La Farfalla

 

L’ultima, proprio l’ultima,

di un giallo così intenso, così

assolutamente giallo,

come una lacrima di sole quando cade

 

sopra una roccia bianca

così gialla, così gialla!

 

l’ultima

volava in alto leggera,

aleggiava sicura

per baciare il suo ultimo mondo.

Tra qualche giorno

sarà già la mia settima settimana

di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui

e qui mi chiamano i fiori di ruta

 

e il bianco candeliere del castagno

nel cortile. 
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.

Quella dell’altra volta fu l’ultima:

le farfalle non vivono nel ghetto.

 

Pavel Friedman (1921 – 1944)

  1. Ciao Fausta, è bella la poesia… ma io vorrei commentare l’immagine .. il mio pensiero… a volte abbiamo legati le mani, manonostante possiamo fare gesti d’amore.. liberare ogni essere vivente dalla sua prigione nella diversità del mondo creato dal uomo… ti abbraccio Rebecca

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  2. spero che in ogni angolo del pianeta si possano ancora vedere le farfalle volare e per sempre. Un bacio dolce Fausta che hai ricordato con una bellissima poesia una giornata da non dimenticare mai ciaoooooooo!!!

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  3. Un paio di scarpette rosse

    C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro
    quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica “Schulze Monaco”.
    C’è un paio di scarpette rosse
    in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buckenwald
    erano di un bambino di tre anni e mezzo
    chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni
    ma il suo pianto lo possiamo immaginare
    si sa come piangono i bambini
    anche i suoi piedini li possiamo immaginare
    scarpa numero ventiquattro per l’ eternità
    perché i piedini dei bambini morti non crescono.
    C’è un paio di scarpette rosse a Buckenwald quasi nuove
    perché i piedini dei bambini morti
    non consumano le suole.

    Joyce Lussu

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  4. Meravigliosa!
    Ed io ti posto questo passo da La notte di Elie Weisel, un abbraccio:

    Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
    Mai dimenticherò quel fumo.
    Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
    Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
    Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
    Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
    Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

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  5. “Mariposas tememus alas..lassamus tottus sa vida a palas….”( di farlalle noi abbiamo le ali…tutto noi ci lasciamo intietro la vita-nel enso de “il passato”-).
    Questa volta le parole non sono mie mie. *Tazenda.

    Ciao.

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