Retrospettiva

Oggi ripensavo alla giornata di Natale, così inaspettatamente gioiosa, piena di calore, di sorrisi, di risate, di piatti appetitosi, di crostini preparati tutti insieme in cucina nel caos delle persone e del “nostro” Teo – cane ingombrante ma dolcissimo, impazzito dai profumi che gli arrivavano al naso, che elemosinava con sguardo tenero qualche bocconcino…

Buonissimo l’antipasto, strepitose le lasagne della zia Francesca, eccellente l’arista tenera e succulenta e le patate al rosmarino dello chef Sabina… ma la frutta? Eppure l’avevo presa: clementine, uva e anche due melograni portafortuna…

Vado a vedere in veranda e infatti c’erano le buste di carta piene della bella frutta… mi è scappato un sorriso. Non sarebbe successo se ci fossi stato tu: era la tua passione preparare dei bellissimi vassoi che sembravano quadri, non lo lasciavi fare a nessun altro!

Ecco, anche se in ritardo, ho preparato io il cestino, non so se l’approverai ma ci ho messo tutta la mia buona volontà!

E come ti abbiamo sentito tutti presente e anche divertito a Natale, così ti penso io ora, che magari scuoti la testa… “potevi fare meglio!”

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Santi Innocenti

Molti anni fa, dopo che le bambine avevano già iniziato la scuola, iniziai a fare volontariato: mi sembrava fosse il minimo dare qualche ora del mio tempo libero agli altri, ma non sapevo dove. Una amica mi chiese di andare con lei al Cottolengo e, nonostante un po’ di titubanza, accettai.

Avevo sentito parlare di questa struttura con una serie di stereotipi e stigmi, come se fosse un luogo cupo, quasi un lazzaretto.

Invece, arrivata sulla collina del Poggetto, mi trovai davanti ad un bell’edificio, luminoso, grandi vetrate, corridoi ampi, camere accoglienti e una pulizia meticolosa.

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Fui accompagnata al reparto “Santi Innocenti” e mi è tornato in mente questo lungo periodo proprio oggi che la Chiesa ricorda i piccoli innocenti uccisi da Erode.

Lì ho conosciuto delle suore – per dirlo alla fiorentina – veramente ganze, che si occupavano giorno e notte, con amore e dedizione unica, delle “bimbe” a loro affidate, nonostante la fatica dovuta alle loro difficoltà mentali e fisiche.

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Ero veramente affezionata ad ognuna delle bimbe, alle loro storie, a volte veramente tristi, di abbandono e solitudine, ma erano entrate finalmente in una grande famiglia.

Potrei scrivere un libro per ognuna di loro: da Giuliana che mi applaudiva ogni volta che arrivavo e dovevo fermarmi a baciarla prima delle altre, ad Anna – che era una persona normale ma chiusa lì dentro per stare con la sorella dato che “non erano all’altezza della famiglia” o Lina che cantava di continuo le canzoni di Gianni Morandi…

Ma è di Maria che voglio raccontare, Maria che è stata per me una maestra di vita.

Maria non parlava, anche se seguiva attentamente ogni discorso che veniva fatto. L’unica sua occupazione dalla mattina alla sera era camminare, su e giù nel corridoio con passo lungo e veloce. Si fermava solo, e di malavoglia, per mangiare velocemente e ripartire.

Una mattina, mentre scendeva dal letto, scivolò e si ruppe il femore. Non era in condizioni di subire un intervento (parlo di una quarantina di anni fa, la medicina era diversa) e l’unica possibilità era che restasse immobile a letto per permettere all’osso di calcificarsi. Fu un attimo di panico… come era possibile far stare ferma Maria?

Invece, per più di un mese Maria restò immobile a letto. All’ultima visita il dottore dichiarò che l’osso si era calcificato per cui si poteva iniziare la riabilitazione, sperando che riuscisse ad alzarsi nuovamente in piedi.

Maria lo guardava con gli occhi spalancati: in men che non si dica scese dal letto e senza neppure le scarpe iniziò di nuovo il suo viaggio in su e giù per il corridoio, con un sorriso di trionfo stampato sul viso!

Con la sua voglia di vita aveva superato ogni paura, là dove noi avremmo impiegato chissà quanto tempo per riprendere il via!

Me ne sono ricordata parecchie volte, quando la paura mi tratteneva a prendere decisioni difficili… ma ho pensato a lei e tutto è diventato facile!

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Vigilia

Quando il sonno fa un po’ i capricci, per addormentarmi recito poesie.
Un trucco che mi aiutato tante volte a mantenere la calma.
Questa notte il vento mi ha riportato la mia prima poesia di Natale, scritta apposta per i miei quattro anni dalla mia mamma:

“E’ Natale, è Natale,
gli angioletti son discesi
hanno candide le ali
e il vestito tutto d’or!
O mammina mia diletta
O mio caro e buon papà
questa vostra figlioletta
tanti auguri oggi vi fa!”

Buona Vigilia!

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Inverno

Questa notte ho faticato ad addormentarmi per il rumore che non dava tregua a causa della pioggia violenta e del vento che soffiava a 61 km/h.

Perciò alle 5 circa ero ancora sveglia e mi sono ricordata che era proprio l’ora in cui quest’anno inizia l’inverno. Direi che quest’anno l’inverno si è preso sul serio!

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Tra un anno bisestile e l’altro il tempo solare non tiene il passo con quello stabilito per convenzione e così quest’anno il solstizio d’inverno  non è caduto il fatidico 21 dicembre:   ci rimetteremo in pari nel 2020 e spero che si smetta di dire che l’anno bisestile porta male…

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Uno dei detti popolari dice “anno bisesto, anno funesto” ma a casa mia ricordo che dicevano “anno bisesto bato chi ci resto” con un madornale schiaffo alla grammatica!

Ma come dice Rodari

L’anno nuovo

Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

Nel salutare l’inverno e pensando all’anno nuovo ormai vicino auguro a me e a tutti voi di “fare” un anno di pace, di rispetto, di generosità, di attenzione alla nostra MadreTerra!

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A chi

Trovo molto bello questo augurio che condivido in tutti i passaggi e lo divido con voi!

“A chi aspettava dicembre.
A chi ha avuto l’impressione che novembre sia passato molto velocemente, a chi ha sempre l’impressione che il tempo voli e di non riuscire proprio a stargli dietro.
A chi ama dicembre e a chi lo odia.
A chi sa che a dicembre alcune mancanze si fanno sentire molto più che in tutto il resto dell’anno, a chi ha perso qualcuno che invece lo scorso dicembre c’era ancora, a chi ha perso qualcuno che non c’è più da molti mesi di dicembre e che, tuttavia, manca ancora esattamente come il primo giorno.
A chi cerca la pace, a chi comincia a fare bilanci, a chi invece non trova il tempo nemmeno per pensarci.
A chi ama addobbare casa, a chi metterà luci ovunque, a chi inizierà a immaginare il ritorno delle persone che vivono lontane e a Natale possono essere finalmente riabbracciate.
Ai bimbi che sono una festa con la loro stessa presenza, ai sorrisi, alle coccole, alle recite natalizie, alle canzoncine, alle filastrocche, ai piccoli esploratori di sogni.
A chi non smette mai di usare la fantasia, a chi spera, nonostante tutto.
A chi si sente solo, a chi fa del bene tutto l’anno, a chi pensa sempre agli altri.
A chi si sente sempre sbagliato, a chi questo dicembre dovrà fare a meno di qualcosa o di qualcuno, a chi comincia a capire che non tutte le perdite sono un male, a chi sarà pronto a ricominciare.
A chi legge queste parole , perché qualunque sia il vostro stato d’animo, qualunque cosa vi sia accaduta, qualunque sia il desiderio che sta nascosto nel vostro cuore, dicembre possa portare giorni sereni e piccole palline colorate piene di gioia. ”

Laura Messina

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