Ritratto di donna

Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.

Dorme con lui come la prima venuta, l’unica al mondo.

Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l’avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serva questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.

Tiene nelle mani un passero con l’ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.

Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l’amor del cielo!

(Wislawa Szymborska)

 

Una serata magica

Una serata magica ieri 12 maggio al Teatro Verdi: “Gloria del violino” – i Solisti Veneti diretti dal Maestro Claudio Scimone – con la partecipazione di Uto Ughi e del suo magico Guarneri del Gesù, un violino preziosissimo…..

I  Solisti Veneti, diretti da Claudio Scimone, sono l’orchestra da camera più popolare in Italia e all’estero. In cinquant’anni di attività hanno esportato la musica veneziana e veneta in tutto il mondo con 5000 concerti in più di 80 Paesi e nei principali festival internazionali, a cui si aggiunge una vastissima produzione discografica di oltre 350 titoli.

Da sempre il nome de I Solisti Veneti è legato a quello di Claudio Scimone, fondatore dell’orchestra nel 1959, che alla bella età di 77 anni dirige ancora il gruppo con una bravura ed una simpatia incredibili….. alla fine del concerto il Maestro – come saluto – ha formato con le dita un cuore, indirizzandolo al pubblico!!!!

L’inizio del concerto è per loro, la Sinfonia di Boccherini  “La casa del diavolo”, 3 tempi di grande bravura.

 http://youtu.be/2PJTCyq04W8

Il secondo brano, variazioni da opere di Rossini, mostra la grande bravura di Lorenzo Guzzoni e del suo clarinetto. Al di là della difficoltà del brano e della bravura di Guzzoni, è la sua carica che affascina. Il clarinettista suona e accompagna la musica come se danzasse e duetta con il Maestro Scimoni incrociando con lui sguardi a volte anche divertiti…..e la gioia che dà loro la musica si trasmette anche al pubblico.

 Il terzo brano è di Antonino Pasculli: “simpatici ricordi della Traviata” per oboe e orchestra, con lo splendido Paolo Grazia. Brani di altissima bravura….mi mancava il respiro per lui!!!

http://youtu.be/DrPjASLvnKE

Per ogni brano gli applausi sono fragorosi ed i due solisti vengono richiamati ripetutamente alla ribalta.

E finalmente arriva Uto Ughi, tra l’ovazione del pubblico… inizia con le Romanze nn. 40 e 50 di Beethowen

http://youtu.be/SdULX7YMN5U

Segue il Concerto K216 di Mozart.

E’ difficile riuscire a trovare le parole per descrivere quello che ho provato nell’ascoltare le note che escono dal suo prezioso violino, l’anima e il cuore del violinista, la sua emozione che diventa l’emozione del pubblico, la sua grandissima passione che dà un gusto e un colore magico alle opere che suona.

C’è un’altra particolarità che distingue il Maestro: la sua grande disponibilità. Alla profonda concentrazione dell’esecuzione – in cui percepisci che la musica lo pervade nel’anima e nel corpo – segue una grande simpatia, il gusto di parlare con i musicisti e col pubblico, la parola scherzosa al punto che – in un intervallo tra due tempi delle variazioni sulla Carmen, primo bis della serata, in cui, spinti dall’entusiasmo, alcuni del pubblico hanno applaudito – se ne è uscito sorridendo con “ecco, vi siete mangiati la parte più bella” ed ha chiesto all’orchestra di tornare indietro in modo da farla ascoltare di nuovo! Ho conosciuto artisti che per una cosa del genere sarebbero andati via dal palco! Questa è la profonda umiltà, che è data solo da una sensibilità umana veramente grande!!

E visto che dopo il bis, nonostante indicasse l’orologio, non volevamo lasciarlo andare, ha chiesto al pubblico cosa volesse ascoltare e tra tante indicazioni ha scelto Paganini…..la Paganiniana, un pout pourri di brani del celebre compositore….brani che solo pochi sono in grado di eseguire…..

http://youtu.be/EdrHGDADSlw

Per tutto il tempo non sono riuscita a staccare gli occhi dalle sue mani, dalla leggerezza delle dita sulle corde, dalla forza e dalla leggerezza dell’archetto, a tratti così veloce che pensi debba prendere il volo.

Di sicuro una serata indimenticabile!

Paradiso – canto XXXIII

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali

che qual vuol grazia e a te non ricorre

sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontate.

<Dante Alighieri>

Solitudini (frammento della VI poesia)

Fu una sera luminosa, triste e sonnolenta
sera d’estate. L’edera sporgeva
dal muro del parco, nera e polverosa …
                                 La fonte sonava.
Stridette nel vecchio cancello la mia chiave;
si aprì la porta con aspro rumore
di ferro rugginoso e, nel chiudersi, grave
colpì il silenzio della morta sera.
Nel parco solitario, la sonora
strofa gorgogliante dell’acqua che cantava
mi diresse alla fonte. La fonte versava
sul marmo bianco la sua monotonia.

(Antonio Machado)

Calendimaggio

Le origini del “calendimaggio” o “cantar maggio” si perdono nel tempo, riallacciandosi probabilmente ai riti celti, etruschi e liguri che, per il loro particolare legame con i ritmi della natura, celebravano con grandi feste l’arrivo della bella stagione.

Erano riti diversi, ma tutti improntati alla gioia per il ritorno della primavera e quindi al rinnovarsi del ciclo della vita, erano un inno all’amore e alla ritrovata gioia di vivere, dopo le giornate buie e fredde dell’inverno.

Si ballava, si beveva il vino, si cantava, si recitavano testi poetici, anche improvvisati, per rendere omaggio alla stagione dei fiori.

I maggianti o maggerini cantavano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitavano, ma soprattutto facevano serenate sotto le finestre delle ragazze. In cambio ricevevano in dono i prodotti della terra … uova, vino, cibo e dolci…

I simboli di questa rinascita erano gli alberi –  il maggiociondolo e soprattutto l’ontano – e i fiori, viole e rose, con cui i maggianti si decoravano e che erano l’argomento principale delle strofe cantate o recitate.

Come in altre regioni, anche in Toscana c’è da tempo immemorabile la tradizione del “cantar maggio”. I suonatori andavano di podere in podere ad intonare i canti che rallegravano l’aia addobbata a festa in onore della primavera.

Venivano recitati “contrasti” (duelli verbali in ottava rima con i quali i due “litiganti” cercavano di mettersi in difficoltà l’un l’altro nel trovare le rime)

Contrasto fra un Padrone e un Contadino

Padrone:
Oggi questi imbecilli di coloni
son diventati proprio impertinenti
ce l’hanno presa a morte coi padroni
e minacciar da parte lor ti senti.
Più non portano l’uova coi capponi
e più non si dimostran riverenti
rimpiango sempre quel tempo remoto
quando ognun si mostrava a noi devoto.

Contadino:
Vengo signor Padrone a farle noto
che anch’io sono cristiano in questo mondo
per lei lavoro e sono sempre in moto
e a tutti i miei doveri corrispondo.
A nessuno però non resta noto
che mi abbandona misero nel mondo,
se lavoro ho diritto anch’io alla vita
bisogna regolar questa partita.

…e poi danze e musica…..per questo a Firenze c’è l’Orchestra del Maggio Fiorentino…..

 http://youtu.be/HPdQo2ACBQU

OGNI UOMO AL SUO LAVORO

Nei luoghi deserti
noi costruiremo con nuovi mattoni.
Ci sono macchine e mani,
e calce per nuovo cemento.
Dove i mattoni sono crollati
noi costruiremo con nuove pietre.
Dove le travi sono spezzate
noi costruiremo con nuovo legno.
Dove la parola non è pronunciata
noi costruiremo con nuovo linguaggio.
C’è un lavoro comune,
e c’è una fede per tutti,
un compito per ognuno.
Ogni uomo al suo lavoro.

(Thomas Stearns Eliot)