Splendore nel cielo…

Le albe ed i tramonti sono per me, da sempre, due momenti magici! Forse perché riesco a goderli in tutta tranquillità…il tran tran della giornata non è ancora iniziato

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o è appena finito,

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niente corse ma momenti di quiete in cui posso riprendere in mano il libro che mi aspettava sul comodino o… aprire gli occhi e spalancare il balcone (anche se fa freddo…vale sempre la pena) per bearmi della bellezza che mi viene regalata.

Proprio questa mattina è successo uno di quei “miracoli” che lasciano senza fiato e senza parole…

Verso le 6, quando la luce della città è ancora smorzata e il sole deve ancora riempire della sua luce il cielo mi sono trovata davanti ad uno spicchio di cielo pieno di stelle.

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Da casa ne vedo si e no due o tre nelle notti particolarmente limpide…il resto è buio, sopraffatto dalla luminosità che viene dalle mille luci della città. Questa mattina invece, in un cielo già di un azzurro brillante avevo davanti a me tanti occhi splendenti…. Giove, il più grande e brillante, il Procione, Bellatrix, Betelgeuse, Rigel e la cintura di Orione, le tre stelline in fila che segnalano la costellazione appunto di Orione.

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Intorno ce ne erano altre che a occhio nudo non ho potuto distinguere ma era già tanto affascinante quello che vedevo da non farmi sentire neppure l’aria fredda che stamani ha segnato un cambio di clima.

Ma se il cambio è questa aria fredda  e lo splendido sole di oggi direi che ci abbiamo guadagnato, in fin dei conti siamo già verso la fine di ottobre!

Queste sono le occasioni in cui vorrei avere un telescopio perché penso a come sarebbe stato bello poter vedere la grande nebulosa M42… così sono andata a rivedere una foto che avevo fatto nel 2007, quando potevo passare la notte ai telescopi di Skylive….

???

È solo in bianco e nero perché non c’era ancora la possibilità di elaborarle e farle diventare fantastiche!

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E’ durato poco….una mezz’ora dopo il sole aveva già preso possesso del cielo e di quello spettacolo era rimasto solo un Giove sbiadito che è scomparso presto anche lui.

Però stamani anche il cuore si è riempito di stelle!

Domenica alla Fierucola

Domenica 13 settembre, una splendida giornata per l’inizio della nuova stagione delle Fierucole.

Per essere esatti la prima giornata è stata ieri, dato che quando si svolge nella piazza della SS Annunziata la Fierucola dura due giorni, sabato e domenica, di solito della prima settimana del mese. Solo a settembre si svolge la settimana successiva perché il primo sabato è dedicato alla festa della Rificolona , di cui la Fierucola è la continuatrice ideale..

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La cornice è stupenda: la piazza è dominata dalla basilica della SS. Annunziata con la loggia dei Servi di Maria, da un lato il porticato dell’Ospedale degli Innocenti, opera del Brunelleschi e dall’altro quello speculare eretto da Antonio da Sangallo il Vecchio e Baccio d’Agnolo.

Come una ciliegina sulla torta in fondo c’è la via dei Servi che è come un cannocchiale puntato sulla cupola del Duomo,

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le due fontane dei Mostri Marini e la statua equestre di Ferdinando I° con lo stemma formato da uno sciame d’api che circondano l’ape regina.

I cerchi concentrici sono sfalsati e questo rende difficile contare il numero delle api senza confondersi… è uno dei luoghi in cui accompagno i miei ospiti, come la Farmacia di Santa Maria Novella, il caffè delle Giubbe Rosse….

Il tema della prima Fierucola è il Pane, il pane contadino, quello fatto a mano, con le farine macinate a freddo e cotte nel forno a legna.

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Si trovano tutti i tipi di farina,

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c’è l’olio, ci sono tutti i prodotti che si creavano nei piccoli poderi familiari, c’è la ricerca di frutti e sementi antiche e tutti i prodotti creati da piccoli artigiani.

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Insieme al mercato ora ci sono anche incontri e dibattiti per far conoscere le esperienze dei nuovi agricoltori e il loro amore per le loro origini rurali.

Io ho approfittato della bellissima domenica di sole per tornare in centro – dopo tanti giorni – e mi sono diretta in piazza. Una bella vista di gazebi bianchi

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e tante persone che girano, si informano, assaggiano, acquistano.

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C’è una bellissima atmosfera di amicizia, proprio come era un tempo nelle campagne, ci sono tanti colori, tanti profumi….. le erbe officinali, il pane, le verdure, i formaggi….

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Ho passeggiato fra i banchi, assaggiato il pane bruscato con l’olio, comprato i pomodorini gialli

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le pere volpine e le piccole mele limoncelle che mangiavo sempre da bambina

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ho fatto qualche foto e scambiato sorrisi

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….una eccezionale ricarica per il corpo e lo spirito!

Ed ora – ogni volta che mi sarà possibile – ci saranno le fierucole mensili nella piazza di Santo Spirito – e quelle della ceramica ad ottobre e quella di Natale, entrambe alla santissima Annunziata…

Vi racconterò…..

Buon Ferragosto!

La parola Ferragosto deriva dal latino, Feriae Augusti, una festa pagana, introdotta in onore dell’imperatore romano Augusto. Nello stesso periodo si tenevano i Consualia per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli.

Collegare le due feste permise di dare un adeguato riposo ai contadini che avevano lavorato duramente nelle settimane precedenti.

Le Feriae Augusti si svolgevano tra riti collettivi e banchetti, bevute ed eccessi sessuali, a cui tutti potevano partecipare, comprese schiavi e serve.

 Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero si organizzavano anche corse di cavalli e gli animali da tiro, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Il carretto siciliano mantiene questa caratteristica.

 

Queste festività che raggiungevano il loro picco il 15 del mese, erano così radicate che la Chiesa decise di cristianizzarle, piuttosto che provare a sradicarle.
Così, nel VI° secolo, le Feriae Augusti vennero assorbite e trasformate nella celebrazione dell’Assunzione in cielo di Maria Vergine che, terminata la sua vita terrena, fu elevata alla gloria celeste con l’anima e con il corpo.

Nello stesso periodo hanno origine le processioni con i carri di doni, i covoni, le conche offerti ai santuari fuori dell’abitato e i riti notturni, i fuochi, i canti, i balli.

Ancora adesso, in varie località italiane, si svolgono solenni e imponenti processioni.

Il 15 agosto prende così un doppio significato- da un parte la sacralità delle celebrazioni per la Madonna Assunta in cielo, dall’altra la popolarità di una festa all’insegna della scampagnata – e, nel calendario, è sia festa religiosa che festa civile.

Pur se svolta in tono solenne però, la festa non perde il suo carattere fortemente popolare tanto che conserva l’uso delle scampagnate e delle gite fuori porta (…e delle code in Autostrada) favorite, possibilmente, dalle condizioni ottimali del tempo estivo….ma anche nel caso in cui il tempo non prometta niente di buono, ci sono i coraggiosi che non abbandonano la tradizione del “picnic”!!!

Purtroppo spesso viaggi e divertimenti trasformano quest’antica ricorrenza non più nella gioia di un giorno di riposo ma in una corsa all’evasione a tutti i costi!

 

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“All Hallows eve” o “Vigilia di tutti i Santi”

 

Non posso dire di amare questa festa, però mi rendo conto che – al di là dell’affare consumistico che è diventato, ha tanti legami con le culture passate, dai celti in poi…

Infatti, benché sia statunitense l’usanza di intagliare zucche con volti minacciosi, svuotarla e porvi dentro una candela accesa, anche in Europa c’erano già usanze simili.

In Toscana la zucca svuotata era nota nella cultura contadina con il nome di Zozzo.

In Sardegna la notte della commemorazione dei defunti si svolgono tutt’ora riti molto simili, uno – per esempio – e quello del “su mortu mortu” dove i bambini travestiti bussano alle porte chiedendo doni, che è ciò che diverte i bambini ora, che girano al grido di "dolcetto o scherzetto"..

Io però continuo a preferire

queste zucche…….

 

zucche

 

 

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IL DRAPPALIO

 

 

Domenica 14 settembre è tornato a Settimello, nel Comune di Calenzano, il Drappalio.

Una delle più belle caratteristiche di questa manifestazione è che tutti i proventi vengono devoluti a persone indigenti o associazioni di volontariato.

Mentre davo una mano al banchetto dei Bambini nel Deserto, insieme a Benedetta (nella foto)

 

che bella, che bello

 

mi sono goduta quest’altra chicca del folklore fiorentino.

A contendersi il Drappalio vengono vari gruppi della Toscana (i cavalieri venuti da Arezzo, Siena, Firenze, Pistoia, tanto per nominare le città più importanti, e naturalmente i “Cavalieri della Torricella, il gruppo di Settimello).

Il suo nome deriva dalla fusione di drappo – il drappo medioevale, cioè uno stendardo – e palio.

Prima della gara vera e propria un corteo in costume, colorato e fantastico, accompagnato dalle chiarine e da tamburi, sfila per le vie del paese:

 

 

drappalio 5  tutti i figuranti vi partecipano, ci sono vecchi e  giovani, donne e bambini uniti in un amore comune per il loro vessillo e per la loro storia.

 

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Poi al ritorno iniziano le 3 prove:

La prima è la prova di forza che mette a dura prova i muscoli dei partecipanti: i cavalieri devono resistere più a lungo possibile reggendo dei ferri di cavallo messi su una spada che devono tenere dall’impugnatura e con una sola mano.

La seconda, la prova di gentilezza è eseguita dalle donzelle che devono riuscire a centrare un paletto con dei cerchietti di legno.

La terza, quella della destrezza, e svolta da arcieri che scoccano le loro frecce per centrare un piatto di argilla e far suonare una campana.

Alla fine tutti si riuniscono nel piazzale dell’MCL che ospita ogni anno questa gara.

 

 

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Suono di chiarine, sbandieratori, un combattimento con le grosse spade dell’epoca, e alla fine la premiazione del vincitore: applausi a non finire e grida di gioia per la vittoria dei cavalieri di Settimello.

A loro viene consegnato il Drappalio che quest’anno è stato dipinto da Lara Molinari, disegnatrice Disney.

Guardate che cosa deliziosa!

 

Drappalio

 

Per fortuna anche oggi il tempo ha avuto misericordia – forse partecipe della bella iniziativa – e dopo gli acquazzoni della mattina  ha regalato un pomeriggio ventilato (parecchio) ma asciutto..

 

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Una curiosità : per arrivare a Settimello si passa da Quarto, Quinto e Sesto fiorentino……

 

 

 

Fierucola

 

Folklore

 

Parlando della rificolona avevo accennato alla Fierucola del pane che si è svolta ieri 13 e oggi 14 a Firenze.

Fino ai primi del 1800 era continuato il mercato della rificolona, quando i contadini venivano a vendere i loro prodotti nella piazza ss. Annunziata in occasione della festa della madonna.

 

zucca

Poi per circa 150 anni questa usanza si era persa e fu solo nel 1983 che nella  piazza  si svolse la prima Fierucola riservata alle produzioni bio ed ecologiche, che venne intitolata al Pane come simbolo dei bisogni primari dell’uomo.

La Fierucola – che quest’anno compie i suoi 25 anni – propone prodotti di agricoltura biologica realizzati in piccola scala (per lo più si incontrano famiglie giovani, o ragazzi che con entusiasmo hanno ripreso l’attività dei genitori e nonni per tornare alla serenità della campagna), artigianato manuale- quest’anno dedicato particolarmente alla ceramica.

Sotto il loggiato  avevano creato un laboratorio per i piccoli intitolato “la bottega di Geppetto” dove si costruivano giocattoli di legno: era fantastico vedere la concentrazione di questi piccoli e piccole alle prese con sega, martello e chiodi!!!

Nel programma di quest’anno erano previste anche la mostra “il pane quotidiano”, alcuni incontri sempre incentrati sul pane: “il pane e i contadini”, “il futuro del cibo”, e uno molto particolare sull’uso della paglia di cereali nella realizzazione di case.

Bellissimo poi lo spazio in cui venivano spiegati i vari tipi di grano e di panificazione, all’interno del quale alcuni “fierucolanti” davano lezioni pratiche su come preparare il pane.

Con un’amica siamo andate sabato… nonostante il maltempo!

 

 

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Abbiamo dato il nostro voto a questo banco, così colorato nella semplicità del prodotto…

Neppure i violenti acquazzoni sono riusciti a spegnere l’atmosfera giocosa della piazza….

 

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ONA, ONA, ONA, MA CHE BELLA RIFICOLONA……

 

 

Già da alcuni giorni ludoteche e circoli sono in fermento: grandi e piccini si ritrovano per preparare le “rificolone”

I "nonni di Piazza Tasso" ne hanno costruite qualche centinaio, che verranno poi distribuite ai bambini.

 

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Costruire la rificolona non è facile, ci vogliono mani abili, carta, forbici, colori, cartoni e tanta, tanta fantasia…. E in più tanti piccoli segreti, primo fra tutti il metodo per costruire l’alloggio del lume, che deve essere ben attaccato alla struttura per tenere saldamente in piedi la fiaccola per non incendiare la carta della lanterna.

 

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E la sera del 7 settembre (vigilia della festività della Natività della Madonna) la gran festa.

 

 

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Le lanterne illuminano i balconi e cortei di bambini – organizzati da parrocchie e circoli – sfilano per i quartieri con le loro lanterne colorate, al canto del “tormentone”:

 

Ona, ona, ona,

ma che bella rificolona!

La mia l’è co’ fiocchi

La tua l’è co’ pidocchi.

E l’è più bella la mia

Di quella della zia.

 

 

 

rificolona

 

Questa festa nasce verso la metà del seicento, quando contadini e montanari scendevano dalle colline di Vallombrosa e Impruneta verso Firenze, sia per rendere omaggio alla Vergine Maria nella Chiesa della SS.Annunziata, sia per vendere i loro prodotti sotto il loggiato dello Spedale degli Innocenti.

 

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Per essere pronti la mattina presto, arrivavano il giorno prima e bivaccavano sotto il porticato, facendosi luce con lampioncini protetti da un involucro di carta e appesi a lunghi bastoni di legno.

La notte, però, erano presi di mira dai giovani fiorentini.

Erano soprattutto le donne a farne le spese: era un seguito di allusioni e matte risate per i loro vestiti ma soprattutto per gli ampi seni e le forme abbondanti. Così venivano chiamate “fiorucolone” (cioè coloro che partecipavano alla fierucola)  o più maliziosamente “fieroculone”.

 

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Da qui il passaggio per corruzione,  alla odierna “rificolona”

Ancora oggi si usa la parola come espressione critica e scanzonata, per indicare una donna vestita e truccata senza gusto e in modo troppo vistoso.

 

Col passare del tempo la festa divenne una vera e propria tradizione: si costruivano lanterne raffiguranti buffe figure femminili  che venivano portate in giro tra suoni di campanacci, urla e fischi. In ultimo il lancio delle bucce di cocomero con cui si cercava di far prendere fuoco alle lanterne.

Negli anni 50 è nata anche la tradizione della parata sull’Arno: allegorie di cartapesta portate su barconi infiorati e illuminati da centinaia di lampioncini che scivolano sull’acqua tra il Ponte Vecchio e il Ponte alle Grazie, tra gli applausi dall’una e dall’altra riva.

 

Questa è una delle feste più amate dai bambini ed è una bella tradizione.

Peccato però che, mentre in centro la festa viene ancora vissuta in tutta la sua allegria, in periferia, invece, non si vedono più i lampioncini e pochi sono i cortei di bambini. 

Altre etnie – i cinesi, per fare un esempio – ricordano tutte le loro festività ( quante volte è passato il drago per le vie del quartiere di San Donnino – chiamata San Pechino per la loro forte presenza …).

E’ bello ospitare alte culture, ma non si può perdere le nostre radici!

 

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Sabato e domenica prossimi la gran fiera in Piazza SS.Annunziata….

 

ma di questo vi racconterò al momento……

 

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La fierucola

 

 In una delle più belle piazze di Firenze, piazza Santo Spirito, ogni terza domenica del mese c’è la fierucola .

Ogni mese ha un tema particolare, così una volta è quella dei legnaioli, o quella dei cestai o dei vinai e degli oliandoli…

Vengono i contadini e i proprietari di piccole aziende per lo più familiari, con i loro prodotti.

 

 

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Ci sono alcuni frantoi che presentano il loro olio e vino dei colli toscani, vengono i caciai con i loro formaggi – la quasi totalità è data da formaggi caprini (visto che non si possono permettere le mucche!) di tutti i tipi e di tutte le forme, freschi e stagionati, gli yogurt naturali, latticini e ricotte. Poi i panai, pane di tutte le farine e di mille forme, torte salate, dolci e biscotti… tutto rigorosamente naturale.

C’è sempre un’anziana coppia che scende dalle colline pistoiesi per far gustare i necci (che ovviamente fanno lì per lì) con ricotta e raveggiolo.

Poi salsine, marmellate, spezie di ogni genere.

Puoi trovare matasse di lana tinte con i colori naturali…. Il colore che dà la cipolla alla lana è affascinante!!!.

C’è una signora che cuce abitini per bambini e camicette, capi di una freschezza e grazia uniche ….. senza avere la macchina da cucire….

 

 

 

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Insomma un tuffo nella natura, nel ben-essere….

Il mercatino è sempre affollato: sarà anche di moda, certo è che non vi si trova solo roba buona ma anche persone che amano veramente il lavoro che fanno, anche se è faticoso e poco redditizio, che hanno ancora il gusto di raccontare il loro lavoro e sono affabili e non insistono mai perché tu compri qualcosa….

 

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Domenica scorsa era la Fierucola della casa. Ho passato un po’ di tempo a parlare con il ramaio mentre con il suo martelletto batteva sulla lastra di rame creando lavori bellissimi.

 

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Ho chiacchierato a lungo con la “signora dei ravanelli”…

 

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Ho ritrovato il mio amico francese, che oramai vive nella campagna fiorentina , che fa delle spezie dagli aromi particolari….

Un tuffo nell’utopia? Forse, ma una volta ogni tanto fa bene anche quella!