Sì, questa striscia fa ridere…..ma se ci pensiamo bene è anche molto vera!!!
Quanto spesso siamo noi la causa della nostra infelicità quando non accettiamo la nostra vita….
Io c’ero, avevo 5 anni, ma ricordo molto bene questa giornata con una strana emozione, coinvolta dalla festa che vedevo intorno a me: anche a casa nel poco che c’era ci fu una piccola crostata che mamma era riuscita a fare sacrificando un barattolino di marmellata
La ricordo con la paura che spesso mi aveva preso il cuore, ancora sgomenta per tutte le paure che avevo provato durante quegli anni in quella Roma Città Aperta in cui era così difficile vivere…. la borsa nera e il poco poco da mangiare, i bombardamenti, i traccianti della contraerea la notte… anche se nonostante tutto sentivo forte in casa e fuori la voglia di pace.
La ricordo con gusto, proprio uno dei cinque sensi, per la scatoletta di zuppa di fagioli che mi regalò un americano allungandosi dal camion su cui passavano nel loro ingresso a Roma. Di sicuro non proverò più lo stesso piacere con cui mangiai quella zuppa dopo anni delle solite poche cose…
La ricordo con amore perché finalmente papà sarebbe tornato a casa, quel papà di cui avevo ricordi forti ma piccoli – i suoi capelli “di qua e di là e niente in mezzo… gli occhi azzurri come quelli della sorellina, i salti sulle sue ginocchia – dato che era stato mandato a lavorare a Bergamo all’inizio della guerra ed era stato così difficile avere sue notizie….passavano anche settimane, attaccate alla radio tenuta bassissima nei rari momenti in cui veniva data la corrente, per sentire se c’era un messaggio in codice che rassicurasse almeno della sua vita.
Ricordo il coraggio, la solidarietà, e soprattutto ricordo la sensazione forte, meravigliosa che aveva dato a tutti quel messaggio ripetuto tante volte “La guerra è finita” e il senso forte di LIBERTA’ che era nato nel cuore!
Ieri sera sono andata a vedere uno spettacolo molto bello sulla resistenza, scritto e “vissuto” dalla giovane artista Marta Cuscunà. Lo spettacolo terminava con le parole
“RESISTENZA oggi e sempre RESISTENZA perché è bello vivere liberi”
E questa mattina mi sono ricordata della struggente poesia di Piero Calamandrei
Lo avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi
non con i sassi affumicati dei borghi inermi
straziati dal tuo sterminio
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non con la primavera di queste valli
che ti vide fuggire
ma soltanto con il silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi con lo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama ora e sempre
Resistenza.
Vorrei dire ai giovani “La libertà è una cosa grande, non ve la lasciate scappare, non vi fate addormentare, resistete a chi vi vuole piatti e sfiduciati…. Vivete con gioia e consapevolezza perché la cosa che più conta e che ogni persona al mondo desidera più di ogni altra cosa:
Vivere liberi!
Uno dei luoghi di rito per la Pasquetta dei fiorentini era (ma penso che lo sia ancora) il Pratone di Vallombrosa.
Il Pratone è grandissimo e può accogliere mezza Firenze senza che ci si dia noia….anzi, magari offrendo l’occasione ad amicizie nuove e per i bambini di formare bei gruppi e divertirsi tutta la giornata.
Noi, cognati, cognate, suocere e figli già formavamo un bel gruppo di 18 persone…
La sera prima, finiti i festeggiamenti pasquali, ci eravamo dedicati alla preparazione del picnic: immancabili la frittata di pasta
la schiacciata con la mortadella
le uova sode
e varie pizze salate
ovviamente con un buon Chianti e l’acqua….meglio dell’acqua fresca di montagna cosa c’è!!!!
La meravigliosa foresta di Vallombrosa copre un’area che va dai 500 ai 1400 metri circa ed era ricoperta inizialmente da faggi, castagni e cerri. Poi i monaci benedettini vallombrosani introdussero l’abete bianco creando una delle più belle abetine dell’Appennino Toscano.
A proposito dei monaci la storia racconta che ai primi di marzo del 1036 il monaco benedettino Giovanni Gualberto (che poi fu dichiarato santo) stesse scappando da Firenze a causa dei suoi contrasti con il vescovo e si trovasse in un luogo chiamato allora Acquabella. Di notte lo sorprese una tempesta e lui decise di fermarsi sotto un vecchio faggio
(Il vecchio faggio di San Gualberto)
Quando si svegliò si stupì di avere i vestiti completamente asciutti: il vecchio faggio aveva rivestito i suoi rami di foglie e l’aveva riparato! Giovanni interpretò questo miracolo come segno che si dovesse fermare lì e infatti lì fondò la Congregazione dei monaci benedettini Vallombrosani. Da quel piccolo insediamento nacque la bellissima Abbazia di Vallombrosa.
Nel 1866 il territorio passò allo stato italiano che vi insediò il primo Istituto Forestale italiano per il rimboschimento. Alle vecchie piante furono aggiunte altre specie esotiche – la più importante ed imponente è la Tuya gigantea.
Ma …. ho perso di vista il perché di questo post….. “sfogliando” i ricordi mi è venuto in mente il più divertente dei picnic passati in quel prato: il giorno di Pasqua (doveva essere il 1978) era passato col sole quindi ci eravamo preparati per il picnic del giorno dopo…. Ma lunedì mattina diluviava!!! Sperando sempre che il tempo migliorasse siamo partiti in pompa magna! Arrivati al pratone la violenza dell’acqua non dava neppure la possibilità di scendere dalle macchine. Intenzionati a passare la giornata all’aperto rimanemmo imperterriti!!!! Non c’erano ancora i telefonini per cui scambiavamo chiacchiere e pensieri urlando dal finestrini per coprire il rumore della pioggia!!!!
Al momento di mangiare, tra le risate generali, si accostarono le macchine e si iniziò il passaggio delle cibarie (ognuno aveva preparato qualcosa che poi avrebbe messo in comune). Nonostante tutto riuscimmo a mangiare in allegria…anche se con i piatti un po’ “inumiditi”!
Il ritorno a Firenze avvenne ancora sotto la pioggia battente ….. Ma – per la verità – quella fu la Pasquetta più originale e divertente che io mi ricordi!!!!
“Cristo è risorto”
“Sì è veramente risorto”
Così si salutavano i primi cristiani il giorno di Pasqua ed era un saluto pieno di gioia perché sapevano che insieme a Cristo ogni creatura risorge.
Dietro a Lui che ci ha aperto la strada mettiamo i nostri piedi e non importa il nome che diamo alla nostra fede, quello che conta è che sia un cammino di Pace, di Fratellanza, di Accoglienza, di Verità, di Amore!
Questo è il mio augurio per me e per noi tutti!
BUONA PASQUA
Venerdì Santo, giorno del silenzio….
Solo quando avremo taciuto noi,
Dio potrà parlare.
Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto.
Nel silenzio maturano le grandi cose della vita:
la conversione, l’amore, il sacrificio.
Quando il sole si eclissa pure per noi
e il Cielo non risponde al nostro grido,
e la terra rimbomba cava sotto i passi,
e la paura dell’abbandono rischia di farci disperare,
restaci accanto.
In quel momento, rompi pure il silenzio: per dirci parole d’amore.
E sentiremo i brividi della Pasqua!
(don Tonino Bello)