Quando si dà il via alla valigia dei ricordi è come se si muovesse una tromba d’aria o un fuoco d’artificio….. diventa quasi impossibile tener dietro alle tante immagini che si spintonano, si accavallano per poter entrare nel numero di quelle “scritte” e quindi destinate a rimanere nella memoria….
Ieri poi, parlando al telefono con mia sorella Marilù, mi è capitato di chiederle se ricordava una certa data: lei ha sei anni più di me quindi era possibile che ne avesse un ricordo più preciso. E’ andata a finire che ci siamo messe a ripensare alle vacanze…..
Come sono personali i ricordi! La stessa cosa è vista sotto angolazioni diverse! Tra noi c’è poi il fatto che io avevo 8 anni, una fantasia scatenata e la voglia di sentirmi in ogni momento attrice principale di qualche bella avventura…..e lei una quattordicenne estremamente razionale…. Però ci siamo fatte un sacco di risate ed è stato molto bello!!!
Comunque, ritornando alle vacanze, i due anni successivi papà stava male per cui noi 3 sorelle (purtroppo ora rimaste in due..) fummo ospiti di Cesarina, madrina farmacista, a Sant’Agnello di Sorrento.
Furono per me due estati magiche. Cesarina abitava in una enorme vecchia casa su due piani più la soffitta. Dalla strada si entrava al pianterreno ma dall’altro lato, affacciandosi, ci si trovava al 3°, con una vista mozzafiato sul mare.
Al piano di sotto c’era una famiglia con due figli: Aniello e Francesco chiamato Kio Kio – coetaneo e grande amico di Marilù. Io ero follemente innamorata di Aniello, ventenne pieno di tenerezza verso di me, sempre pronto a farmi giocare o a scorrazzarmi in giro sulla sua lambretta giallina.
La casa era un labirinto, noi avevamo una stanza antica, con un lettone immenso dove dormivamo tutt’e tre comodamente, talmente alto che io dovevo arrampicarmi….
Come tutte le case troppo vecchie, abbarbicate alla roccia tra gli alberi, era abitata da bestioline di ogni genere. Se la notte dovevamo andare in bagno bisognava avere l’accortezza di accendere la luce (per fortuna l’interruttore era esterno) e aspettare che gli ospiti fossero tornati a casa loro per poter entrare tranquillamente….
La soffitta aveva una finestrella, sullo spiovente del tetto, che dava sul giardino-orto proprio accanto ad un bell’albero di cachi, carico di frutti dorati. Bastava allungare la mano per prenderli…..però poi si doveva levare il picciolo ed aspettare che i bachini che erano sotto se ne andassero (ma non entravano nel frutto). Nessuno – per fortuna – avvelenava gli alberi con gli anticrittogamici!!!!
Ma la stanza che più mi entusiasmava era il salotto, una stanza perennemente chiusa, sempre al buio.
Cesarina ci aveva chiesto di non andarci ma quando lei non c’era la tentazione per me era troppo forte: entravo in punta dei piedi e scostavo solo un pochino la tenda. Era grandissima, divani e poltrone coperte da teli bianchi e mobili, mobiletti, mobilini pieni di vecchie fotografie, di ninnoli di ogni genere……..mi sembrava proprio di essere la Bella Addormentata appena risvegliata nella reggia ancora chiusa nell’incantesimo…..
Credo che le mie sorelle andassero al mare più spesso di me, avevano alcuni amici del paese poi, al solito, c’era da scarpinare per scendere alla marina e peggio per tornare su. A me piaceva di più stare nel giardino o in giro per le stradine dove al massimo poteva passare qualche bicicletta – vivendo le mie avventure nell’aria profumata dalle zagare, oppure andavo in farmacia con Cesarina, a Piano di Sorrento, e l’aiutavo a preparare le “presine” per la febbre o per le indigestioni. Era un lavoretto di pazienza e precisione, con una bilancina che pesava dosi minime (3 o4 grammi) e poi chiudere la polvere nelle cartine in modo che non ne uscisse neppure un granello.
Soprattutto per Ferragosto dovevamo prepararne dosi massicce perché c’era gran festa e tutti mangiavano e bevevano decisamente troppo!!!!
Ma mi bastava anche solo stare lì, magari allungando ogni tanto la mano verso i pesciolini di liquerizia…..
Potrei stare ore a leggere i tuoi ricordi…
è spontaneo per me fare come i bambini…resto a bocca aperta…m’incanto in queste cose…e tu sei capace a darmi sempre il la…il la per pensare e il la per attivare le manine e scrivere…non so se è una dote che ti riconosci, ma so che io te l’attribuisco con merito e a pieni voti 😀
I pesciolini di liquirizia……sorrido, non è molto che ne parlavo…ed ecco che li ritrovo qui…ad addolcire questo mare di parole, ai miei occhi, già infinitamente dolci…”solo” carezze per il mio animo…quelle che amo, quelle che cerco!
Ti abbraccio Anima Bella…
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Come se l’avessi scritta io questa storia!
Il luogo un paesino dell’ astigiano, la villa del nonno come un castello sulla serie infinita di colline crescenti fino alle Alpi, la stanza in fondo all’ala destra di pertinenza del maggiore, tutti noi bambini, io ed i miei due fratelli, nei lettoni di ferro battuto e la tappezzeria a disegni blu che la sera si animavano nelle figure degli antenati… Il profumo dei pomodori dell’orto dei guardiani e l’orgoglio di essere scelti per innaffiare con il nonno la sua aiuola personale di ortensie viola acceso….mentre la tata sfornava i biscotti allo zenzero per la merenda…
Non tutti hanno le loro madaleine…
Love
L
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Che bel ricordo, e che bello che tu l’abbia condiviso con noi, Fausta!
Anche le mie sorelle, di 2 e 4 anni minori di me, mi chiedono spesso certi particolari della mia infanzia che io ricordo meglio di loro…e poi, la memoria delle cose lontane è come un puzzle, bisogna mettersi in più persone per ricostruire.
Con l’ultima immagine mi hai fatto tornare in mente i pesciolini di liquerizia che mia madre mi comprava, quando ero piccola, adesso, per quanto ve ne siano in commercio simili, non riesco più a trovarli uguali, con lo stesso sapore!
Un abbraccio!
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Cara Fausta anche questo tuo nuovo racconto èbellissimo…ed è facile per me immaginare di essere lì, affacciata alla finestrella della soffitta o dentro l’oscuro salotto. Mi sembra di essere proprio entrata dentro i tuoi ricordi…
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Fausta che bello leggerti, mi hai fatto tornare indietro nel tempo, i luoghi diversi, ma le situazioni tanto simili. La bilancina di mio padre, che tenerezza, ricordo con quale precisione pesava gli oggetti, il lettone scuro, alto. grandissimo su cui era un’impresa salire. Brava, una bella pagina, aspetto di leggere altre avventure…
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