Vorrei averlo scritto io…condivido parola per parola
Archivi del mese: aprile 2014

Auguri!
L’alba del terzo giorno
Suonano le campane ed esplode la gioia ! Il dolore, la morte, tutto ha finalmente acquistato un senso
La vita inizia questa notte, alba del terzo giorno
Il diacono intona il Preconio Pasquale
“Esulti il coro degli angeli,
esulti l’assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.
……………..
O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli
inferi.
Di questa notte è stato scritto: la notte
splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.
Il santo mistero di questa notte sconfigge il
male,
lava le colpe, restituisce l’innocenza ai
peccatori,
la gioia agli afflitti”
Meditando sul Sabato Santo
Sabato Santo
Giorno di silenzio
Giorno di vuoto
Nulla si sa di questo giorno, nessun racconto, nessun ricordo, tutto tace
La Chiesa è spoglia, nessuna luce, nessuna celebrazione, le campane si sono fatte silenziose.
E’ il giorno dopo la morte, il giorno in cui la speranza sembra perdere senso, c’è solo un dolore infinito, un senso di abbandono
Anche noi viviamo il nostro Sabato Santo: nelle guerre, nella disoccupazione, nella difficoltà della vita di tutti i giorni, nelle malattie, nel dolore che tante volte ci sembra senza senso, nella corruzione, nella insensibilità di chi dovrebbe governare per il bene del popolo e non per il proprio tornaconto, nei momenti in cui fiducia e speranza sembrano diventare parole senza significato…
Questa è la giornata del mistero… come per la gravidanza il tempo cresce per arrivare al momento in cui nascerà la vita nuova. Il silenzio del sabato non è mutismo ma un tempo pieno di energie vitali
E’ il giorno dell’attesa, ed è questo il suo messaggio
Vivo questa attesa….
Venerdì Santo
COLLOCAZIONE PROVVISORIA di don Tonino Bello
Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria.
La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.
Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo.
Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima che hai partorito un figlio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra.
Coraggio. La tua Croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio. Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della Croce.
“Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio.
Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. Coraggio, tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.
Domenica delle Palme
Per riflettere
Da un brano di Paolo Curtaz
Abitudini
Siamo talmente abituati alla morte di Dio, talmente riempiti di riflessioni e meditazioni, e stanche prediche sulla salvezza, da avere tutto chiaro, tutto colto, tutto imparato. Non ci serve null’altro. Al più qualche emozione resa possibile dalle nuove tecniche, dalla modernità e dai prodigi della tecnica, una cruenta passione come quella di Gibson, ma nulla di più.
E assistiamo ancora una volta al dono di Dio come se fosse una cosa dovuta, un evento banale, quasi abitudinario, presente ma debole, scontato ma inutile.
Peggio: ci fermiamo alla crosta, ascoltiamo e diciamo parole di cui non conosciamo veramente il significato.
Gesù è morto per noi. E nessuno sente il bisogno di salvezza.
Egli è morto per i nostri peccati. E noi stiamo attenti a sottolineare i peccati degli altri.
Ha donato se stesso. E non sappiamo che farcene di questo dono.
Avessimo il coraggio di tornare a quei giorni, di riviverli, di lasciarci interrogare e scuotere!
Avessimo il coraggio di osare perforare i Vangeli, di toglierli dalla patina di incenso che li avvolge per guardare negli occhi il Nazareno che ha deciso di donarsi fino in fondo.
Lo spettacolo è pronto, tutti i protagonisti sono la loro posto.
Ha inizio la morte di Dio.
Abbiamo il coraggio, in questi giorni, di rimetterci in gioco, di identificarci.
SAN FREDIANO, IL QUARTIERE DEI BECERI MODELLO
“Il rione di Sanfrediano è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall’alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v’è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l’immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta. Ma non tutto è oro quel che riluce. Sanfrediano, per contrasto, è il quartiere più malsano della città; nel cuore delle sue strade, popolate come formicai, si trovano il Deposito Centrale delle Immondizie, Il Dormitorio Pubblico, le Caserme”….
Così inizia “Le ragazze di Sanfrediano” di Vasco Pratolini
E proprio da Porta Sanfrediano inizia la nostra prima passeggiata per le strade di Firenze di quest’anno, passeggiate che sono organizzate dal Teatro di Cestello e che vogliono far conoscere non tanto monumenti e vie principali quanto le particolarità, i luoghi nascosti, il significato dei nomi di vie e piazze…. Tutto quello, insomma, che difficilmente si vede e si conosce andando sempre di corsa…..
Si parte così dalle mura arnolfiane, un bel gruppetto, grandi e piccini guidati dalla dolce e bravissima Valentina che conosce ogni piccolo particolare ed ogni piccola cosa da vedere….
La porta che si chiamava Porta a Pisa (infatti da lì partiva la via principale per Pisa) si apre su una piazza chiamata di Verzaia perché vi si teneva il mercato delle verdure che provenivano dagli orti e spazi verdi fuori delle mura.
Da lì passiamo in Piazza del Tiratoio, una piccola piazza che prende il nome da uno dei tanti tiratoi, stabilimenti dell’arte della lana che era una delle principali attività a Firenze in particolare verso la fine del XVII secolo quando Cosimo III de’ Medici volle concentrare i tiratoi nella zona d’Oltrarno.
Sempre qui troviamo la sede dell’Antico Setificio Fiorentino, altro polo di eccellenza fiorentina fin dal trecento che ancora produce magici tessuti con gli antichi telai, disegni e cartoni e filati pregiatissimi.
In fondo alla piazza si vede la grande cupola della Chiesa di San Frediano in Cestello e lì ci avviamo…
Arrivati nella Piazza di Cestello – che in antico si chiamava Piazza dell’Uccel Grifagno – la prima cosa che colpisce è la mole della Chiesa (che però non visitiamo)
mentre a sinistra troviamo la Caserma Cavalli, che si trova in quello che era il Granaio dell’Abbondanza fatto costruire da Cosimo III per conservare il grano per i tempi di carestia – infatti sulla facciata spicca ancora lo stemma mediceo.
Attraverso la via del Piaggione la piazza è collegata con l’Arno. Il nome Piaggione ricorda che un tempo qui c’era una discesa che portava ad una specie di spiaggetta sul fiume: la gran quantità di telai e di lavorazioni richiedeva un forte consumo di acqua che veniva così prelevata direttamente dal fiume
Ci inoltriamo per Borgo Sanfrediano, Diladdarno (come si dice a Firenze), la via dove si trovano ancora tante botteghe di artigiani.
Passiamo davanti alla Piazza del Carmine dove si trova la Chiesa omonima che conserva al suo interno la famosa Cappella Brancacci con gli affreschi di Masaccio,
e proseguiamo per Via di Santo Spirito. Tante cose belle da vedere lungo le strade del quartiere, i palazzi delle più grandi famiglie come i Frescobaldi e i Guicciardini – palazzi che si affacciano sui lungarni ma che hanno qui delle pregiate strutture e, all’angolo con Via dei Geppi, il palazzo San Francesco, la prima casa torre, il “prototipo” dei grattacieli!
E poi tanti particolari vecchi, come le finestre dei bambini
un’edicola dedicata alla Madonna
o una bella lanterna
e nuove…un’opera di Clet
o un “bandone” dipinto
Una piccola deviazione ci porta in vi dei Coverelli : qui si può vedere come i fiorentini riuscissero ad allargare le loro case senza dover pagare la tassa del suolo pubblico…..
Ancora poco ed arriviamo nella stupenda Piazza Santo Spirito, sicuramente una delle più belle di Firenze, dominata dalla splendida Basilica di Santo spirito, dove Brunelleschi ha dato la sua preziosa impronta.
Essendo domenica siamo arrivati mentre si svolgeva la Messa per cui ci siamo goduti un momento di riposo allo splendido sole che ci ha accompagnato (e fatto sudare…) …..con la rituale foto di gruppo….
Per descrivere l’interno della Basilica ci vorrebbe una giornata per cui lascio a chi vorrà visitarla il piacere di scoprirla angolo per angolo
….ma non posso tacere di una preziosità conservata nella sacrestia: il Crocifisso, opera giovanile di Michelangelo, scolpito (unica volta nella sua vita) quando aveva probabilmente diciassette anni come ringraziamento al priore per averlo ospitato nel convento per poter studiare i cadaveri, cosa allora assolutamente proibita, che ha permesso poi a Michelangelo di creare le sue meravigliose e perfette sculture.
E con questa gemma si chiude la nostra passeggiata, ci salutiamo mentre un piccione ci guarda dall’alto della Basilica….