25 aprile

Sotto il loggiato del vecchio palazzo comunale a Scandicci – nei pressi di Firenze – c’è questa bellissima lapide

Nonostante la mia “piccola” età ricordo le persone che parlavano e i loro volti mostravano una fierezza nuova nonostante le grandi difficoltà del vivere quotidiano, e vorrei che questo giorno non fosse solo un giorno da ricordare….. facciamo rivivere soprattutto i valori e l’idea che hanno portato allora uomini e donne a combattere per la libertà, insegnamoli ai giovani, facciamo sì che la Resistenza abbia di nuovo vita, che si torni ad essere partigiani, ma non nella clandestinità, non sui monti, senza violenza, senza armi, con un NO fermo, deciso, alla malapolitica. alla prepotenza, alla corruzione,  al razzismo, all’odio….

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle  carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione”.  Piero Calamandrei.

21 aprile – Natale di Roma

 Oggi 21 Aprile 2012 si celebra il Natale di Roma. La Città Eterna soffia su 2765 candeline.

In una miscela di folclore, archeologia e verità la leggenda narra che fu Romolo a fondare la città nel 753 a.C. tracciando sul Palatino il solco sacro (il famoso “pomerio”, il “solco primigenio”,  con cui definiva il primo nucleo urbano, la “città quadrata”, della futura Roma). Solo un’altra città al mondo fu fondata con il medesimo rito: Costantinopoli.

In questo giorno si ricorda e celebra la grande e lunga storia millenaria di Roma dalla sua fondazione, passando per la sua espansione in epoca repubblicana, all’apogeo dell’epoca imperiale e al Medioevo fino ai giorni nostri.

L’impronta di una così lunga e variegata storia si rispecchia anche nei vari stili architettonici che caratterizzano la Città di Roma e  la rendono ancora più affascinante, attirando ogni anno una moltitudine di turisti da ogni parte del mondo.

La Lupa, Romolo e Remo, Giulio Cesare, Nerone, i centurioni, con la storia e le leggende della città antica tornano in pompa magna, con le rivisitazioni storiche al Circo Massimo, il corteo in costume lungo via dei Fori Imperiali, le cerimonie solenni in Campidoglio che festeggiano una città che invecchia, crolla, cambia e delude .. senza perdere il suo immenso fascino.

Buon compleanno Roma! 2765 anni portati con garbo, nonostante gli acciacchi, come una gentildonna!

 

 

 

 

 

La poesia della vita

 Bisogna essere felici di nulla,
magari di una goccia d’acqua
oppure di un filo di vento.
Di un animaletto che si posa
sul tuo braccio o del profumo
che viene dal giardino.
Bisogna camminare su questa terra
con le braccia tese verso qualcosa che verrà
e avere occhi sereni per tutte le incertezze del destino.
Bisogna saper contare le stelle,
amare tutti i palpiti del cielo
e ricordarsi sempre di chi ci vuole bene.
Solo così il tempo passerà senza rimpianti
e un giorno potremo raccontare
di aver avuto tanto dalla vita.

Manolo Alvarez ( poeta contadino spagnolo)

Mio prefazio a Pasqua

Io voglio sapere

se Cristo è mai stato creduto,

se l’evento è reale e presente,

se è venuto, e viene e verrà;

o sia appena un’invenzione

per un irreale giorno del Signore

di contro al cupo giorno dell’uomo.

Io voglio sapere

se veramente qualcuno crede

e come è possibile credere:

se almeno i fanciulli

– avanti ogni cultura –

vedono ancora la faccia del Padre.

Io voglio sapere

se l’uomo è una fiera

ancora alle soglie della foresta:

se la ragione è una rovina

se i fatti hanno una ragione

se la ragione è ancora utile.

Io voglio sapere

se ci sono ancora gli assoluti

o se io sono sacerdote

di colpevoli illusioni,

se è vero che saremo

finalmente liberi se saremo

ancora liberi se saremo mai liberi.

Io voglio sapere

se cantare è ancora possibile

se da ricchi canteremo ancora

se dipingere è ancora possibile

se la bellezza esisterà sempre,

se possibile sarà ancora contemplare.

Io voglio sapere

se la vita è solo meretricio

se il vostro vivere è appena una difesa

contro la vita degli altri:

se qualcuno, almeno qualcuno

crede che tutti gli uomini

sono una sola umanità.

Io voglio sapere

se l’uomo cresce

se c’è un altro avvenire

se la scienza non sia la morte

e la sua macchina non sia la nostra

bara di acciaio.

Io voglio sapere

se esiste una forza liberatrice:

se almeno la chiesa non sia

la tomba di Dio,

l’ultima sconfitta dell’uomo.

Io voglio sapere

se la pace è possibile

se giustizia è possibile

se l’idea è più forte della forza:

quest’uomo bianco,

il più feroce animale

sempre all’assalto

contro ogni altro uomo

o maledetta Europa.

Io voglio sapere

se Cristo ha ancora un senso

chi ha fede ancora in un futuro.

Io voglio sapere

se Cristo è veramente risorto

se la chiesa ha mai creduto

che sia veramente risorto.

Perché allora è una potenza,

schiava come ogni potenza?

Perché non batter le strade

come una follia di sole,

a dire: Cristo è risorto, è risorto?

Perché non si libera dalla ragione

non rinuncia alle ricchezze

per questa sola ricchezza di gioia?

Perché non dà fuoco alle cattedrali,

non abbraccia ogni uomo sulla strada

chiunque egli sia,

per dirgli solo: è risorto!

E piangere insieme,

piangere di gioia?

Perché non fa solo questo

dire che tutto il resto è vano?

Ma dirlo con la vita con mani candide

occhi di fanciulli.

Come l’angelo dal sepolcro vuoto

con la veste bianca di neve nel sole,

a dire: «Non cercate tra i morti

colui che vive!».

Mia chiesa amata e infedele,

mia amarezza di ogni domenica,

chiesa che vorrei impazzita di gioia

perché è veramente risorto.

E noi grondare luce

perché vive di noi:

noi questa sola umanità bianca

a ogni festa

in questo mondo del nulla e della morte. Amen.

 (Davide Maria Turoldo)

Venerdì Santo

Prologo

 

I miei giorni camminano

davanti ai tuoi

e danno loro un senso.

 

Essi ti hanno strappato

Alla Tua dimora eterna

facendoTi

il primogenito dei perduti.

 

Tu ora non sei

Che un nostro fratello,

hai sofferto in Te

ogni nostro dolore.

Noi ti sentiamo vicino

Nel Tuo lamento

E nel Tuo pianto,

nella fossa di Lazzaro.

 

Ora la nostra carne non Ti abbandona

Sei un Dio che si consuma

In noi. Un Dio

Che muore.

 

(da “O sensi miei” di Davide Maria Turoldo)

E pure tuo figlio

E pure il tuo figlio
il divino tuo figlio, il figlio
che ti incarna, l’amato
unico figlio uguale
a nessuno, anche lui
ha gridato,
alto sul mondo:
“Perché…!”
Era l’urlo degli oceani
l’urlo dell’animale ferito
l’urlo del ventre squarciato
della partoriente
urlo della stessa morte:” Perché””.
E tu non puoi rispondere
non puoi…
Condizionata onnipotenza sei!
Pretendere altro è vano. 

(David Maria Turoldo)