Dedicata alle persone colpite dal sisma

Ancora una poesia… anche questa parla per me …

Con il mio pensiero e la mia preghiera per tutte le persone che stanno vivendo nella paura, nel dolore, perchè possano ritrovare speranza e voglia di andare avanti ancora una volta…

Terremoto

Non tremare disse l’albero alla terra
non aver paura
la tua paura è disastrosa

Non te ne accorgi, ma ogni tuo singhiozzo
è devastante

Fai piangere i bambini,
urlare le madri,
e i vecchi inorridisci

Ma la terra sorda e cieca non sentì l’albero
né i bambini, né le madri
e non vide l’orrore negli occhi degli anziani

Tremò e tremò
ancora
incosciente di ciò che provocava

L’alberò stesso cedette a quella furia
poi un altro e altri mille al suolo
e case, palazzi, castelli e chiese

ma perché tremi tanto? Urlarono le rovine

La terra sentì quel grido immane
e fermò quel suo tremore
la sua vista ritornò osservando la devastazione provocata

rispose

è l’uomo, terrorizza la mia vita!

(Cesare Righi)

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La sento mia…

Entro nella vecchiaia in punta di piedi, 
come in un bosco d’autunno, 
passo dopo passo sulle foglie vive 
che ancora cadono. 
Davanti a me – l’albero della vita.
E lentamente con sguardo ansimante 
salgo verso il passato 
e scendo nei giorni futuri. 
Finalmente! Tanto infinito è per me 
il cammino senza fretta.
Le direzioni non sono avare di curve. 
La lontananza non fa male. 
Non colpisce il gong della luna. 
Non può essere incatenato 
lo spirito che ha infranto le catene.
Non ti può essere tolto 
quello che hai dato. 
Mi rimane un’ultima 
goccia di luce senza fine. 
E spira pace dal mondo intero.

Blaga Dimitrova

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Oggi, 11 ottobre 2016.

Il Santo del giorno è San Giovanni XXIII – il mio Papa!

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Ci vorrebbe tanto, non solo un post, per raccontare la storia del “Papa buono”, una persona che in meno di cinque anni di pontificato è riuscito a dare nuovo slancio alla Chiesa.

Eletto come “papa di transizione” per la sua età, ha conquistato il cuore di tutti per la sua gentilezza, il suo calore umano e il suo buon umore.

Già la scelta del nome – un nome che era quello di un antipapa – aveva fatto capire che quella persona così semplice, ma gran diplomatico, non era un “vecchietto” facile da gestire ma avrebbe gettato scompiglio e procurato grandi sorprese.

Fu così infatti: dopo la sua elezione nell’ottobre del 1958 iniziarono le sue uscite dal Vaticano, l’Ospedale del Bambin Gesù

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il carcere di Regina Coeli

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e le domeniche nelle varie Parrocchie di Roma, sempre sorridente in mezzo al popolo, sempre con una parola e un sorriso…

Poi la grande sfida, il Concilio Ecumenico Vaticano II, e il discorso che tenne ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro la sera dell’apertura, parole che nascevano dal cuore:

“tornando a casa, troverete i bambini, date loro una carezza e dite: questa è la carezza del papa. Troverete, forse, qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Dite che il papa è con loro…”

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Il Papa morì alle 19:49 del 3 giugno 1963.

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Perché “il mio Papa?”

Perché quelli sono stati i miei “anni giovani”, anni di studio e di presenza nel sociale e nella politica… anni in cui non c’era nei giovani quella assuefazione alla vita, quell’indifferenza che invece mi sembra caratterizzare molti dei giovani di oggi. Noi venivamo dalla guerra e conoscevamo molto bene la fatica del vivere, avevamo vissuto in prima persona la sofferenza che la guerra provoca e questa figura di Papa che aveva la parola Pax nel suo stemma ci faceva respirare un’aria nuova.

Sono stata in Piazza San Pietro con i miei amici ad ogni “fumata” aspettando con ansia e speranza il nome del nuovo pontefice…ed ero lì quando si sono spalancate le vetrate del balcone ed è apparsa questa figura che contrastava così fortemente con l’altra magra e ieratica di Pio XII.

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Ero a salutarlo insieme a tanti quando passava col treno diretto a Loreto per affidare alla Madonna il Concilio che sarebbe iniziato il giorno dopo.

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Ero in Piazza quando fece il suo magico discorso della luna all’apertura del Concilio.

“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera – osservatela in alto – a guardare a questo spettacolo.” 

Sono stata in Piazza col cuore addolorato a seguire giorno per giorno le notizie del suo aggravamento.

Ero in Piazza quando le finestre dello studio si chiusero e si spense la luce annunciando il suo ritorno alla Casa del Padre.

Ma più di tutto ero spesso in Via Veneto la mattina presto – lavoravo in una via traversa e mi piaceva arrivare presto per poter fare una passeggiata prima di entrare in ufficio – e tante volte ho incontrato una macchina scura da cui si affacciava un viso sorridente che sventolava la mano in segno di saluto…. Era il Papa che ogni volta che poteva sgattaiolava in incognito dal Vaticano con la complicità di mons. Capovilla per andare a godere il bel verde di Villa Borghese prima di iniziare la sua giornata di lavoro….

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Che dite…. Non è abbastanza per sentirlo particolarmente vicino?

 

 

4 ottobre festa di San Francesco

Per ricordare la festa di oggi ho scelto dal delizioso libro di Bobin Christian questo brano che fa risaltare la tenerezza con cui Francesco fa capire a fra’ Ginepro quale sia la vera predicazione…

“Un giorno, uscendo dal convento, san Francesco incontrò frate Ginepro. Era un frate semplice e buono e san Francesco gli voleva molto bene.

Incontrandolo gli disse: «Frate Ginepro, vieni, andiamo a predicare».

«Padre mio» rispose, «sai che ho poca istruzione. Come potrei parlare alla gente?».
Ma poiché san Francesco insisteva, frate Ginepro acconsentì. Girarono per tutta la città, pregando in silenzio per tutti coloro che lavoravano nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente pieno d’acqua.
Dopo aver attraversato più volte tutta la città, san Francesco disse: «Frate Ginepro, è ora di tornare al convento».
«E la nostra predica?».
«L’abbiamo fatta… L’abbiamo fatta» rispose sorridendo il santo”

da “Francesco e l’infinitamente piccolo”

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Tanti auguri ai Francesco e alle Francesca e a tutti una buona giornata nel nome di questo grandissimo santo!