… e ritorno a leggere …

Ho finito in pochi giorni un libro che mi era stato regalato nel 2007 da una carissima amica: “Più lontana della luna” di Paola Mastrocola. Era rimasto nascosto da altri libri e solo con il trasloco è “saltato fuori”. Arrivata qui a Livorno per più di un anno non ho potuto prendere in mano un libro, presa come ero dalla malattia di mio marito. Ora, purtroppo, ho di nuovo tutto il tempo che voglio. Il primo che ho preso in mano è stato proprio questo, c’era una bella dedica che mi ha risvegliato il ricordo del TT forum attraverso il quale ci eravamo conosciute.

Nella mia lunga vita di lettrice (ho imparato a leggere a cinque anni e da allora non ho mai smesso) ho fatto una personale suddivisione del genere dei libri.

Ci sono quelli che non si fanno leggere: alzano un muro e non riesci a trovare una sintonia che ti permetta di andare avanti nonostante i tuoi sforzi. Con questi l’unica cosa possibile è chiuderli, rimetterli in libreria sperando in tempi migliori.

Poi ci sono quelli tranquilli, che si accontentano dei tuoi momenti liberi, non si arrabbiano neppure se leggi poche righe per volta… aspettano, tanto sanno che prima o poi arriverai alla fine.

E poi ci sono quelli prepotenti, quelli che ti coinvolgono al punto che non puoi più lasciarli: qualsiasi cosa devi fare ti costringono a metterci meno tempo possibile… ed è sempre troppo. Sono quelli che finiscono troppo presto e vorresti non averli già finiti. E spesso esigono una rilettura per goderli di più! Il libro della Mastrocola è iniziato nella seconda categoria ma presto è entrato nel gruppo di quelli che non puoi lasciare…

In ultimo ci sono quelli che ti rubano il cuore, vi si installano e diventano parte di te. Si contano sulle dita di una mano, forse sono uno o due ma se li incontri – e di solito sono loro a chiamarti dagli scaffali di una libreria – ci saranno sempre momenti in cui le parole ti verranno alla mente e saranno sempre quelle di cui avevi bisogno in quel momento.

Ho già iniziato il nuovo “Quel che affidiamo al vento”, basato sulla storia del telefono in Giappone che mi aveva tanto incuriosito.

Dalle prime righe ho l’impressione che dovrò dedicargli tutto il tempo possibile…

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Considerazioni di una quasi ottantenne in una lunga giornata di pioggia

16 novembre

Guardo da dietro i vetri, dove si rincorrono le gocce d’acqua… dopo una pausa di qualche ora ha già ripreso a piovere. È dal 1° di novembre che si susseguono piogge più leggere (poche) e temporali violenti con il loro accompagnamento di lampi, tuoni e fulmini. Mi ricordo che da piccola contavo i secondi tra il lampo e il tuono per cercare di capire quanto il temporale fosse vicino: ora non c’è bisogno perché lampo e tuono sono quasi contemporanei…il temporale è proprio sulle nostre teste!

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I pensieri viaggiano lentamente, non ho più bisogno di correre né di affannarmi e questo è uno dei privilegi che rendono la vecchiaia un tempo particolare che può essere angosciante se si rincorre una gioventù “estetica” mentre è bellissimo accoglierla come un’amica che ha camminato con noi per tanto tempo, che ha condiviso gioie e dolori, vittorie e sconfitte, conquiste e perdite. Certo il viso ne porta i segni ma sono il diario della vita. Perché mai tutto questo dovrebbe essere cancellato, può davvero un lifting riportare indietro nel tempo?

Da un anno e poco più ho cambiato tutto: città, casa, amicizie…una bella avventura! Non mi ha spaventato più di tanto nonostante la fatica del trasloco, gli inevitabili addii: una grossa fetta dei miei libri… un addio necessario (non c’era più spazio a sufficienza per loro ma mi sono preoccupata di lasciarli in buone mani) ma anche voluto (se si deve dare dei tagli facciamoli per bene, così con me sono venuti solo quelli di cui non avrei potuto fare a meno e quelli che non avevo ancora letto – vista la mia incapacità di uscire da una libreria senza almeno due o tre libri – e altre cose che erano diventate “parte della famiglia”!

I cambiamenti sono però una bella spinta alla fantasia: creare nuovi ambienti che rendessero “casa” le nuove stanze, passare da un caos di scatoloni ad una sistemazione che fosse “mia” (avevo carta bianca per questo). Nonostante l’attenzione messa a dividere bene gli oggetti c’era sempre qualcosa che non si trovava e magari saltava fuori da un posto impensato.

Ora mi guardo intorno e l’ambiente mi piace, è confortevole e spazioso ed è pieno di luce. Certo c’è ancora da fare, qualcosa da aggiungere o da spostare ma sono soddisfatta del mio lavoro.

In sala c’è una bella poltroncina rossa, comoda e accogliente. Mi siedo con una tazza di tè caldo e il libro del momento, il mio amato Terzani. Cosa volere di più?

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Il mestiere di scrivere

«A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti».

Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte”

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25 aprile 1945

Io c’ero, avevo 5 anni, ma ricordo molto bene questa giornata con una strana emozione, coinvolta dalla festa che vedevo intorno a me: anche a casa nel poco che c’era ci fu una piccola crostata che mamma era riuscita a fare sacrificando un barattolino di marmellata

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La ricordo con la paura che spesso mi aveva preso il cuore, ancora sgomenta per tutte le paure che avevo provato durante quegli anni in quella Roma Città Aperta in cui era così difficile vivere…. la borsa nera e il poco poco da mangiare, i bombardamenti, i traccianti della contraerea la notte… anche se nonostante tutto sentivo forte in casa e fuori la voglia di pace.

La ricordo con gusto, proprio uno dei cinque sensi, per la scatoletta di zuppa di fagioli che mi regalò un americano allungandosi dal camion su cui passavano nel loro ingresso a Roma. Di sicuro non proverò più lo stesso piacere con cui mangiai quella zuppa dopo anni delle solite poche cose…

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La ricordo con amore perché finalmente papà sarebbe tornato a casa, quel papà di cui avevo ricordi forti ma piccoli – i suoi capelli “di qua e di là e niente in mezzo… gli occhi azzurri come quelli della sorellina, i salti sulle sue ginocchia – dato che era stato mandato a lavorare a Bergamo all’inizio della guerra ed era stato così difficile avere sue notizie….passavano anche settimane, attaccate alla radio tenuta bassissima nei rari momenti in cui veniva data la corrente, per sentire se c’era un messaggio in codice che rassicurasse almeno della sua vita.

Ricordo il coraggio, la solidarietà, e soprattutto ricordo la sensazione forte, meravigliosa che aveva dato a tutti quel messaggio ripetuto tante volte “La guerra è finita” e il senso forte di LIBERTA’ che era nato nel cuore!

Ieri sera sono andata a vedere uno spettacolo molto bello sulla resistenza, scritto e “vissuto” dalla giovane artista Marta Cuscunà. Lo spettacolo terminava con le parole

“RESISTENZA oggi e sempre RESISTENZA perché è bello vivere liberi”

E questa mattina mi sono ricordata della struggente poesia di Piero Calamandrei

Ora e sempre Resistenza

Lo avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi
non con i sassi affumicati dei borghi inermi
straziati dal tuo sterminio
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non con la primavera di queste valli
che ti vide fuggire
ma soltanto con il silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi con lo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama ora e sempre
Resistenza.

Vorrei dire ai giovani “La libertà è una cosa grande, non ve la lasciate scappare, non vi fate addormentare, resistete a chi vi vuole piatti e sfiduciati…. Vivete con gioia e consapevolezza perché la cosa che più conta e che ogni persona al mondo desidera più di ogni altra cosa:

 Vivere liberi!

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Pentecoste

Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo

un raggio della tua luce.

 

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori.

 

Consolatore perfetto,

ospite dolce dell’anima,

dolcissimo sollievo.

 

Nella fatica, riposo,

nella calura, riparo,

nel pianto, conforto.

 

O luce beatissima,

invadi nell’intimo

il cuore dei tuoi fedeli.


S
enza la tua forza,

nulla è nell’uomo,

nulla senza colpa.

 

Lava ciò che è sordido,

bagna ciò che è arido,

sana ciò che sanguina.

 

Piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

drizza ciò ch’è sviato.

 

Dona ai tuoi fedeli 

che solo in te confidano

i tuoi santi doni.

 

Dona virtù e premio,

dona morte santa, dona gioia eterna.

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Il respiro del Novecento

Venerdì scorso ad una delle mie amiche virtuali…(che poi non è più così; anche se ci siamo solo sentite per telefono mi sembra di conoscerla da una vita) saranno fischiate le orecchie nel pomeriggio.

Già, perché ho partecipato ad una lezione-spettacolo, ultima della serie di 4 incontri sulla poesia  intitolati “Il respiro del novecento”.

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Leggo sulla brochure: “Questa rassegna è dedicata ai quattro elementi: terra, fuoco, acqua e aria come forze cosmiche nelle quali i poeti si immergono dando voce ad una dimensione sensoriale ed emozionale che trova nella poesia la propria quintessenza linguistica.”

Nel volantino si legge ancora:

“Il mio tempo ragiona come l’acqua la mia mano

Agisce come la polvere

In una eternità

In cui il vento compone per la sabbia

Un lessico incompiuto”

Gli incontri si sono svolti nella splendida Biblioteca Ragionieri di Doccia  (Sesto fiorentino) che si trova all’interno della Villa Buondelmonti nel quale il Marchese Carlo Ginori Conti nel 1737 creò la storica Manifattura delle porcellane di Doccia.

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All’interno fu poi creato il Museo di Doccia dove erano collocate, in ordine cronologico le produzioni dalle antiche stufe grezze fino agli ultimi prodotti artistici.

Al lato dell’ingresso ci sono dei tondi di ispirazione robbiana con i volti di quelli che sono considerati numi tutelari della manifattura (Leonardo da Vinci, Benvenuto Cellini, Luca della Robbia, Donatello ecc..)

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Nel 1893 la manifattura si fuse con la ditta milanese Richard e presto lo stabilimento divenne inadeguato alla grande espansione del lavoro per cui tutto fu spostato nel nuovo impianto di Sesto fiorentino. In un secondo tempo anche il Museo trovò una nuova collocazione.

La Biblioteca Ernesto Ragionieri nacque da un primo nucleo costituito dalla biblioteca privata di Claude Henry Amédée Chambion e dalla biblioteca popolare che già esisteva a Sesto. Quando divenne obbligatoria la presenza di una biblioteca comunale nacque questo spazio che tiene conto di tutta la gamma dei fruitori, che siano bambini, studenti, anziani, famiglie, con servizi moderni, ampi spazi per la lettura

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e per l’ascolto della vasta gamma di cd e un  piccolo giardino per i bimbi, senza per altro dimenticare la memoria storica conservata negli archivi comunali, dove si possono trovare particolarità come questi libro scritto nientemeno che da Carlo Lorenzini….Collodi!

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Io sono arrivata presto e posso assicurare che ho ringraziato il momento di relax che ho goduto, leggendo il mio libro, nel silenzio di una grande sala ricordo dei vecchi saloni della Villa!

…Ma avevo iniziato parlando dello spettacolo e mi sono persa a raccontare del posto incantevole in cui la Biblioteca è collocata….

Il titolo della lezione era “Nell’aria – vento di Elohim”

La bravissima Letizia Fuochi, con la sua  voce accattivante sia che canti o che reciti,

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accompagnata dalla chitarra di Francesco Cusumano ha fatto “incontrare” due autori per me magici, due poeti: Erri De Luca e Fabrizio De Andrè in un emozionante percorso carico di pathos.

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Partendo da “La buona novella” di Faber e “In nome della madre” di Erri le strade sembrano andare di pari passo cantando e raccontando di Maria, bambina e giovane donna, intramezzando poesie da “Opera sull’acqua” ed altri testi: Faber ed Erri hanno una visione della vita e dei suoi accadimenti che ha tanti punti in comune, poesia e musica che creano suggestioni ed empatia. Si avvicinano, si amalgamano perché, dice Erri, la scrittura è sorda e tocca alla musica creare la visione e risponde la visione di Faber “Poi vidi l’angelo mutarsi in cometa, dove forse era Sogno ma Sonno non era….”

Uno di quei pomeriggi indimenticabili da cui torni con un pieno di vita!

Pomeriggio alla biblioteca

C’è una Biblioteca a Firenze, la BiblioteCaNovaIsolotto (è vicina a via Canova, da qui il nome), gestita in modo piacevolmente vario culturalmente e umanamente sia per gli adulti che per i bambini. Per me ha un solo difetto: è lontana e scomoda da arrivare altrimenti la frequenterei con assiduità!

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Sono numerose le  attività che vi si svolgono oltre al normale prestito di libri , molto belli sono gli incontri a tema: filosofia, musica, presentazione di libri, gruppi di lettura, agricoltura, inoltre corsi di formazione e di lingue per stranieri, oltre ad una Biblioknitcaffé per gli amanti del lavoro a maglia ed un Libero caffè Alzheimer… e non elenco tutto ma c’è molto, molto di più.

Uno di questi spazi si intitola “Parole di salute @lla tua biblioteca”.

Proprio all’interno di questo spazio il 27 gennaio sono andata alla presentazione di un libro “Una storia di stra-ordinaria follia” scritto da una giovane blogger che seguo da un po’ di tempo. In questo libro sconvolgente lei racconta la sua esperienza di donna affetta da disturbo bipolare – una delle psicosi più brutte e difficili da curare e che fa passare da stati di massima euforia a stati di depressione profonda, infatti viene detta la malattia “dell’up and down”. Qui è detto in soldoni ma è veramente destrutturante.

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Oltre a questo – che già sarebbe più che sufficiente – a questa donna (sposata e con due bambini piccoli) è stata diagnosticata una leucemia mieloide….

Il libro, come dicevo, è sconvolgente perché racconta molto dettagliatamente (come si trattasse di un’altra persona) le sue sensazioni, le sue paure, la sua grandissima difficoltà, i sensi di colpa di cui si carica per non essere a volte in grado di accudire ai bambini e occuparsi della casa ma nello stesso tempo è pervaso da una grande fede che la sorregge con la forza della speranza e da una grande ironia. Il quadro di una donna sofferente ma intelligente, coraggiosa e forte…

Lei non c’era, proprio in questi giorni si deve ricoverare di nuovo, ed il libro ha avuto oltre alla presentatrice, altre tre relatrici: una psicologa e due donne (di cui una sua carissima amica) che hanno avuto entrambe un tumore con tutte le conseguenze che si porta dietro e da cui non sono venute completamente fuori e per questo molto vicine al tema della malattia argomento dell’incontro. La sua amica, insegnante alla scuola per l’infanzia, ha letto un bellissimo libro pieno di poesia e dolcezza, un bambino malato che parla col suo tumore che chiama Lollo.

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Erano presenti molte signore che avevano raccolto l’invito…quasi tutte passate per lo stesso percorso (molte di loro fanno ora volontariato alla LILT – lega italiana per la lotta al tumore – e chi meglio di loro può capire l’ansia, la paura, la difficoltà di altre donne che si presentano per avere un aiuto psicologico e morale!)

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Mi è venuta voglia di raccontare questo pomeriggio di questa presentazione, con le conseguenti e numerose domande alla fine segno di una grande partecipazione, perché la cosa che più mi ha colpito è stata la gran forza d’animo, la consapevolezza, la grinta e il buonumore di queste magnifiche donne (c’erano solo due uomini di cui uno combatte col suo orco che chiama Adeno da adenoma!). Sentire le loro testimonianze, come vivono la presenza della Bestia (così molte lo chiamano), come affrontano la paura e il dolore è stato bellissimo e molto istruttivo:

Alla fine le avrei abbracciate tutte!!!