché la primavera non si mostri:::
    Venerdì Santo! E ieri sera tu
    ti rimendavi quest’abito, tutto
    grigio, un abito come a mezzo lutto
    per la morte del povero Gesù…
    Traevi dalla tua cassa di noce
    qualche grigio merletto secolare:
    così vestita, accoglierà l’altare
    la buona amante con le mani in croce…
    Prega per me, prega per te, pel nostro amore,
    per nostra cristiana tenerezza,
    per la casa malata di tristezza,
    e per il grigio Venerdì che muore:
    Venerdì Santo, entrato in agonia,
    non ha la sua campana che lo pianga…
    come un mendico, cui nulla rimanga,
    rassegnato si muore sulla via…
    Prega, e ricorda nella tua preghiera
    tutte le cose che ci lasceranno:
    anche il ramo d’olivo che l’altr’anno
    ci donò, per la Pasqua, Primavera.
    Quante volte l’olivo benedetto
    vide noi moribondi nel piacere,
    e vide le nostre due anime, in nere
    vesti, per noi pregare a capo al letto!
    E pregavamo, come se morisse
    qualcuno: un poco, sempre, morivamo:
    Ma sempre sull’aurora nuova, il ramo
    d’olivo i liei amanti benedisse!
    Ora col nuovo tu lo cambierai:
    anche devi pregare per gli specchi
    velati, per i libri, per i vecchi
    abiti che tu più non vestirai…
    E’ sera: un riso labile si perde
    sulle tue labbra, mentre t’inginocchi:
    io guardo, dietro la veletta, gli occhi…
    due perle nere in una rete verde.

    Fausto Maria Martini

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