In tempo di coronavirus… con un po’ più di libertà

E finalmente, con la piccola libertà che ci è stata data, arriva un sabato di sole, una bella giornata calda … sarebbe sciocco non approfittarne!

A ma figlia Sabina e me piace girare senza fretta e, a volte, senza una meta precisa per conoscere i dintorni di Livorno: per noi è tutto nuovo!

Questa volta Sabina ha scelto un luogo di cui le è piaciuto il nome “Orciano Pisano”.

Scartiamo la scelta dell’autostrada e ci avviamo sulla strada statale, in questo modo scopriamo tanti paesini immersi nel verde della campagna.

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Si può andare con calma, ancora non c’è molto traffico quindi si può viaggiare a passo ridotto…se poi c’è qualcuno che ha fretta che ci sorpassi pure, non ci offendiamo.

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È bello godersi il paesaggio della campagna con i cipressi e le colline morbide, i piccoli corsi d’acqua e le distese dove il grano è stato appena tagliato e i grandi rotoli sono ancora sul campo.

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Mi vengono in mente i covoni che vedevo da piccola…certo in questo caso l’avvento delle macchine ha alleggerito molto il lavoro dei contadini!

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Il navigatore, per esempio, è quasi essenziale per trovare questi piccoli paesi che non sono ben indicati dai cartelli sulle strade; con un po’ di fatica, arriviamo in vista del cartello “Orciano Pisano” ma bisogna andare ancora avanti per trovare il piccolo Borgo.

Orciano è un comune con circa 600 abitanti, ma in questo momento sembra disabitato! È a 122 metri slm ma c’è un’arietta piacevolissima che ci fa credere di essere più in alto. Con molto piacere vedo che ha un Sindaco donna.

Non c’è molto da vedere, una piazza al centro del paese, la Chiesa Parrocchiale

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e un Oratorio o Confraternita che però sono un po’ distanti dalle case, uno sulla destra e l’altro sulla sinistra della strada.

Mi colpiscono i cartelli indicatori delle vie che sembrano scritti a mano sulla ceramica, con una calligrafia infantile.

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Sono passate le 13 e la fame si fa un po’ sentire. Nella piazza c’è un piccolo bar con i tavolini nel verde,

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non è particolarmente fornito ma ci sono dei bei tramezzini: prendiamo anche una spuma bionda e ci accomodiamo all’aperto.  Si sta così bene, circondate dal verde e da un magico silenzio che non viene voglia di muoversi! Qui l’onestà deve essere di casa perché mentre mangiamo il ragazzo che ci ha servito (unica persona presente nel bar) ci saluta e si avvia… dopo un po’ arriva un’altra persona e possiamo pagare.

Sulla strada incontriamo un cartello con la scritta “Lorenzana” all’inizio di una stradina che si inerpica piuttosto ripida, tiriamo avanti ma dopo una curva lo sguardo viene attratto da un paesino arroccato su un colle, circondato dal verde.

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Che sia quella Lorenzana? Torniamo indietro e andiamo a vedere. Ci fermiamo ad un piccolo slargo da cui parte una bella salita che porta ad una grande Chiesa.

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Comincio ad essere un po’ stanca, la sosta obbligata dal Coronavirus ha mandato in tilt le mie gambe che non hanno potuto usufruire della camminata giornaliera così, visto un muretto all’ombra, mi accontento di guardare la struttura dal basso mente Sabina va a vedere da vicino.

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Mentre l’aspetto vado a leggere notizie sul paese.

Il paese di Lorenzana è un comune autonomo composto da Lorenzana, Crespina, Cenaia e Tripalle (i nomi di questi paesi sono eccezionali). È in provincia di Pisa ed è il capoluogo del comune italiano sparso di Crespina Lorenzana. In passato fu la meta privilegiata delle ricche famiglie di Livorno e Pisa che vi costruirono numerose ville, tra queste la villa Kiernek che ospitò Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini ed altri macchiaioli.

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È incredibile come tanta storia sia racchiusa in paesi dal nome sconosciuto: bisogna andare a frugare nei meandri della storia per ritrovare delle radici così belle e profonde del nostro territorio.

Il cielo si sta oscurando e non promette niente di buono per cui rimontiamo in macchina e prendiamo la strada del ritorno per non farci cogliere dal temporale, ma questa volta scegliamo l’autostrada e la Variante Aurelia per Livorno.

Una bella passata di pioggia ma oramai siamo a casa!

(Giovanni Fattori : panorama livornese)

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Puoi costruire la pace

 

Se hai cibo,
puoi sfamare.
Se hai acqua,
puoi dissetare.
Se hai cuore,
… puoi amare.
Se hai generosità,
puoi donare.
Se hai dignità,
puoi educare.
Se hai pazienza,
puoi sopportare.
Se hai comprensione,
puoi tollerare.
Se hai indulgenza,
puoi perdonare.
E se sfami,
disseti, ami,
doni, educhi,
sopporti,
tolleri,
e perdoni,
puoi costruire la pace.

(Patrizia Camesasca)

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Epifania

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“Non erano tre, non erano re, non erano maghi”

Mi è rimasta impressa questa omelia che ho ascoltato tanti ani fa.

L’Epifania non è la festa dei Magi….l’episodio raccontato si presta a tante rappresentazioni piene di fascino, a tanti interrogativi: chi erano, quanti erano, perché proprio quei doni, li guida una stella o una cometa? Ma il Vangelo è scarno, non dà risposte perché è un altro il significato di questa festa che tanto spesso viene messa da parte per dar più risalto alle tante stelle che gli uomini seguono: e non penso tanto alla Befana, che ha un suo piccolo posto come a ricordare quei doni portati al Bambino….ma penso – per esempio – a quelle code lunghissime davanti ai negozi pur di comprare qualcosa….che serva o che non serva….ma ci sono i saldi e bisogna “approfittare, o alle vacanze che finiscono in tragedia o a pranzi e cenoni quando tanta parte del mondo muore di fame….

Queste sono stelle che cercano solo di coprire il vuoto esistenziale del mondo, e che danno gioia solo per pochi momenti.

La festa dell’Epifania invece ci invita a riflettere: perché il Figlio di Dio si è fatto uomo? Non per restare nascosto ma per manifestarsi a tutti, pastori e Magi, poveri e ricchi, piccoli e sapienti…..tutti sono invitati a rivolgere lo sguardo più in là, ad una “stella” che dia senso alla vita, che apra i cuori all’amore, al rispetto, alla condivisione, alla gioia….

Si dice “Pasqua Epifania tutte le feste le porta via”….. finite le feste inizia il cammino…

Un’amica

Ho ricevuto in dono un delizioso quadretto:

Con l’autrice, Roberta, ci conosciamo da una vita…..quasi tutta la vita dei nostri figli.

Da tanto tempo le avevo promesso di andarla a trovare per vedere i suoi quadri: non avevo potuto andare alla sua ultima mostra e c’era il piacere reciproco, lei di farmeli vedere ( almeno quelli che ha in casa) ed io di vederli finalmente!.

Così qualche giorno fa arrivo a casa sua (con una piantina di ciclamini per farmi perdonare il ritardo).

Chiacchieriamo un po’, già in cucina ci sono alcuni dei suoi quadri, in carattere con l’ambiente.

Roberta mi racconta di come è iniziata la sua “carriera” di pittrice.

Una volta andata in pensione, aveva deciso di “mantenere il cervello in movimento” per cui si era iscritta all’Università dell’Età Libera.

La sua grande passione per il disegno le aveva fatto scegliere un corso di pittura, tenuto da un ottimo pittore. Sono passati circa 12 anni e Roberta è diventata una quotata pittrice, ha già fatto alcune mostre e si sta facendo strada nel modo dell’arte.

I suoi quadri parlano della casa attraverso i semplici oggetti di tutti i giorni, lo strofinaccio, un vaso, la frutta,

raccontano del suo amatissimo paese, Lari, in provincia di Pisa

 e della sua campagna, la campagna toscana, con i suoi campi fioriti e le distese di grano, i cipressi, i castagni e gli ulivi, con la morbidezza delle sue colline.

Parlano di lei, del suo sguardo sorridente sul mondo, sia nelle grandi tele che nei quadri più piccoli a tempera e ad olio, tanto che anche una giornata di nebbia riesce a trasmettere tanta serenità.

E, siccome il suo amore per Lari non si limita al dipingerla ma passa anche attraverso la cucina e la conservazione dei prodotti della sua terra, sono tornata a casa con il quadro e con un barattolo della sua eccellente marmellata….

 

 

Passioni

 

PASSIONI….

 

Gustav Klimt, nato il 14 luglio 1862 a Baumgarten, un sobborgo di Vienna, è stato uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau (stile Liberty, in Italia).

 

Utilizzando le innovazioni decorative di questa arte, di cui divenne il più grande rappresentante nel campo della pittura, sviluppò uno stile ricco e complesso ispirandosi, spesso, alla composizione dei mosaici bizantini, che aveva studiato a Ravenna.

 

Nella sua opera, si oppose alle idee conservatrici e dovette superara barriere e divieti per realizzare i suoi dipinti erotici e simbolici che rappresentarono i sogni, le speranze, le paure e le passioni dell’uomo

L’ideale di bellezza per Klimt fu la donna giovane, erotica e seducente nei confronti dell’uomo, che invece denota spesso malinconia e solitudine.

Dipinse anche paesaggi; di particolare valore quelli realizzati nell’ultima parte della sua attività.

Morì il 6 febbraio del 1918, a séguito di un attacco apoplettico.