“Ai nostri figli” di Fiorella Mannoia

Dalla rivista “Ambasciata teatrale” mensile dell’ottimo “Teatro del Sale” di Firenze, una lettera diretta “ai nostri figli” di Fiorella Mannoia che, ancora una volta, dimostra di essere più di una splendida cantante….una grande donna!

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Che cosa evoca oggi la parola rivoluzione? Che cos’é oggi rivoluzionario? Viviamo in una sorta di mondo alla rovescia, dove l’illecito é diventato normale, dove i politici fanno spettacolo e gli attori, i cantanti, i comici, si occupano di politica. Dove i diritti vengono scambiati per favori. Dove la cultura é giudicata superflua e dispendiosa, praticamente inutile. Dove chi dovrebbe dare il buon esempio si vanta delle sue malefatte e giudica stupido chi si ostina a credere nella legalità, e lo discredita, lo calunnia, lo annienta. E la parola rivoluzione assume un significato più profondo, che riguarda anche il comportamento di ognuno di noi. Provo a fare un elenco di quello che per me oggi é rivoluzionario. Rivoluzionaria é la sobrietà, l’educazione, la cultura, l’arte, rivoluzionario é il diritto alla scuola, al lavoro, alla salute, rivoluzionario é l’accesso alla conoscenza, rivoluzionario é il rifiuto della volgarità, anche quella dilagante dell’ostentazione del lusso, rivoluzionario é il rifiuto della violenza, anche quella verbale, rivoluzionario é dire a chi cerca di corromperti: “No, grazie”. Rivoluzionario é l’approfondimento contro la superficialità, rivoluzionario é insegnare ai propri figli il rispetto di tutte le diversità, l’accoglienza, la compassione, la fratellanza, la capacità e la volontà di provare a condividere il dolore degli altri, rivoluzionario é combattere il pregiudizio, rivoluzionaria é la ricerca della bellezza, rivoluzionario é spegnere la televisione e dedicarsi ai propri cari, coltivare delle passioni, continuare a giocare, rivoluzionario é il sorriso, la gentilezza, l’umiltà, il saper ridere di noi stessi e delle nostre miserie, rivoluzionaria é la semplicità, il godere di un buon cibo, di un buon vino, rivoluzionario é divertirsi ballando fino alle quattro del mattino senza additivi chimici, rivoluzionario é guardarsi allo specchio senza vergognarsi di ciò che vediamo riflesso, rivoluzionario é non sentirsi al centro dell’universo e guardare altro oltre noi stessi, rivoluzionario é fare bene il proprio lavoro qualsiasi esso sia, rivoluzionaria é l’onestà, rivoluzionario é il coraggio delle proprie idee, rivoluzionario é chiedersi sempre che cosa si nasconda dietro le notizie dell’informazione ufficiale, non smettere mai di cercare, ragionare con la propria testa e porsi sempre delle domande, rivoluzionario é non piegare la testa di fronte ai potenti, chiunque essi siano. Rivoluzionario é schierarsi sempre dalla parte degli ultimi, chiunque essi siano.Rivoluzionaria é la curiosità, la libertà di pensiero, rivoluzionaria é la coerenza, la gratitudine, la capacità di chiedere scusa, rivoluzionaria é la dignità, il perdono, il rispetto, rivoluzionaria é l’indignazione per l’ingiustizia ovunque si verifichi e avere il coraggio di gridarla, rivoluzionario é combattere l’avidità che é il più pericoloso dei mali, rivoluzionario é dare un senso alla propria vita ricercando il diritto alla felicità ma avendo la consapevolezza che questo non passa solo attraverso il denaro. Rivoluzionario é fare ognuno il proprio dovere di cittadino ricercando sempre la verità, che é la più grande delle rivoluzioni. 

Inutile dire che faccio mie queste parole ……

I gemelli

Ho letto questo breve racconto sulla pagina facebook di una amica e mi è piaciuta così tanto che voglio conservarla qui e condividerla con voi. Non c’è l’autore…..

gemelli

”Nel ventre di una donna incinta si trovavano due bebè. Uno di loro chiese all’altro:
– Tu credi nella vita dopo il parto? >
– Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello saremo più tardi.
– Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita? >
– Non lo so, ma sicuramente… ci sarà più luce che qua. Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca.
-Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione … Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere. Il cordone ombelicale è troppo corto. >
– Invece io credo che debba esserci qualcosa. E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.>
– Però nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita. E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla. >
– Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremmo la mamma e lei si prenderà cura di noi.
– Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora? >
– Dove? Tutta in torno a noi! E’ in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe. >
– Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista.
– Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il nostro mondo. Sai? … Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa …> “

Natale è oggi!

Ho letto questo brano di un racconto: in realtà non so neppure chi lo ha scritto e se è solo un brano o tutto il racconto.

So solo che mi è piaciuto tantissimo e che voglio dividerlo con voi, per augurarvi ancora una volta Buon Natale

 e che non sia il cotorno di feste e pranzi ma sia il vero Natale, quello della Fede!

Lungo la strada raggiungo Karol, una bimbetta di nove anni, che cammina a fatica portando sulle spalle il fratellino di tre anni; scherzando le dico: “come fa una bimba così piccola a portare sulle spalle un peso cosi grande?” Mi guarda e stupita mi dice “ ma non è un peso, è mio fratello” sigh !!! capito? Quante volte il prossimo che ci impaccia, ci ostacola, ci scombina i piani è visto come un problema! Lei con il suo “ non è un peso è il mio fratello “, mi aveva annunciato il Vangelo, sintetizzato in otto parole la Bibbia e mostrato la legge principale, quella dell’amore.
“Vieni, dammelo a me” le risposi “lo porto io tuo fratello”… Ecco, avevo capito e annunciato il Vangelo”.

bimbaefratelliono

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Buon Natale 5

Avrei voluto raggiungervi uno per uno, amici miei cari

Avrei voluto regalarvi un sogno, ad ognuno quello che più desiderava….

Ad voluto stringervi in un abbraccio, uno per uno….

Donarvi un sorriso, una carezza…uno per uno

Ma non era possibile, allora…

Ecco il mio augurio per tutti:

Dan-Babbo-Natale

Ed una dolcissima canzone….qualcuno la conoscerà….dal Musical “Forza, venite gente”

Buon Natale 4

….e con una favola

BABBO NATALE

  Babbo Natale sta preparandosi un bel pranzetto, la casa è calda e il fuoco nel camino brucia allegramente, le faville volano ad ogni scoppiettio della legna e rendono ancora più festosa l’atmosfera.

 Fuori c’è la neve, un manto bianco soffice soffice – nessuno ha camminato sulla neve oggi – le renne, capitanate dal magnifico Rudolf sono anche loro al caldo, ben accudite e sazie.

 Babbo Natale è contento: quest’anno è riuscito a fare le cose con calma, anzi è un po’ in anticipo rispetto agli anni passati….. certo gli uomini cominciano sempre prima a vestire a festa le città per invogliare la gente alle spese e i bambini sono i primi a pensare alla loro letterina piena di richieste….

 Gli elfi – aiutanti di Babbo Natale – sono già in giro a  cercare le tante cose che verranno distribuite, perché i desideri dei bambini sono veramente numerosi!

La slitta è pronta, tirata a lucido e ben oliata per evitare fermate impreviste, le renne come ho detto sono in piena forma, ansiose di fare una bella corsa nei cieli.

Ad un tratto si spalanca la porta e una folata di vento ghiaccio entra vorticando e con il gelo entra anche una vecchina, un po’ stortignaccola e vestita alla meno peggio con abiti raccattati qua e là, messi insieme per ripararsi dal freddo; dalle calze rotte si vedono le dita dei piedi rosse rosse per il freddo….

”Oh no! pensa Babbo Natale – la Befana! Tutti gli anni è la stessa cosa”.

Infatti è proprio la nostra vecchina, tanto buona ma confusionaria che arriva sempre nei momenti meno opportuni. Babbo Natale non ha il coraggio di mandarla via.. “Sto per pranzare, vuoi farmi compagnia?”

 “Questa sì che è musica per le mie orecchie!” esclama la vecchina “Saranno almeno dieci mesi che non metto in bocca qualcosa di buono! Gli ultimi dolcetti che ho mangiato erano quelli che mi avevano lasciato i bambini l’anno scorso all’Epifania!, cosa stai facendo di buono? C’è un profumino!”

 “Un bel brodo caldo caldo e dentro ci sono delle squisite patate” “Mi piace” – dice la vecchina e Babbo Natale pensa un po’ preoccupato che gli  toccherà dividere quella bontà.

 Ma Babbo Natale è sì  parecchio goloso (basta guardare la sua pancia) ma è generoso e buono, così mette subito un’altra scodella sulla tavola e riempie di buon vino un bicchiere anche per la sua amica.

 “Beato te che porti tanti regali e hai tanti aiutanti e quella bella slitta” – dice la vecchina un po’ invidiosa – “io con la mia scopa vecchiotta non posso fare altro che portare un po’ di calzine ai bimbi e sono costretta dai genitori anche a metterci un po’ di carbone a causa delle birbonate che fanno, ma se le birbonate non le fanno i bambini chi le deve fare? Però ho tanta paura che – dopo tutti i tuoi regali – ai bambini le mie calzine piacciano poco!”

 “Ma che dici” – le risponde Babbo Natale – “li aspettano eccome!”

 “Ma le vedono in tutti i negozi!”

 “Ma non è la stessa cosa…. I regali dei genitori e degli amici vanno bene per i compleanni, ma quelli di Babbo Natale e della Befana sono una cosa diversa”.

 La vecchina è un po’ rassicurata…

 “Comunque, se vuoi essere sicura fai un giretto sulla terra il giorno dell’Epifania e sentirai quello che dicono”

 “Grazie mille, sei davvero un grande amico; sai, quando sei arrivato tu ho avuto paura di sparire e invece siamo rimasti tutt’e due e la festa per i bambini è diventata doppia.

 Grazie anche per il pranzo, mi ci voleva proprio qualcosa di caldo! Buon lavoro..”.

 La porta si spalanca di nuovo per far  uscire la vecchina e la neve entra in un vortice…. ma la stanza è calda e Babbo Natale può riprendere posto sulla sua poltrona, i piedi appoggiati sullo sgabello, una bella coperta rossa sulle gambe….. c’è tempo per un pisolino.

 In fin dei conti è stata una bella giornata e anche l’intrusione di quella simpatica Befana ha dato gioia alla serata. “Buonanotte ragazzi!”Aspettatemi e fate i bravi, arrivo presto!”

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Ricordi….

E’ presto ma fuori è già buio, mi preparo una tazza di tisana di quelle che già sanno di Natale…..arancio e cannella, e mi lascio andare ai ricordi….

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I primi di dicembre mamma tirava giù dal mobile lo scatolone del Presepe: noi tre sorelline, intorno al tavolo, aspettavamo che l’aprisse e che i personaggi venissero fuori – ognuno incartato in un pezzo di giornale perché non si sciupassero (non erano di plastica!) – e per ognuno c’era un saluto…. Erano vecchi amici, ognuno col suo nome…. C’erano la sora Giovanna, il sor Alberto, Marianna la lavandaia, Diogene (chissà poi perché si chiamava così), Giovannino il pastorello bambino… E via via tutti gli altri.…pupazzettipresePoi le palme, il fuocherello di carta rossa con il paiolo della polenta e dietro il vecchio accoccolato per terra… il pozzo con il secchio, il muschio, le cortecce raccolte dagli alberi durante le passeggiate estive, lo specchietto e la carta celeste per fare il lago e la stagnola tagliata a  striscine sottili per simulare la cascatella…sul laghetto finivano sempre due pesciolini e una paperella di plastica,  tante, tante pecorelle.

Ultimi erano Giuseppe, Maria e il Bambino che passavano di mano in mano per il bacetto rituale.

Un discorso a parte erano i Magi che con l’elefante e il cammello arrivavano da lontano e per questo venivano messi all’ingresso… per avanzare giorno per giorno nel nostro lungo corridoio ….

Poi la preparazione: quando c’era ancora papà era lui a preparare la scenografia, sul vecchio baule di nonna, con la carta roccia e il cielo pieno di stelle, le montagne con le casette piccole piccole e la capannuccia in primo piano, i sentieri fatti con la ghiaia raccolta ai giardinetti e il muschio per i cespugli. Poi toccava a noi mettere i personaggi, le pecore, la gallina con i pulcini, la capretta che era un po’ troppo grande ma insomma ci stava bene lo stesso…e il cane marrone che era sempre in prima fila.

Dopo la morte di papà abbiamo continuato noi a fare il Presepio, esattamente come lo faceva lui.

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Mi piaceva tanto andare a vedere i Presepi che venivano fatti nelle Chiese: alcuni erano grandi come una camera e sembrava quasi di entrarci dentro….Facevamo un bel giro per vederne tanti e la sera era bello tornare a casa nelle strade un po’ buie ( non c’erano tutti gli addobbi e le luci di ora) con la manina stretta nella mano di mamma.

Mettere il Bambinello nella grotta toccava a me che ero la più piccola, ma Gesù nasceva sempre qualche ora prima perché non ce la facevo ad aspettare la mezzanotte!

Il giorno di Natale andavamo a casa dei nonni…

Era davvero un pranzo speciale quello del Natale: c’erano i cappelletti in brodo e non la solita minestrina…. e il brodo era vero…. Perciò c’era il lesso e le patatine, e poi il panettone e le noci, le nocciole e i fichi secchi….. da leccarsi i baffi!!!!

cappelletti

Alla fine del pranzo bisognava recitare la poesia. Nonostante la mia timidezza riuscivo a recitarla….una me la ricordo ancora:

  “E’ Natale, è Natale

gli angioletti son discesi

hanno candide le ali

e la veste tutta d’or.

Oh mammina mia diletta

Oh mio caro e buon papà

Questa vostra figlioletta

Tanti auguri oggi vi fa!”

Nel pomeriggio la Tombola, con le cartelline e il cartellone… e i fagioli per segnare i numeri: spesso spesso i fagioli saltavano via dalle caselle e finivano in terra e bisognava rileggere tutti i numeri usciti perché il malcapitato potesse tornare a giocare….

vecchia_tombola

Era Natale, tutto era semplice … ma si sentiva intorno amore e calore….