24 giugno

Oggi, 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, è la festa del santo patrono della “mia” Firenze (oramai mia anche se sono nata a Roma)

All’inizio la città era dedicata al dio Marte ed una sua statua era posta all’inizio del Ponte Vecchio, fin quando nel 1333 la piena dell’Arno la portò via…

Fu scelto San Giovanni per la sua somiglianza col carattere dei fiorentini, chiari e brevi nelle loro parole e coraggiosi e battaglieri, simbolo di rettitudine morale e di correttezza politica   …. almeno allora…ora purtroppo troppi sembrano aver perso questa sue stupende caratteristiche!

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Ma il 24 giugno è festa e ai fiorentini interessa solo festeggiare la città!

Al mattino c’è stata la consegna dei ceri accompagnati dal gonfalone della città e la messa solenne in Duomo

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Di solito anche io ero “in centro” a vivere in pieno la festa.

Oggi invece sono davanti alla TV a vedere in diretta Firenze in festa! L’età obbliga a cambiare un po’ la vita…

È iniziato ora il corteo storico che accompagna le squadre dei calcianti del calcio storico.

Avanti a tutti ci sono i Sergenti di Guardia e di Balia, seguiti dal Gonfalone e da Bandierai e Sbandieratori.

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Non posso nominare tutti perché sono veramente tanti ma segnalo i personaggi più importanti: il Maestro di Campo, vestito di velluto nero, che deve far rispettare le regole con la sua scorta vestita in azzurro.7

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L’Araldo della Signoria che chiederà  al Magnifico Messere (che quest’anno sarà Pierfrancesco Favino) di dare il via alla tenzone. Dietro ai calcianti ci sono il Pallaio (che porta i palloni), il Giudice Commissario, tre Arbitri e 8 Giudici di campo (2 per ogni quartiere)

Poi i gruppi delle Arti maggiori, poi fanti, cavalleria, bandierai e a chiusura del corteo le magnifiche madonne fiorentine con i loro superbi costumi cinquecenteschi, portatrici di grazia, bellezza e cortesia.

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E ora i calcianti stanno per salire sul bus che li porterà in Santa Croce per evitare scontri prima dell’inizio  e io vi lascio perché vado a seguire la partita.

Le squadre della finale:

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Prima dell’inizio c’è la cerimonia del “saluto alla voce”

Ogni frase è seguita da un colpo di tamburo

  1. State attenti al Comado
  2. Badate a voi, le armi in pugno
  3. Presentate le armi, salutate
  4. Rimettete le armi a terra
  5. Riposatevi sulle vostre armi
  6. L’ultima che emoziona e a cui tutti rispondono a gran voce:
  7. Gridate con me Viva Fiorenza!!! (accompagnata dallo scoppio delle colubrine)

Ultima cosa…stasera dalle 22 ci saranno i fuochi d’artificio, anzi I Fochi: ponti, palazzi, lungarni si riempiranno di fiorentini …. Saranno, come al solito bellissimi, specie per i fortunati che potranno vederli avendo davanti il Ponte Vecchio… uno spettacolo magico!

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Ma come al solito – i fiorentini diranno …  l’erano meglio quelli di anno!!!

Il mestiere di scrivere

«A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti».

Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte”

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Domenica alla Fierucola

Domenica 13 settembre, una splendida giornata per l’inizio della nuova stagione delle Fierucole.

Per essere esatti la prima giornata è stata ieri, dato che quando si svolge nella piazza della SS Annunziata la Fierucola dura due giorni, sabato e domenica, di solito della prima settimana del mese. Solo a settembre si svolge la settimana successiva perché il primo sabato è dedicato alla festa della Rificolona , di cui la Fierucola è la continuatrice ideale..

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La cornice è stupenda: la piazza è dominata dalla basilica della SS. Annunziata con la loggia dei Servi di Maria, da un lato il porticato dell’Ospedale degli Innocenti, opera del Brunelleschi e dall’altro quello speculare eretto da Antonio da Sangallo il Vecchio e Baccio d’Agnolo.

Come una ciliegina sulla torta in fondo c’è la via dei Servi che è come un cannocchiale puntato sulla cupola del Duomo,

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le due fontane dei Mostri Marini e la statua equestre di Ferdinando I° con lo stemma formato da uno sciame d’api che circondano l’ape regina.

I cerchi concentrici sono sfalsati e questo rende difficile contare il numero delle api senza confondersi… è uno dei luoghi in cui accompagno i miei ospiti, come la Farmacia di Santa Maria Novella, il caffè delle Giubbe Rosse….

Il tema della prima Fierucola è il Pane, il pane contadino, quello fatto a mano, con le farine macinate a freddo e cotte nel forno a legna.

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Si trovano tutti i tipi di farina,

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c’è l’olio, ci sono tutti i prodotti che si creavano nei piccoli poderi familiari, c’è la ricerca di frutti e sementi antiche e tutti i prodotti creati da piccoli artigiani.

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Insieme al mercato ora ci sono anche incontri e dibattiti per far conoscere le esperienze dei nuovi agricoltori e il loro amore per le loro origini rurali.

Io ho approfittato della bellissima domenica di sole per tornare in centro – dopo tanti giorni – e mi sono diretta in piazza. Una bella vista di gazebi bianchi

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e tante persone che girano, si informano, assaggiano, acquistano.

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C’è una bellissima atmosfera di amicizia, proprio come era un tempo nelle campagne, ci sono tanti colori, tanti profumi….. le erbe officinali, il pane, le verdure, i formaggi….

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Ho passeggiato fra i banchi, assaggiato il pane bruscato con l’olio, comprato i pomodorini gialli

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le pere volpine e le piccole mele limoncelle che mangiavo sempre da bambina

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ho fatto qualche foto e scambiato sorrisi

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….una eccezionale ricarica per il corpo e lo spirito!

Ed ora – ogni volta che mi sarà possibile – ci saranno le fierucole mensili nella piazza di Santo Spirito – e quelle della ceramica ad ottobre e quella di Natale, entrambe alla santissima Annunziata…

Vi racconterò…..

Stagione teatrale 2013/2014 – parte 2^

Proseguendo con gli spettacoli della passata stagione, nel mese di novembre il Maggio fiorentino ha presentato, in quel piccolo gioiello che è il Teatro Goldoni ritornato finalmente a nuova vita dopo anni di abbandono, “La Serva Padrona” di Pergolesi, un intermezzo buffo a cui ha partecipato Alessandro Riccio nelle vesti del servo Vespone.

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Un solo spettacolo al Teatro Verdi (i suoi prezzi sono assurdi…) ma che è bastato da solo a far dimenticare tutto il resto del palinsesto: lo sfolgorante “Priscilla – il musical”, una magia di colori, scene sfolgoranti e bellissime musiche (basta pensare a I will survive, Mamma mia, Material girl, It’s raining man)….

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Al teatro di Cestello “Aria di famiglia”, un ritratto duro e tenero di una famiglia che si ritrova per festeggiare la madre e “Parenti serpenti”: chi ha visto il film sa quanto può essere divertente ed insieme tragico questo testo che mette a nudo le difficoltà dei rapporti in una famiglia.

Due spettacoli semplici ma che comunque fanno trascorrere un bel pomeriggio

Al Teatro Dante “Pretty”: siamo andate per vedere dal vivo l’attore principale, Filippo Nigro, e abbiamo trovato una piacevole commedia piena di occasioni per ridere e per riflettere.

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Al Teatro Le Laudi “La panne” di Durrenmatt, la storia di un incidente e del suo tragico finale: un umorismo profondo che si lega a grandi temi quali la giustizia, la coscienza, il destino, l’individualità.

Ho lasciato per ultimi gli spettacoli che ho più amato

Il delicato e magico – soprattutto per chi come me ha vissuto quel periodo di canzoni  – “Tina Allori” che rivive attraverso i ricordi della nipote Letizia Fuochi, cantautrice che negli ultimi anni, oltre a produrre un disco notevole (Come l’acqua alla terra, che ha avuto ottime recensioni dalla critica specializzata), ha portato in tour più di un bello spettacolo di teatro-canzone.

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Al Teatro di Rifredi l’irresistibile Alessandro Riccio con il suo “Pane e volpi” storia di truffe, raggiri e imbrogli.

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Sempre a Rifredi ho assistito per la terza volta a “L’ultimo Harem” di Angelo Savelli, interpretato dalla stupenda Serra Ylmaz, Valentina Chico e Riccardo Naldini, uno spettacolo in cui tutto è strano, tutto è esotico a cominciare dallo spazio della rappresentazione. E’ come entrare in una favola ma non è favola: l’harem è una realtà dello spirito dove chiudere la propria donna ma anche le proprie insicurezze e il potere della donna che seduce attraverso il racconto.

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Al Teatro Puccini tre spettacoli: Bucce, con la bravissima e poliedrica Silvia Paoli.

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“Se non ci fossi io”, interpretata all’affiatatissimo trio – conosciuto in TV attraverso Distretto d Polizia – Daniela Morozzi, Gianni Ferreri e Roberto Nobile, che affronta in chiave comica, ma mai superficiale, le problematiche legate all’handicap, ma soprattutto alla paura di vivere e di amare.

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Il terzo spettacolo è stato il famosissimo “Caveman” il monologo più famoso al mondo dedicato al rapporto uomo-donna. Maurizio Colombi si esibisce rivelandosi un attore comico irresistibile.

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Nella splendida cornice di Villa Gerini di Colonnata uno spettacolo itinerante scritto e interpretato da Silvia Frasson insieme ad Alessandro Waldergan accompagnati dalle musiche del violoncello e della delicata voce della brava Naomi Berrill.  E’ un viaggio straordinario attraverso vari miti passando da vari stili interpretativi, dal comico al colloquiale fino alla recitazione drammatica e partecipata, al punto da coinvolgere emotivamente gli spettatori, del mito di Antigone.

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Per i due spettacoli al teatro comunale di Firenze (quello Vecchio, quello Bello che chiude i battenti, con grande tristezza dei fiorentini) non c’è bisogno di parole: una bellissima edizione della Madama Butterfly di Giacomo Puccini ed i sempre emozionanti “Carmina Burana”, con i soliti immancabili bis di “O Natura” richiesti a gran voce dalla platea entusiasta!

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A chiusura della stagione, al Mandela Forum “Giulietta e Romeo – ama e cambia il mondo”.

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Devo essere sincera? Nonostante tutto quello che si è detto, lo spettacolo mi ha lasciata indifferente. Niente di particolare le musiche e neppure le scene. Indubbiamente belli i balletti, anche se copiati alla grande da Notre Dame de Paris. Deliziosi e teneri invece i due protagonisti Giulia Luzi e Davide Merlini, dalle voci non eccelse ma che impersonano in maniera perfetta i due innamorati di Shakespeare.

 

 

 

 

 

 

Stagione Tetrale 2013-2014

Tornando un po’ indietro nel blog mi sono accorta che quest’anno non avevo fatto il mio consueto resoconto della stagione teatrale scorsa, cosa che faccio per non dover andare a cercare nella memoria…. ricordo bene cosa ho visto ma a distanza di tempo è più difficile ricordare in quale stagione.

Eccomi qua, allora, fortunatamente non ho cancellato il pro-memoria che insieme alla mia figliola facciamo all’inizio di ogni stagione.  E’ un lavoro complesso: partiamo avendo davanti agli occhi i vari palinsesti dei teatri fiorentini e inizia la “caccia al tesoro”… Per esempio lo scorso anno ci siamo trovate davanti una lista di spettacoli veramente lunga e interessante…. Ma a questo punto bisogna fare i conti con il tempo e soprattutto con il portafogli. Dato un budget che sia ammissibile ogni mese, bisogna restarci dentro e questo comporta una scelta accuratissima e difficile.

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Intanto c’è un punto fermo, oramai da tre anni, ed è l’abbonamento agli spettacoli del Teatro Lumière che ha il pregio di unire una spesa più che conveniente ad un palinsesto sempre di grande interesse, vario e piacevole: quest’anno la particolarità è stata data dal fatto che gli autori erano tutti viventi e tutti italiani., segno di quanto talento e forza creativa c’è ancora nel nostro teatro anche se purtroppo misconosciuta dai “grandi”.

La stagione è iniziata alla grande con Novecento di Baricco, in una versione ideata e recitata dal bravissimo Corrado d’Elia,

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seguito dal concerto acustico di Mariella Nava  – la poetessa delle note – con interventi spassosi e teneri di Anna Meacci.

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Due figli d’arte: Marco Morandi e Carlotta Proietti, insieme a Matteo Vacca hanno divertito con il loro “Non c’è due senza te”,

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così come Ennio Coltorti, insieme al figlio Emilio Jesus e a Germano Gentile in “Colpo basso”, storia di un pugile che non vorrebbe esserlo.

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Con loro sono ritornati i grandi amici del Lumiere: Michela Andreozzi, oramai conosciutissima, che ha regalato la primissima del suo nuovo spettacolo “Maledetto Peter Pan”;

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Michele La ginestra con Beatrice Fazi (la Melina di Un medico in famiglia) con “Ti posso spiegare”;

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Nicanor Cancellieri insieme a Franca Pampaloni e Silvia Laniado nel concerto clownesco “Troppe Arie” dove i tre interpretano due vecchie sorelle musiciste con la loro badante;

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“Signorine in trans” con Francesca Nunzi e Cinzia Berni;

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e ancora Diego Ruiz e Milena Miconi ne “La stranissima coppia”.

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Anche il Direttore artistico Marco Predieri ha presentato e recitato la sua deliziosa commedia “Cuori matti”

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La stagione si è conclusa con lo splendido musical – cantato e suonato dal vivo “Valjean con Fabrizio Rizzolo.

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Per gli altri teatri …. al prossimo post!

Il respiro del Novecento

Venerdì scorso ad una delle mie amiche virtuali…(che poi non è più così; anche se ci siamo solo sentite per telefono mi sembra di conoscerla da una vita) saranno fischiate le orecchie nel pomeriggio.

Già, perché ho partecipato ad una lezione-spettacolo, ultima della serie di 4 incontri sulla poesia  intitolati “Il respiro del novecento”.

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Leggo sulla brochure: “Questa rassegna è dedicata ai quattro elementi: terra, fuoco, acqua e aria come forze cosmiche nelle quali i poeti si immergono dando voce ad una dimensione sensoriale ed emozionale che trova nella poesia la propria quintessenza linguistica.”

Nel volantino si legge ancora:

“Il mio tempo ragiona come l’acqua la mia mano

Agisce come la polvere

In una eternità

In cui il vento compone per la sabbia

Un lessico incompiuto”

Gli incontri si sono svolti nella splendida Biblioteca Ragionieri di Doccia  (Sesto fiorentino) che si trova all’interno della Villa Buondelmonti nel quale il Marchese Carlo Ginori Conti nel 1737 creò la storica Manifattura delle porcellane di Doccia.

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All’interno fu poi creato il Museo di Doccia dove erano collocate, in ordine cronologico le produzioni dalle antiche stufe grezze fino agli ultimi prodotti artistici.

Al lato dell’ingresso ci sono dei tondi di ispirazione robbiana con i volti di quelli che sono considerati numi tutelari della manifattura (Leonardo da Vinci, Benvenuto Cellini, Luca della Robbia, Donatello ecc..)

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Nel 1893 la manifattura si fuse con la ditta milanese Richard e presto lo stabilimento divenne inadeguato alla grande espansione del lavoro per cui tutto fu spostato nel nuovo impianto di Sesto fiorentino. In un secondo tempo anche il Museo trovò una nuova collocazione.

La Biblioteca Ernesto Ragionieri nacque da un primo nucleo costituito dalla biblioteca privata di Claude Henry Amédée Chambion e dalla biblioteca popolare che già esisteva a Sesto. Quando divenne obbligatoria la presenza di una biblioteca comunale nacque questo spazio che tiene conto di tutta la gamma dei fruitori, che siano bambini, studenti, anziani, famiglie, con servizi moderni, ampi spazi per la lettura

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e per l’ascolto della vasta gamma di cd e un  piccolo giardino per i bimbi, senza per altro dimenticare la memoria storica conservata negli archivi comunali, dove si possono trovare particolarità come questi libro scritto nientemeno che da Carlo Lorenzini….Collodi!

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Io sono arrivata presto e posso assicurare che ho ringraziato il momento di relax che ho goduto, leggendo il mio libro, nel silenzio di una grande sala ricordo dei vecchi saloni della Villa!

…Ma avevo iniziato parlando dello spettacolo e mi sono persa a raccontare del posto incantevole in cui la Biblioteca è collocata….

Il titolo della lezione era “Nell’aria – vento di Elohim”

La bravissima Letizia Fuochi, con la sua  voce accattivante sia che canti o che reciti,

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accompagnata dalla chitarra di Francesco Cusumano ha fatto “incontrare” due autori per me magici, due poeti: Erri De Luca e Fabrizio De Andrè in un emozionante percorso carico di pathos.

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Partendo da “La buona novella” di Faber e “In nome della madre” di Erri le strade sembrano andare di pari passo cantando e raccontando di Maria, bambina e giovane donna, intramezzando poesie da “Opera sull’acqua” ed altri testi: Faber ed Erri hanno una visione della vita e dei suoi accadimenti che ha tanti punti in comune, poesia e musica che creano suggestioni ed empatia. Si avvicinano, si amalgamano perché, dice Erri, la scrittura è sorda e tocca alla musica creare la visione e risponde la visione di Faber “Poi vidi l’angelo mutarsi in cometa, dove forse era Sogno ma Sonno non era….”

Uno di quei pomeriggi indimenticabili da cui torni con un pieno di vita!

SAN FREDIANO, IL QUARTIERE DEI BECERI MODELLO

“Il rione di Sanfrediano è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall’alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v’è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l’immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta. Ma non tutto è oro quel che riluce. Sanfrediano, per contrasto, è il quartiere più malsano della città; nel cuore delle sue strade, popolate come formicai, si trovano il Deposito Centrale delle Immondizie, Il Dormitorio Pubblico, le Caserme”….

Così inizia “Le ragazze di Sanfrediano” di Vasco Pratolini

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E proprio da Porta Sanfrediano inizia la nostra prima passeggiata per le strade di Firenze di quest’anno, passeggiate che sono organizzate dal Teatro di Cestello e che vogliono far conoscere non tanto monumenti e vie principali quanto le particolarità, i luoghi nascosti, il significato dei nomi di vie e piazze…. Tutto quello, insomma, che difficilmente si vede e si conosce andando sempre di corsa…..

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Si parte così dalle  mura arnolfiane, un bel gruppetto, grandi e piccini guidati dalla dolce e bravissima Valentina che conosce ogni piccolo particolare ed ogni piccola cosa da vedere….

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La porta che si chiamava Porta a Pisa (infatti da lì partiva la via principale per Pisa) si apre su una piazza chiamata di Verzaia perché vi si teneva il mercato delle verdure che provenivano dagli orti e spazi verdi fuori delle mura.

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Da lì passiamo in Piazza del Tiratoio, una piccola piazza che prende il nome da uno dei tanti tiratoi, stabilimenti dell’arte della lana che era una delle principali attività a Firenze in particolare verso la fine del XVII secolo quando Cosimo III de’ Medici volle concentrare i tiratoi nella zona d’Oltrarno.

Sempre qui troviamo la sede dell’Antico Setificio Fiorentino, altro polo di eccellenza fiorentina fin dal trecento che ancora produce magici tessuti con gli antichi telai, disegni e cartoni e filati pregiatissimi.

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In fondo alla piazza si vede la grande cupola della Chiesa di San Frediano in Cestello e lì ci avviamo…

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Arrivati nella Piazza di Cestello – che in antico si chiamava Piazza dell’Uccel Grifagno – la prima cosa che colpisce è la mole della Chiesa (che però non visitiamo)

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mentre a sinistra troviamo la Caserma Cavalli, che si trova in quello che era il Granaio dell’Abbondanza fatto costruire da Cosimo III per conservare il grano per i tempi di carestia – infatti sulla facciata spicca ancora lo stemma mediceo.

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Attraverso la via del Piaggione la piazza è collegata con l’Arno. Il nome Piaggione ricorda che un tempo qui c’era una discesa che portava ad una specie di spiaggetta sul fiume: la gran quantità di telai e di lavorazioni richiedeva un forte consumo di acqua che veniva così prelevata direttamente dal fiume

Ci inoltriamo per Borgo Sanfrediano, Diladdarno (come si dice a Firenze), la via dove si trovano ancora tante botteghe di artigiani.

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Passiamo davanti alla Piazza del Carmine dove si trova la Chiesa omonima che conserva al suo interno la famosa Cappella Brancacci con gli affreschi di Masaccio,

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e proseguiamo per Via di Santo Spirito. Tante cose belle da vedere lungo le strade del quartiere, i palazzi delle più grandi famiglie come i Frescobaldi e i Guicciardini – palazzi che si affacciano sui lungarni ma che hanno qui delle pregiate strutture e, all’angolo con Via dei Geppi, il palazzo San Francesco, la prima casa torre, il “prototipo” dei grattacieli!

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E poi tanti particolari vecchi, come le finestre dei bambini

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un’edicola dedicata alla Madonna

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o una bella lanterna

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o un “bandone” dipinto

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Una piccola deviazione ci porta in vi dei Coverelli : qui si può vedere come i fiorentini riuscissero ad allargare le loro case senza dover pagare la tassa del suolo pubblico…..

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Ancora poco ed arriviamo nella stupenda Piazza Santo Spirito, sicuramente una delle più belle di Firenze, dominata dalla splendida Basilica di Santo spirito, dove Brunelleschi ha dato la sua preziosa impronta.

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Essendo domenica siamo arrivati mentre si svolgeva la Messa per cui ci siamo goduti un momento di riposo allo splendido sole che ci ha accompagnato (e fatto sudare…) …..con la rituale foto di gruppo….

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Per descrivere l’interno della Basilica ci vorrebbe una giornata per cui lascio a chi vorrà visitarla il piacere di scoprirla angolo per angolo

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….ma non posso tacere di una preziosità conservata nella sacrestia: il Crocifisso, opera giovanile di Michelangelo, scolpito (unica volta nella sua vita) quando aveva probabilmente diciassette anni come ringraziamento al priore per averlo ospitato nel convento per poter studiare i cadaveri, cosa allora assolutamente proibita, che ha permesso poi a Michelangelo di creare le sue meravigliose e perfette sculture.

 

E con questa gemma si chiude la nostra passeggiata, ci salutiamo mentre un piccione ci guarda dall’alto della Basilica….

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Ieri sera,  per chiudere in bellezza il mese di febbraio, sono stata con mia figlia, al bellissimo Teatro Dante di Campi Bisenzio vicino a Firenze

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a vedere una commedia di cui sapevamo poco o niente. Ci aveva richiamato la presenza di Filippo Nigro, attore che apprezziamo molto sia per averlo visto e seguito in “R.I.S. delitti imperfetti” in televisione sia per la sua presenza in bellissimi film come Le fate ignoranti o La finestra di fronte.

Si trattava di “Pretty, un motivo per essere carini” una ironica  commedia dell’autore americano Neil LaBute: la storia è una riflessione, a volte esilarante a volte feroce, sulla tirannia della bellezza e sulla difficoltà di comunicazione tra uomo e donna, di quanto siano fragili i rapporti nel vivere quotidiano.

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La storia di due coppie Greg-Steph e Kent-Carly.

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Il protagonista Greg (Nigro), un uomo che porta sempre con sé un libro, scopre pian piano quanto sia facile essere fraintesi e quanto sia difficile farsi ascoltare e comprendere fino a rendersi conto che la ricerca della bellezza e di piacere sempre alle persone con cui condividiamo la vita possa portare all’infelicità e alla rottura dei rapporti.

Oltre a Nigro recitano (tutti e quattro sono bravissimi!) Giulio Forges Davanzati (Kent), Dajana Roncione (Carly) e Fabrizia Sacchi (Steph).

Una scenografia e una regia modernissime, molto interessanti…..

Guardando Fabrizia Sacchi, sia sulla locandina che poi sulla scena mi domandavo dove l’avessi vista…un volto che mi era familiare. Arrivata a casa ho cercato anche sul web notizie di lei, un gran curriculum sia televisivo che cinematografico, ma non ero riuscita a capire dove l’avevo vista, cosa di cui ero sicura.

Poi questa mattina, appena sveglia, ho ricordato dove quel viso mi aveva così colpito….

Si trattava di uno dei più bei corti (anzi per me il più bello) che avevo visto. “Piccole cose di valore non quantificabile”: sono sicura che lo conoscete ma lo voglio riproporre, per la sua bellezza e per l’emozione che ogni volta mi trasmette