E’ presto ma fuori è già buio, mi preparo una tazza di tisana di quelle che già sanno di Natale…..arancio e cannella, e mi lascio andare ai ricordi….

I primi di dicembre mamma tirava giù dal mobile lo scatolone del Presepe: noi tre sorelline, intorno al tavolo, aspettavamo che l’aprisse e che i personaggi venissero fuori – ognuno incartato in un pezzo di giornale perché non si sciupassero (non erano di plastica!) – e per ognuno c’era un saluto…. Erano vecchi amici, ognuno col suo nome…. C’erano la sora Giovanna, il sor Alberto, Marianna la lavandaia, Diogene (chissà poi perché si chiamava così), Giovannino il pastorello bambino… E via via tutti gli altri.…
Poi le palme, il fuocherello di carta rossa con il paiolo della polenta e dietro il vecchio accoccolato per terra… il pozzo con il secchio, il muschio, le cortecce raccolte dagli alberi durante le passeggiate estive, lo specchietto e la carta celeste per fare il lago e la stagnola tagliata a striscine sottili per simulare la cascatella…sul laghetto finivano sempre due pesciolini e una paperella di plastica, tante, tante pecorelle.
Ultimi erano Giuseppe, Maria e il Bambino che passavano di mano in mano per il bacetto rituale.
Un discorso a parte erano i Magi che con l’elefante e il cammello arrivavano da lontano e per questo venivano messi all’ingresso… per avanzare giorno per giorno nel nostro lungo corridoio ….
Poi la preparazione: quando c’era ancora papà era lui a preparare la scenografia, sul vecchio baule di nonna, con la carta roccia e il cielo pieno di stelle, le montagne con le casette piccole piccole e la capannuccia in primo piano, i sentieri fatti con la ghiaia raccolta ai giardinetti e il muschio per i cespugli. Poi toccava a noi mettere i personaggi, le pecore, la gallina con i pulcini, la capretta che era un po’ troppo grande ma insomma ci stava bene lo stesso…e il cane marrone che era sempre in prima fila.
Dopo la morte di papà abbiamo continuato noi a fare il Presepio, esattamente come lo faceva lui.

Mi piaceva tanto andare a vedere i Presepi che venivano fatti nelle Chiese: alcuni erano grandi come una camera e sembrava quasi di entrarci dentro….Facevamo un bel giro per vederne tanti e la sera era bello tornare a casa nelle strade un po’ buie ( non c’erano tutti gli addobbi e le luci di ora) con la manina stretta nella mano di mamma.
Mettere il Bambinello nella grotta toccava a me che ero la più piccola, ma Gesù nasceva sempre qualche ora prima perché non ce la facevo ad aspettare la mezzanotte!
Il giorno di Natale andavamo a casa dei nonni…
Era davvero un pranzo speciale quello del Natale: c’erano i cappelletti in brodo e non la solita minestrina…. e il brodo era vero…. Perciò c’era il lesso e le patatine, e poi il panettone e le noci, le nocciole e i fichi secchi….. da leccarsi i baffi!!!!

Alla fine del pranzo bisognava recitare la poesia. Nonostante la mia timidezza riuscivo a recitarla….una me la ricordo ancora:
“E’ Natale, è Natale
gli angioletti son discesi
hanno candide le ali
e la veste tutta d’or.
Oh mammina mia diletta
Oh mio caro e buon papà
Questa vostra figlioletta
Tanti auguri oggi vi fa!”
Nel pomeriggio la Tombola, con le cartelline e il cartellone… e i fagioli per segnare i numeri: spesso spesso i fagioli saltavano via dalle caselle e finivano in terra e bisognava rileggere tutti i numeri usciti perché il malcapitato potesse tornare a giocare….

Era Natale, tutto era semplice … ma si sentiva intorno amore e calore….