La congiura de’ Pazzi – ultimo spettacolo

A questo punto non posso non parlare dell’ultimo spettacolo di questa stagione. Davvero l’ultimo questa volta perché gli Amministratori di Firenze non hanno saputo – o meglio non hanno voluto – trovare un finanziamento per l’Opera Festival, un evento estivo che comprendeva opere liriche, musica, spettacoli di arte varia ( ha ospitato, per fare un esempio, artisti del livello di Geraldine Chaplin con il suo Cirque Invisible). Per la sua location – il magnifico Giardino di Boboli – attirava numerosi stranieri (uno o due spettacoli erano sempre inclusi nei tour di Firenze).

Anche quest’ultimo spettacolo a cui ho assistito faceva parte di uno degli eventi più attesi dell’estate fiorentina,  nato dal “genio fiorentino” di Alessandro Riccio che per 10 anni ha creato – con il solo personale appoggio dell’assessore Eugenio Giani – il “Mese Mediceo” facendo rivivere i componenti più importante ed i meno conosciuti della famiglia Medici, nelle loro splendide ville o in città, tutti luoghi che racchiudono intatta l’atmosfera del passato.

Dopo 10 anni Alessandro Riccio ha voluto concludere questa bella avventura perche non corresse il rischio di cominciare a ripetersi e perdere così la sua forte impronta storica nella vita della città, ed ha concluso in una maniera stupenda, in uno scenario accattivante come è il Teatro Romano di Fiesole.

Una tragedia nel Teatro Romano, come al tempo della Roma antica, forse l’evento più tragico della storia della famiglia: La congiura de’ Pazzi, il 24 aprile del 1478 raccontata da un testo , indubbiamente uno dei più belli di questa lunga carrellata, uscito dalla penna, dalla fantasia, dalla ricerca storica e soprattutto dal grande cuore di Alessandro Riccio. Un testo che ha puntato soprattutto sui difficili rapporti familiari tra Lucrezia Tornabuoni ed i suoi figli Lorenzo e Giuliano.

Questi i personaggi:

Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo e Giuliano, donna dalla personalità forte che per difendere la famiglia è disposta a tutto, anche al sacrificio di uno dei figli pur di salvare il nome dei Medici.

Lucrezia è stata interpretata dalla grandissima Fiorenza Brogi, attrice che ha inaugurato 10 anni fa il Mese Mediceo e lo ha chiuso  con la magia della sua arte.

Lorenzo de’ Medici, nei cui panni si è calato Alessandro Riccio (che è anche il regista dello spettacolo) all’inizio succube della grande forza di carattere della madre, ma che attraverso la spinta e l’amore del fratello raggiunge la consapevolezza di sé e del suo grande destino.

Giuliano de’ Medici, il bello e scapestrato fratello di Lorenzo, trascurato dalla madre quando era piccolo e per questo cresciuto con il guardacaccia da cui ha imparato il coraggio e la forza di seguire il proprio istinto – un personaggio che sembra scritto su misura per il bravo…e bello…Daniele Favilli.

Unico a non essere componente della famiglia Medici, Francesco de’ Pazzi, l’artefice della congiura che vorrebbe sopprimere moralmente e fisicamente tutta a dinastia dei Medici, un personaggio subdolo e vendicativo, che stringe intrallazzi con Lucrezia con promesse ingannevoli, una bella interpretazione di Francesco Acquaroli.

Lucrezia, per salvare Lorenzo, condannerà a morte Giuliano fasciandogli una ferita con un nastro, segnale stabilito con Francesco come contropartita alla salvezza di Lorenzo. Francesco però viene ucciso e anche Lorenzo sta per essere ucciso e sarà proprio Giuliano a far da scudo al fratello salvandogli la vita. La congiura si ritorse contro la famiglia dei Pazzi ed i loro alleati ma da quel momento Lorenzo, sconvolto dalla morte del fratello e dalla rivelazione degli accordi della madre con il casato nemico, diventerà veramente il “Magnifico”, dando alla città tutto il suo splendore…..

Alla fine anche Lucrezia si accascia accanto al corpo di Giuliano, finalmente con una carezza, e con un lamento flebile che sembra una ninna-nanna.

Un’ora e un quarto di spettacolo circa, che non ha un attimo di sosta, un calo di tensione, bellissima la scena,

i colori e le luci, splendidi i costumi, musiche che hanno sottolineato con gran pathos ogni momento…… e noi spettatori, affezionati da anni a questi spettacoli,  col cuore un po’ stretto dalla malinconia….

Grandi, calorosi, sinceri gli applausi al termine dello spettacolo (ma tanti applausi ci sono stati anche a scena aperta).Alla fine Alessandro Riccio ha chiesto la parola ed ha ringraziato tutti, dai suoi collaboratori al pubblico, un mix che ha fatto grandi questi dieci anni di Mese Mediceo.

Si dice che quando si chiude una porta si apre un portone……Si è chiuso il Mese Mediceo e ci lascia tanti bellissimi ricordi….. cosa ci riserberà il futuro?

  1. Peccato che non si trovino mai finanziamenti per l’arte e la cultura mentre per “salvare banche e squadre di calcio le risorse si trovino sempre… Hai fatto bene a condividere questo meraviglioso spettacolo, un bacio e buona settimana 🙂

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  2. bellissimo il tuo post Fausta fai vivere la magia del teatro come un attore in scena deve esserti entrato dentro e capisco le tue paure quando chiedi cosa riserverà il futuro Purtroppo niente di buono ho paura anch’io la cultura sarà privilegio solo per pochi e quei pochi nemmeno la capiranno ciao dolcissima e meravigliosa donna

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  3. La cultura non andrebbe mai appartata. Tuttavia si trovano fondi per le opere più inspiegabili. Per quelle che sono, di fatto, cibo per la mente e lo spirito, incredibilmente, i fondi vengono sempre a mancare.
    Un sorriso per un sereno inizio di settimana.
    ^____^

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  4. Grande descrizione di uno spettacolo conclusivo di un lungo ciclo. Fotografie più che eccellenti, commento e descrizione della trama veramente ottimi.
    Complimenti per averci fatto partecipi degli spettacoli ai quali hai assistito.
    Un saluto

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  5. Su cio’ che mi hai scritto, Fausta…
    Verissimo , lennon e “Imagine” sono una cosa sola. Ma a me sono sempre piaciute le interpretazioni di altri artisti…. non sono come una amica di famiglia che disse: “io le canzoni dei beatles non le sopporto cantate da altri”. Con tutto il merito per chi ha composto la canzone, o le canzoni, non sono d’accordo con lei. L’interpretazione che Aretha Franklin fa di Let it Be e’ un’opera artistica a se’. Sara’ che io non ho mai “divinizzato” i beatles (come sicuramente aveva fatto l’amica), accetto di buon grado una “ehy Jude” cantata da Feliciano, od una “eleanor rigby” cantata da Ray Charles. 🙂 Ciao fausta.
    Marghian

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