Pomeriggio alla biblioteca

C’è una Biblioteca a Firenze, la BiblioteCaNovaIsolotto (è vicina a via Canova, da qui il nome), gestita in modo piacevolmente vario culturalmente e umanamente sia per gli adulti che per i bambini. Per me ha un solo difetto: è lontana e scomoda da arrivare altrimenti la frequenterei con assiduità!

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Sono numerose le  attività che vi si svolgono oltre al normale prestito di libri , molto belli sono gli incontri a tema: filosofia, musica, presentazione di libri, gruppi di lettura, agricoltura, inoltre corsi di formazione e di lingue per stranieri, oltre ad una Biblioknitcaffé per gli amanti del lavoro a maglia ed un Libero caffè Alzheimer… e non elenco tutto ma c’è molto, molto di più.

Uno di questi spazi si intitola “Parole di salute @lla tua biblioteca”.

Proprio all’interno di questo spazio il 27 gennaio sono andata alla presentazione di un libro “Una storia di stra-ordinaria follia” scritto da una giovane blogger che seguo da un po’ di tempo. In questo libro sconvolgente lei racconta la sua esperienza di donna affetta da disturbo bipolare – una delle psicosi più brutte e difficili da curare e che fa passare da stati di massima euforia a stati di depressione profonda, infatti viene detta la malattia “dell’up and down”. Qui è detto in soldoni ma è veramente destrutturante.

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Oltre a questo – che già sarebbe più che sufficiente – a questa donna (sposata e con due bambini piccoli) è stata diagnosticata una leucemia mieloide….

Il libro, come dicevo, è sconvolgente perché racconta molto dettagliatamente (come si trattasse di un’altra persona) le sue sensazioni, le sue paure, la sua grandissima difficoltà, i sensi di colpa di cui si carica per non essere a volte in grado di accudire ai bambini e occuparsi della casa ma nello stesso tempo è pervaso da una grande fede che la sorregge con la forza della speranza e da una grande ironia. Il quadro di una donna sofferente ma intelligente, coraggiosa e forte…

Lei non c’era, proprio in questi giorni si deve ricoverare di nuovo, ed il libro ha avuto oltre alla presentatrice, altre tre relatrici: una psicologa e due donne (di cui una sua carissima amica) che hanno avuto entrambe un tumore con tutte le conseguenze che si porta dietro e da cui non sono venute completamente fuori e per questo molto vicine al tema della malattia argomento dell’incontro. La sua amica, insegnante alla scuola per l’infanzia, ha letto un bellissimo libro pieno di poesia e dolcezza, un bambino malato che parla col suo tumore che chiama Lollo.

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Erano presenti molte signore che avevano raccolto l’invito…quasi tutte passate per lo stesso percorso (molte di loro fanno ora volontariato alla LILT – lega italiana per la lotta al tumore – e chi meglio di loro può capire l’ansia, la paura, la difficoltà di altre donne che si presentano per avere un aiuto psicologico e morale!)

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Mi è venuta voglia di raccontare questo pomeriggio di questa presentazione, con le conseguenti e numerose domande alla fine segno di una grande partecipazione, perché la cosa che più mi ha colpito è stata la gran forza d’animo, la consapevolezza, la grinta e il buonumore di queste magnifiche donne (c’erano solo due uomini di cui uno combatte col suo orco che chiama Adeno da adenoma!). Sentire le loro testimonianze, come vivono la presenza della Bestia (così molte lo chiamano), come affrontano la paura e il dolore è stato bellissimo e molto istruttivo:

Alla fine le avrei abbracciate tutte!!!

27 gennaio 2014

Ancora una volta torna la Giornata della Memoria

Per ricordare la Shoa ho scelto quest’anno un brano del tema di una giovane del Liceo Scientifico Giovanni Giorgi di Milano, Sara Bosco, scritto dopo una visita ai campi di concentramento di Auschwitz, per la sua onestà.

Inizialmente sembravano casette di legno uguali a quelle dei nostri attuali villaggi turistici, i cosiddetti bungalow; poi mi sono fermata un attimo davanti a una delle finestre della baracca, il vetro era vecchio, sporco e si vedeva a malapena fuori perché le piccole macchie marroncine fatte dal tempo oscuravano la visuale. Così ho chiuso gli occhi e per un attimo mi sono immaginata accanto a me una persona di massimo 30 chili, con la pelle scura per la sporcizia e gli occhi tristi e pieni di dolore, ma di un blu candido e limpido, che guardavano fuori dalla finestrella. E per un attimo ho avuto due immagini parallele, la mia, che poteva solo immaginare cosa volesse dire guardare fuori da quella finestra in quei giorni bui; e quella della persona da me evocata che vedeva solo una fine già decisa e che in fondo stava aspettando quasi con ansia, perché sapeva che sarebbe stata l’unica “via d’uscita”.

Entrambe le immagini erano accomunate da una cosa, il dolore. Forse il mio non è giustificato, perché io non posso neanche immaginare cosa volesse dire, non vivere, ma cercare di sopravvivere in quella realtà, però provo ugualmente dolore ed è un dolore reale, di quelli che ti fanno sentire un peso allo stomaco e ti fanno mancare l’aria. Dolore dato dal solo immaginare ciò che può aver provato ogni persona che è stata in un campo di concentramento. Non ho la minima idea di cosa possa voler dire non poter mangiare e bere, non poter neanche pensare per la paura, non so cosa voglia dire provare ad immaginare che ciò che è accaduto possa riaccadere.”

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La memoria che si fa ora si deve porre  nuove domande: quali interessi, quali forme mentali, che indifferenza e passività portano a riprodurre in questo momento storico  situazioni nelle quali i diritti umani e la stessa vita vengono calpestati?

Nonostante la conoscenza e l’orrore di quanto è accaduto nel passato l’odio etnico e razzista stanno prendendo nuovamente forza insieme alla schiavitù e allo sfruttamento.

Quanto spesso l’indifferenza e il desiderio di tranquillità ci rende difficile vederne i sintomi?

Il giorno di oggi dovrebbe diventare il “Giorno delle Memorie” per non dimenticare Pellerossa,  Armeni,  Foibe, Ruanda,  Burundi, Sebrenica,  Cecenia,  Darfour e quella che si sta perpetrando in questi giorni in Siria, e quante ne ho dimenticate…

 

Previsioni del tempo

Questo inverno non sa prendere una decisione, un giorno è bello – sole splendente, cielo incredibilmente azzurro come i gennai di vecchia memoria – e il giorno dopo diluvia, un giorno è freddo e il giorno dopo il cappotto è di troppo.

Per lo meno qui a Firenze ancora non abbiamo avuto una giornata di vero freddo invernale e se ne comincia a sentire il bisogno…

Guardo le previsioni del tempo ma non sempre sono affidabili, non per colpa dei meteorologi ma per le bizze del clima.

Così ho deciso di seguire questo sistema originale e a buon mercato….

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Centesima giornata del migrante e del rifugiato

Cent’anni fa,  in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale, Papa Benedetto XV istituì la Giornata dei Migranti.

Ancora oggi 23 guerre in corso generano milioni di nuovi rifugiati e profughi.

Purtroppo troppo spesso si sostituisce alla solidarietà e alla fraternità la diffidenza, la chiusura, il rifiuto, la discriminazione, l’esclusione, lo sfruttamento, la schiavitù.

Si dice di voler salvare una cultura, di un’identità, la precedenza sul lavoro o la sicurezza per lasciare fuori dalle porte dei nostri Paesi persone e famiglie in fuga…

Se un tale pensiero mi sfiora mi si fa presente una frase di Francis Scott Fitzgerald ne “Il grande Gatsby”:

 “Quando ti viene voglia di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu”.

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Arnoldo Foà

Un grande Attore, protagonista della cultura del 9oo, un grande Artista, scultore, pittore e poeta, un grande Uomo di grande passione civile, una Voce calda e ammaliante….

Arnoldo Foà è morto oggi a 97 anni – ne avrebbe compiuti 98 il 24 prossimo.

L’ultima volta che l’ho visto recitare è stato nel 2004 al Teatro della Pergola di Firenze in una straordinaria interpretazione di Novecento di Baricco: 87 anni da solo, su una barca nel centro del palcoscenico, che dondolava dando la sensazione di essere in alto mare…

Una vita piena la sua, lunga e avventurosa…. ha interpretato tutta la possibile gamma di ruoli dai comici ai drammatici ed ora sicuramente “sazio di anni” è andato a riposarsi e chissà che non ci guardi col suo sorrisetto un po’ divertito e un po’ beffardo…..

Grazie Arnoldo

Buon anno!

Dedico a tutti i miei amici l’augurio che mi è arrivato da una carissima amica, perché rispecchia i miei sentimenti…

Questo è l’augurio che vi faccio, amici miei. Che ogni giorno del nuovo anno sia un giorno felice e pieno di gioia. Anche quando ci saranno difficoltà, mantenete sempre il sorriso. Sollevate gli angoli della bocca e ringraziate.
Ringraziate per tutto quello che di bello e di meno bello vi è accaduto nei 365 giorni che stiamo salutando e ringraziate per tutto quello che vi arriverà.
La salute, i soldi, il lavoro, l’armonia in famiglia, l’amore.
Tutto

Vi voglio bene 

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