Il Santo del giorno è San Giovanni XXIII – il mio Papa!

Ci vorrebbe tanto, non solo un post, per raccontare la storia del “Papa buono”, una persona che in meno di cinque anni di pontificato è riuscito a dare nuovo slancio alla Chiesa.
Eletto come “papa di transizione” per la sua età, ha conquistato il cuore di tutti per la sua gentilezza, il suo calore umano e il suo buon umore.
Già la scelta del nome – un nome che era quello di un antipapa – aveva fatto capire che quella persona così semplice, ma gran diplomatico, non era un “vecchietto” facile da gestire ma avrebbe gettato scompiglio e procurato grandi sorprese.
Fu così infatti: dopo la sua elezione nell’ottobre del 1958 iniziarono le sue uscite dal Vaticano, l’Ospedale del Bambin Gesù

il carcere di Regina Coeli

e le domeniche nelle varie Parrocchie di Roma, sempre sorridente in mezzo al popolo, sempre con una parola e un sorriso…
Poi la grande sfida, il Concilio Ecumenico Vaticano II, e il discorso che tenne ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro la sera dell’apertura, parole che nascevano dal cuore:
“tornando a casa, troverete i bambini, date loro una carezza e dite: questa è la carezza del papa. Troverete, forse, qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Dite che il papa è con loro…”

Il Papa morì alle 19:49 del 3 giugno 1963.

Perché “il mio Papa?”
Perché quelli sono stati i miei “anni giovani”, anni di studio e di presenza nel sociale e nella politica… anni in cui non c’era nei giovani quella assuefazione alla vita, quell’indifferenza che invece mi sembra caratterizzare molti dei giovani di oggi. Noi venivamo dalla guerra e conoscevamo molto bene la fatica del vivere, avevamo vissuto in prima persona la sofferenza che la guerra provoca e questa figura di Papa che aveva la parola Pax nel suo stemma ci faceva respirare un’aria nuova.
Sono stata in Piazza San Pietro con i miei amici ad ogni “fumata” aspettando con ansia e speranza il nome del nuovo pontefice…ed ero lì quando si sono spalancate le vetrate del balcone ed è apparsa questa figura che contrastava così fortemente con l’altra magra e ieratica di Pio XII.

Ero a salutarlo insieme a tanti quando passava col treno diretto a Loreto per affidare alla Madonna il Concilio che sarebbe iniziato il giorno dopo.

Ero in Piazza quando fece il suo magico discorso della luna all’apertura del Concilio.
“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera – osservatela in alto – a guardare a questo spettacolo.”
Sono stata in Piazza col cuore addolorato a seguire giorno per giorno le notizie del suo aggravamento.
Ero in Piazza quando le finestre dello studio si chiusero e si spense la luce annunciando il suo ritorno alla Casa del Padre.
Ma più di tutto ero spesso in Via Veneto la mattina presto – lavoravo in una via traversa e mi piaceva arrivare presto per poter fare una passeggiata prima di entrare in ufficio – e tante volte ho incontrato una macchina scura da cui si affacciava un viso sorridente che sventolava la mano in segno di saluto…. Era il Papa che ogni volta che poteva sgattaiolava in incognito dal Vaticano con la complicità di mons. Capovilla per andare a godere il bel verde di Villa Borghese prima di iniziare la sua giornata di lavoro….

Che dite…. Non è abbastanza per sentirlo particolarmente vicino?