In tempo di coronavirus… con un po’ più di libertà

E finalmente, con la piccola libertà che ci è stata data, arriva un sabato di sole, una bella giornata calda … sarebbe sciocco non approfittarne!

A ma figlia Sabina e me piace girare senza fretta e, a volte, senza una meta precisa per conoscere i dintorni di Livorno: per noi è tutto nuovo!

Questa volta Sabina ha scelto un luogo di cui le è piaciuto il nome “Orciano Pisano”.

Scartiamo la scelta dell’autostrada e ci avviamo sulla strada statale, in questo modo scopriamo tanti paesini immersi nel verde della campagna.

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Si può andare con calma, ancora non c’è molto traffico quindi si può viaggiare a passo ridotto…se poi c’è qualcuno che ha fretta che ci sorpassi pure, non ci offendiamo.

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È bello godersi il paesaggio della campagna con i cipressi e le colline morbide, i piccoli corsi d’acqua e le distese dove il grano è stato appena tagliato e i grandi rotoli sono ancora sul campo.

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Mi vengono in mente i covoni che vedevo da piccola…certo in questo caso l’avvento delle macchine ha alleggerito molto il lavoro dei contadini!

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Il navigatore, per esempio, è quasi essenziale per trovare questi piccoli paesi che non sono ben indicati dai cartelli sulle strade; con un po’ di fatica, arriviamo in vista del cartello “Orciano Pisano” ma bisogna andare ancora avanti per trovare il piccolo Borgo.

Orciano è un comune con circa 600 abitanti, ma in questo momento sembra disabitato! È a 122 metri slm ma c’è un’arietta piacevolissima che ci fa credere di essere più in alto. Con molto piacere vedo che ha un Sindaco donna.

Non c’è molto da vedere, una piazza al centro del paese, la Chiesa Parrocchiale

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e un Oratorio o Confraternita che però sono un po’ distanti dalle case, uno sulla destra e l’altro sulla sinistra della strada.

Mi colpiscono i cartelli indicatori delle vie che sembrano scritti a mano sulla ceramica, con una calligrafia infantile.

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Sono passate le 13 e la fame si fa un po’ sentire. Nella piazza c’è un piccolo bar con i tavolini nel verde,

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non è particolarmente fornito ma ci sono dei bei tramezzini: prendiamo anche una spuma bionda e ci accomodiamo all’aperto.  Si sta così bene, circondate dal verde e da un magico silenzio che non viene voglia di muoversi! Qui l’onestà deve essere di casa perché mentre mangiamo il ragazzo che ci ha servito (unica persona presente nel bar) ci saluta e si avvia… dopo un po’ arriva un’altra persona e possiamo pagare.

Sulla strada incontriamo un cartello con la scritta “Lorenzana” all’inizio di una stradina che si inerpica piuttosto ripida, tiriamo avanti ma dopo una curva lo sguardo viene attratto da un paesino arroccato su un colle, circondato dal verde.

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Che sia quella Lorenzana? Torniamo indietro e andiamo a vedere. Ci fermiamo ad un piccolo slargo da cui parte una bella salita che porta ad una grande Chiesa.

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Comincio ad essere un po’ stanca, la sosta obbligata dal Coronavirus ha mandato in tilt le mie gambe che non hanno potuto usufruire della camminata giornaliera così, visto un muretto all’ombra, mi accontento di guardare la struttura dal basso mente Sabina va a vedere da vicino.

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Mentre l’aspetto vado a leggere notizie sul paese.

Il paese di Lorenzana è un comune autonomo composto da Lorenzana, Crespina, Cenaia e Tripalle (i nomi di questi paesi sono eccezionali). È in provincia di Pisa ed è il capoluogo del comune italiano sparso di Crespina Lorenzana. In passato fu la meta privilegiata delle ricche famiglie di Livorno e Pisa che vi costruirono numerose ville, tra queste la villa Kiernek che ospitò Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini ed altri macchiaioli.

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È incredibile come tanta storia sia racchiusa in paesi dal nome sconosciuto: bisogna andare a frugare nei meandri della storia per ritrovare delle radici così belle e profonde del nostro territorio.

Il cielo si sta oscurando e non promette niente di buono per cui rimontiamo in macchina e prendiamo la strada del ritorno per non farci cogliere dal temporale, ma questa volta scegliamo l’autostrada e la Variante Aurelia per Livorno.

Una bella passata di pioggia ma oramai siamo a casa!

(Giovanni Fattori : panorama livornese)

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San Rocco

Al mattino una delle prime cose che cerco dopo aver acceso il computer è il Santo del giorno. Mi piace festeggiare l’onomastico degli amici, quasi più del compleanno ….

Ieri era la festa di san Rocco…. Appena letto il nome mi si è spalancato uno dei cassetti dei ricordi….

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Siamo ad agosto 1979, una delle più belle vacanze che io ricordi, a Cetraro, in Calabria.

La vacanza sembrava cominciata male, qualche giorno prima della partenza a mio marito era scoppiato il fuoco di sant’Antonio, su una natica…perfetto per chi doveva guidare per tanti chilometri. Si era risolto abbastanza velocemente ma la parte era ancora dolente; comunque ci eravamo messi in viaggio.

Allora le vacanze non erano ancora “intelligenti” (che vorrà dire poi…) e tutti partivano il 1° di agosto…altro che bollino rosso! La nostra partenza in ore notturne era servita solo ad evitare almeno un po’ il caldo…

Fino a Napoli l’autostrada, nonostante il traffico pazzesco e le infinite soste per le code, era stata percorribile abbastanza regolarmente. L’unico problema erano i bagni inarrivabili data la massa di persone e ugualmente era difficile trovare da mangiare e da bere. La mia scorta di panini e acqua stava paurosamente abbassandosi!

Arrivammo fortunosamente a Lagonegro la mattina prestissimo e ci fermammo a riposare un po’. Da lì in poi si percorreva una normale strada (la Salerno-Reggio Calabria non esisteva…non che ora sia molto meglio…)

Poi finalmente si arrivò a Cetraro.

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Cetraro è un bel paese tutto arroccato sul cocuzzolo di una collina. La nostra casa (che avevamo trovato tramite un annuncio sul giornale… niente tripadvisor…) era molto bella, grande, su due piani, con una grande terrazza da cui si vedeva il mare. Unico problema era proprio arrivarci al mare, una bella scarpinata piacevole all’andata in discesa ma molto meno al ritorno in salita e sotto il sole. Ma allora eravamo tutti giovani e sportivi e le bambine non erano mai stanche.

Ma san Rocco?

Ecco, sulla grande spiaggia avevamo conosciuto due famiglie con i genitori più o meno della nostra età e due figli per uno della stessa età delle nostre. Con loro ci divertivamo al pomeriggio a fare girate in macchina: era tutto da scoprire per cui prendevamo una strada a caso e dove si arrivava c’era sempre qualcosa di bello da vedere.

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Così quel 16 agosto arrivammo in un paese dal nome difficile e allora sconosciuto, almeno per noi – Papasidero.

 

Arrivati con la macchina ci trovammo all’improvviso di fronte ad una Processione, la Processione di san Rocco, patrono del paese…. Né noi né loro sapevamo cosa fare, la strada era unica e non avevamo visto nessun segnale…probabilmente non pensavano neppure che potesse arrivare qualcuno da fuori!  Molto cortesemente persone e statua del Santo si fecero da parte per permetterci di parcheggiare, così abbiamo potuto scendere e visitare il paese. Non ne sapevamo niente ed è stata una bella scoperta.

Papasidero fa parte del Parco del Pollino, probabilmente una delle colonie di Sibari nella valle del fiume Lao.

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La principale particolarità è la Grotta del Romito un sito che risale al paleolitico superiore e contiene una delle più antiche testimonianze dell’arte preistorica a livello europeo.

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All’esterno si trovano alcune incisioni rupestri, tra le quali la più importante è un graffito raffigurante due bovidi, e tracce di antiche sepolture, risalenti a 10.500 anni fa.

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L’importanza del sito di Papasidero è legata all’abbondanza di reperti paleolitici, che coprono un arco temporale compreso tra 23.000 e 10.000 anni fa, ed hanno consentito la ricostruzione delle abitudini alimentari, della vita sociale e dell’ambiente dell’Homo Sapiens.

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Non so come saranno ora sia il paese che il sito archeologico. Allora forse non era particolarmente valorizzato ma se ne poteva godere la bellezza senza restrizione, e gli stessi abitanti erano delle ottime guide, capaci di condividere ricordi, informazioni e curiosità.

Siamo rimasti a cenare con loro che ci hanno ospitato con grande semplicità, bella conclusione di una giornata interessante e divertente.

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(Le foto sono tutte prese dal web perchè allora non avevo la macchina fotografica)

 

UN TUFFO NEL MEDIOEVO…. Sulle tracce della Via Francigena

Complice l’arrivo di un nipote, di un amico dall’Argentina, di una giornata di ferie presa dalla figlia e una splendida giornata di sole…qualche giorno fa abbiamo fatto una gita, un po’ per stare insieme, un po’ per far conoscere i dintorni di Firenze all’amico che ama la storia medioevale.

La presenza di mia figlia Sabina ha reso la giornata particolare perché senza di lei e della sua auto avremmo potuto vedere solo uno di questi luoghi.

 Ore 9… una prima veloce fermata per una buona colazione “festiva” al bar e si parte. C’è a fare un po’ di strada dato che i luoghi da noi scelti sono tutti in provincia di Siena.

Prima tappa, l’Abbazia di San Galgano. Quando, avvicinandosi al luogo, la sagoma bruna dell’Abbazia si staglia all’orizzonte, riesco a capire quella che chiamano la “Sindrome di Stendhal”….

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La costruzione dell’Abbazia iniziò nel 1218, poi lotte tra famiglie senesi e i frati cistercensi – notoriamente molto ricchi – per il dominio dei territori, le scorrerie di eserciti mercenari ed infine la peste decretarono la decadenza del luogo. Fu venduta la copertura in piombo del tetto che ne provocò la definitiva caduta.

Verso la fine dell’ottocento iniziarono i lavori di restauro semplicemente consolidando quanto restava senza interventi arbitrari.

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Questo ha fatto sì che l’Abbazia , con le sue mura di travertino e di mattoni rossi, abbia un fascino incredibile per la sobrietà delle linee, per la sua posizione isolata al centro di una piana. L’assenza del tetto dà la sensazione che le mura si protendano verso il cielo.

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Lasciamo a malincuore l’Abbazia per recarci alla Cappella di Montesiepi, a poche centinaia di metri su una collinetta. All’interno della deliziosa Cappella affiora dal pavimento la Spada nella Roccia: La spada, che è sicuramente del XII secolo, è appartenuta a Galgano Guidotti che, disgustato dalla sua vita licenziosa, infisse la spada nel terreno per poter avere una croce davanti alla quale pregare. Il giovane fu poi dichiarato santo dal papa Lucio III nel 1185.

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All’interno della cappella ci sono affreschi di Lorenzetti ed una splendida cupola ottenuta con righe di mattoncini rossi e pietra bianca.

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Per gli amanti del mistero ci sono molti punti di contatto tra la vicenda di san Galgano e quella di re Artù, infatti entrambe le vicende si svolsero nel XII secolo, c’è una particolare assonanza tra il nome di Galgano e uno dei cavalieri arturiani Galvano, e la spada nella roccia sfida da secoli chiunque voglia svelare il suo misterioso segreto.  Anche la tomba presunta di re Artù è stata ritrovata all’interno dell’Abbazia di Glastonbury, anche essa senza tetto.

Dopo una gustosa merenda a base di pane toscano fragrante e salumi di cinta senese (notoriamente fra i più buoni prodotti italiani) si riparte.

 Il nostro viaggio prosegue verso il Castello di Monteriggioni.

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« […] però che, come in su la cerchia tonda
Monteriggion di torri si corona,
così la proda che ‘l pozzo circonda
torregiavan di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tona »

(La divina Commedia – Inferno canto XXXI, vv.40-45)

Il tracciato delle mura segue l’andamento della collina e ogni strada è stata abbinata ad un poeta o ad uno scrittore che hanno dedicato le loro opere al territorio senese.

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La visita a Monteriggioni fa tornare indietro nel tempo ….. ed a Luglio di ogni anno si può rivivere questa magia partecipando alla grande festa medievale.

Lasciamo Monteriggioni per avviarci verso San Gimignano e a metà strada troviamo il Ponte della Pia, un ponte di origine romana, ad una sola arcata.

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Il ponte si può attraversare solo a piedi, mancano le spallette distrutte dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale.  Secondo la tradizione il ponte prende il nome dalla Pia de’ Tolomei di dantesca memoria, che sarebbe stata uccisa dal marito gettandola dalla rupe che prende il nome di “salto della contessa”: Sembra che nelle notti di luna piena la Pia appaia sul ponte tutta vestita di bianco.

Siamo scesi sul greto del fiume e tra i sassi c’erano tantissime farfalle blu che sono volate via al nostro arrivo…..peccato, erano bellissime da vedere….nella foto se ne intravede solo qualcuna.

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Ed eccoci arrivati a San Gimignano: il cielo si è rannuvolato ma nessun accenno di pioggia.

Per la sua caratteristica architettura medievale la cittadina è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. San Gimignano è famosa soprattutto per le torri medievali che svettano sul suo panorama e che l’hanno fatta chiamare “San Gimignano dalle 100 torri”. In realtà nel periodo d’oro dei Comuni le torri erano 72, ora ne sono rimaste 16 più altre scapitozzate all’interno della città.

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Una particolare curiosità sta nel fatto che la maggior parte delle case siano costruite a ridosso l’una dall’altra….così, dovendo costruire solo due facciate, risparmiavano sui materiali da costruzione. Anche dove le case erano distanziate non c’era spazio neppure per il passaggio di una persona: questi “vicoli” si chiamavano “dei malvicini” e dimostravano che c’era attrito tra le famiglie.

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Arrivata a questo punto, nonostante io ami particolarmente San Gimignano, al vedere le sue strade ripidissime in salita ho salutato tutti e mi sono seduta ad un bar, davanti d un ottimo gelato, in attesa del loro ritorno….non ho dovuto aspettare tanto però….erano stanchi anche loro e hanno optato per la mia scelta!!!!

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Sono stata a Roma

Sono stata a Roma.

A volo d’uccello, dalla mattina alla sera, per salutare mio nipote (figlio di una delle mie sorelle, che ci ha lasciato ormai da tanti anni) – missionario in Argentina – che una volta all’anno torna in Italia per qualche giorno. Quest’anno non poteva venire a Firenze così sono andata io.

Ci siamo ritrovati a casa dell’altra sorella per stare un po’ insieme, in tutta semplicità ma con tanto affetto.

Ma non è questo il tema ….

Ho viaggiato in treno: mi piace tanto, mi rilassa, mi incuriosisce…. C’è tanto mondo su un vagone!

Ho sempre con me un libro, oramai la linea passa tanto in galleria che c’è poco da vedere dal finestrino, ma più che altro mi piace osservare. All’andata davanti a me c’erano marito e moglie indiani, visi bellissimi e occhi scintillanti. C’è stato uno scambio di sorrisi…. Accanto una ragazza: ha messo su le cuffiette ed ha ascoltato musica per tutto il tempo, fortunatamente con educazione per cui sentiva solo lei…..

Il treno veniva da Milano ed era abbastanza presto: c’erano tanti computer accesi, qualcuno per lavoro ma ho visto anche fare dei giochini! Comunque un viaggio molto tranquillo.

Ma non è questo il tema….

A Roma un caldo tremendo, più o meno come quello che avevo lasciato a Firenze……solo che a Roma c’è il ponentino che dà un po’ di respiro.

Mia sorella abita sulla linea della Metro ma io prendo il taxi per il gusto di guardare le “mie” strade. Il taxi fa il percorso che facevamo sempre a piedi per andare a casa di nonna che abitava vicino alla stazione: via Cavour, S. Maria Maggiore, via Merulana, San Giovanni, via Appia Nuova…..passando do un’occhiata da lontano alla casa dove  ho vissuto per 27 anni…poi via Gela…..arrivata!

La gioia di rivedersi: i miei viaggi a Roma sono sempre meno frequenti ed era veramente tanto che non rivedevo mia sorella…..dovrei riuscire a creare più occasioni ma non è facile neppure per me…..

Ma non è questo il tema…..

Il treno del ritorno partiva alle 18.15.

Saluti, abbracci…un po’ di nostalgia…

Mi avvio con un certo anticipo: il mio vagone è alla metà del treno il che vuol dire che dovrò fare un bel pezzo prima di raggiungerlo e non sono certo il tipo da fare la strada di corsa!

Cerco il mio posto, fortunatamente accanto al finestrino come all’andata: di fronte a me due giovani sposi, spagnoli….accanto una ragazza che passa tutto il tempo a correggere dei fogli, forse sta preparando un esame. Dall’altra parte del corridoio una signora dall’aspetto molto piacevole, un po’ folk (ma non è una ragazzina), uno splendido sorriso. Mi ricorda un po’ i film western americani: chiede con gentilezza in un piacevole italiano, se c’è qualcuno che scende a Firenze per svegliarla altrimenti corre il rischio di arrivare dritta a Milano se si addormenta. Poi scoprirò il perché…

Ma non è questo il tema…..

Il fatto è che il vagone è pieno di famiglie e di bambini, oramai chiaramente stanchi da più di un’ora di treno…arrivano da Napoli.

E’ un continuo urlare e piagnucolare. Ed è qui il punto. Due bambini alle mie spalle dopo un po’, per fortuna, si addormentano. Davanti invece, ma non capisco a che altezza dello scompartimento ce ne è uno che piange, arrabbiatissimo, inconsolabile. Si capisce che la mamma non riesce a calmarlo, un po’ lo sgrida, un po’ gli fa promesse …ma nulla.

Ad un tratto sento una voce “Ti va se ti racconto una favola?”. Il bimbo tace improvvisamente e la voce racconta di fate e gnomi.

Alla fine “Ne sai una anche tu?”. E la vocetta del bimbo racconta Cappuccetto Rosso…. È molto carino … Alla fine “Che dici, ne inventiamo una insieme?” “Sììììì”. E via con castelli, maghi e principesse, la favola si snoda a due voci. Ho l’impressione che non sono solo io persa ad ascoltare quella magia….

Così siamo arrivati a Firenze. “Saluta la signora….” “Ciao signora, posso venire a casa tua?”

Ho cercato di intuire chi fosse la “maga delle favole”, forse una nonna o una maestra. Chiunque fosse….anche una fata….. ha fatto fare un viaggio particolare a quel bambino…. Credo gli rimarrà nel cuore per sempre…

Sveglio la signora che si era appisolata…. Ci avviamo verso l’uscita chiacchierando, ed anche questo è stato un dono in più di questo viaggio. Ci raccontiamo come fossimo vecchie amiche. Lei, australiana ma trapiantata a Firenze ormai da 25 anni, torna dall’essere andata a trovare la mamma, un viaggio pazzesco – quasi due giorni tra aerei e treni ed è stanchissima

Parliamo di Firenze, dei fiorentini, della diversità di carattere….australiani e romani a cuore aperto….fiorentini che vanno scoperti prima che ti diano il cuore….

Fuori della stazione le nostre strade si dividono.

 

Se alzo gli occhi

La stagione teatrale che credevo conclusa si sta arricchendo di spettacoli veramente belli…..direi stellari!

E proprio di stelle tratta questo di domenica 8 luglio all’Anfiteatro del Cielo, dove siamo stati accompagnati da Gian Paolo Tozzi, vice presidente dell’osservatorio Astrofisico di Arcetri.  Uno spettacolo difficile da raccontare perchè fatto principalmente di emozioni, sentimenti, immagini non viste ma percepite con la fantasia e col cuore. 

Astronomia e poesia….anzi, meglio, poesia ed astronomia. Dodici capitoli, ognuno un argomento, che racchiudono dati astronomici precisi all’interno di poesia, di incanto, di sogno….

Buio, buio completo tutto intorno, infinito spazio buio: comincia così questo viaggio con gli occhi alle stelle. Anche se in realtà intorno a noi c’è ancora luce, ci sentiamo sospinti in questo buio totale, infinito e siamo quel bambino che lo percorre a passi lenti, in mano un sacchetto pieno di palline.

Ed ecco che nel buio il bimbo inciampa e cade, si rompe il suo sacchetto e le palline, un numero infinito di palline, rotolano via e si sparpagliano in questo spazio infinito….e tra queste una, piccolissima, si chiama Pianeta Terra.

L‘uomo vede tutto intorno a sé luci e stelle e la luce calda e forte del sole ed è convinto che tutto sia per lui….lui, il centro di tutto…anche il sole al suo servizio….. ma presto la prospettiva cambia fino a far sentire l’uomo solo un minuscolo punto su un piccolo pianeta in uno spazio infinito….

Parla Helios, il sole, racconta della sua inevitabile fine. Parlano le galassie, le comete raccontano il loro velocissimo viaggio e la morte delle stelle, e i buchi neri, il nulla a cui niente può sfuggire. Tempo, spazio, velocità … misure che l’uomo fatica a concepire. Parla la stella che nasce da una grande esplosione ed inizia il suo rapidissimo viaggio fino ad arrivare ai nostri occhi, luminoso punto nel cielo….

Ad ogni nuovo passo nella scoperta del cielo l’uomo si accorge che da quel momento in poi tutto sarà diverso, in passaggi anch’essi infiniti…Un’ora che mi ha avvinto, col fiato sospeso per paura di perdere anche una sola parola.

L’autore del testo, Stefano Massini, ha saputo avvolgere le parole di una grandissima suggestione, portando per mano lo spettatore all’interno dell’Universo, riuscendo a dare la forte sensazione dello scorrere del tempo con il ripetere, in alcuni momenti, una frase o una parola più volte fino ad arrivare al cuore, con una semplicità e limpidezza di linguaggio che afferra l’attenzione.

I due attori, Luisa Cattaneo e Gabriele Giaffreda, alternandosi nella lettura dei capitoli, hanno reso tutto l’incanto del racconto portando lo spettatore all’interno delle varie scene – dove fisicamente scene non ci sono- e tutto gioca sulla voce, l’espressione, il gesto.

E per finire siamo stati accompagnati dal nostro “anfitrione” alla terrazza dell’osservatorio per immergerci nell’incanto del cielo stellato, visione stupenda nonostante ci sia ancora molta luce.

Là alcuni astronomi hanno risposto alle varie richieste, dando spiegazioni e puntando i due telescopi su oggetti lontani …primo, bellissimo Saturno.

Vederlo così attraverso la lente del telescopio mi ha dato una sensazione di capogiro: miliardi di anni luce di distanza e sembrava di averlo lì, a portata di mano….

E ancora, bellissima, la ring nebula…..una stella che oramai non esiste più, è rimasta di lei la “ciambella” di gas dovuta all’esplosione…

C’è stata anche l’emozione di una enorme stella cadente che ha attraversato tutto il cielo…… per lasciare il tempo di esprimere un desiderio…..

Perfetta conclusione di una serata indimenticabile!

 

Un ricordo

 

Un ricordo

 

 

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Giorgio Bettinelli fece parlare di sé più o meno dieci anni fa, per aver compiuto una di quelle imprese che si ricordano: Roma Saigon, tutta d’un fiato, a cavallo di una Vespa 125.
Ventiquattromila chilometri o giù di lì tutti su due ruote, armato di un pacchetto di sigarette e una chitarra a tracolla.

Dopo quattro lunghi viaggi in Vespa attraverso 134 paesi, dopo più di 250.000 chilometri in sella alle sue due ruote, decise di stabilizzarsi in Cina dove si è sposato e viveva da quattro anni sulle rive del Mekong con sua moglie Yapei.

 

Giorgio è morto a Jinghong il 16 settembre 2008, all’età di 53 anni per un malore improvviso.

 

Prendo il ricordo dal sito del suo fans club:

 

 "Rimango altre quattro ore in sella, e guido finché il sole è già quasi al tramonto, secondo una sana abitudine che da tempo ero costretto a perdere, prima di fermarmi in un villaggio qualsiasi per passare la notte. E’ una delle sensazioni che ho sempre amato di più, e che così spesso mi ha dato l’illusione di essere libero e padrone della mia vita: quel grappolo di minuti dalla consistenza indefinibile, quando non è ancora buio e non è più giorno, e tu entri in un posto che non hai mai sentito nominare, con la consapevolezza che domani sarai già lontano, e che per altri mesi, per altri anni, per altri grappoli di minuti della stessa intensità continuerai ad allontanarti, assecondando il dipanarsi di una matassa il cui filo ti si srotola tra le mani senza farsi accorgere, e finisce dall’altra parte del mondo".

 

(da "Brum Brum – 254.000 chilometri in vespa" di Giorgio Bettinelli)

 

Buon viaggio Giorgio

 

Grazie per la poesia delle tue scelte; grazie per la purezza di chi abbandona gli standard e l’intelligenza di chi si lascia muovere solo dal sentimento.

 

 

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ROMA 4

 

 

E’ rimasto un giorno.

Domattina riprenderò il treno per tornare a Firenze….. da casa…. a casa…

Potrei fare un’altra passeggiata, ma tanto non riuscirei mai a rivedere tutto quello che vorrei.

Allora programmo un giro diverso… un giro che torna indietro nel tempo.

Nostalgia? No, direi più tenerezza, ricordo…

 Mi sono allontanata da Roma per mia scelta, sapevo bene che la mia vita stava cambiando direzione….ed in più andavo in una città che amavo tanto: quanti viaggi abbiamo fatto io e mia sorella a bordo della nostra “cinquecento”, la Pussiquetta, da Roma a Firenze e ritorno, anche solo per respirare un po’ di aria fiorentina …

Così ci siamo messe a guardare i vecchi album di fotografie, quelle dei nonni e di mamma e papà…giovani e belli, e poi le mie sorelline e dopo qualche anno anche io.

Una storia che si srotola piano attraverso le immagini, dalle prime foto dalla metà dell’ottocento ai primi del novecento, immagini così strane rispetto alle foto di ora, in bianco e nero… anzi spesso color seppia, piccole che ti ci vuole una buona vista per capire chi c’è.

E i vestiti, le prime auto, i costumi da bagno che azzardavano la vista delle braccia e delle gambe – dal ginocchio in giù……

Stupende!

Poi piano piano la famiglia che cresce, fino alle ultime foto nostre che però negli album “collettivi” si fermano a quando anche noi eravamo giovani mamme, anche parecchio belline!!!!

Va via la mattinata intera.

Al pomeriggio invece andiamo a trovare una delle cugine, Fiora, che abita ai Prati Fiscali…. Praticamente dall’altra parte di Roma.

Fiora ha 83 anni ed una gioia di vivere che è stata sempre la sua caratteristica. Sempre sorridente, sempre amorosa con tutti.

Solo lei era a Roma dei vari cugini e cugine( la nostra parentela è strettissima perché tre fratelli hanno sposato tre sorelle)….

Entrando nella sua casa mi sembra di tornare indietro nel tempo, come nei salotti dove si ritrovavano nonna con le sue amiche quando io ero piccolina.

Questa donna fantastica ha preparato la tavola con una tovaglia ricamata, piattini e tovaglioli coordinati, le ciotoline per il gelato, i bicchieri colorati e le bibite, la caraffa dell’acqua fresca, la zuppierina d’argento con i biscotti, i fiori nel mezzo e il suo affetto che riempie ogni piccolo spazio della casa.

Riesce a strabiliarmi ogni volta: ora sta preparando una ragazza per gli esami di giurisprudenza all’università….. e poi, parlando un po’ di sé ha da ridire sul dottore che le dice di far attenzione alla schiena…. E lei alzandosi di scatto fa “ma cosa pretende quell’uomo… meglio di così!!!” e con una disinvoltura estrema, chinandosi, si tocca i piedi con le mani!!!!!

La distanza è grande e, nonostante la città sia ancora vuota e ci sia poco traffico, abbiamo passato più tempo sui mezzi che con lei…. Ma ne valeva la pena!!!

 

 http://it.youtube.com/watch?v=btnT4eb3SQ8

 

Ciao Roma!

 

 

 
 

Roma 2

 

ROMA 2

 

Questa mattina ho un appuntamento con il mio nipote archeologo per andare a vedere la libreria che ha rilevato in società con altri due amici, che – appunto – si chiama “Libreria archeologica”.

E’ in via Ostilia e basta uscire dal negozio per ammirare il Colosseo in tutta la sua bellezza!

 

colosseo

 

Quando mi aveva parlato di questa libreria, l’avevo immaginata “seriosa”, invece mi trovo in un locale accogliente, colorato ed anche divertente. Ci sono testi specifici, per esperti e ricercatori… ma ci sono anche pubblicazioni bellissime per i “non competenti”.

Come al solito mi perdo tra i libri. Fortunatamente anche questa volta il pensiero della valigia mi distoglie dal ritrovarmi con una decina di libri…. Ad uno però non rinuncio, ha un titolo troppo intrigante: “Lazio, i luoghi del mistero e dell’insolito”…

Il mio “io bambino” si diverte a giocare con i grandi libri sulla storia di Roma, libri per bambini fatti col sistema delle “finestre” che mostrano qualche particolare o una spiegazione…

Mi limito a due magliette (col gatto del Colosseo) per i nipotini, un blocchetto con un calligramma, una calamitino per allungare la mia collezione che sta riempiendo il frigo; Gianfranco mi regala il 1° libro stampato dalla loro nuova Casa Editrice Espera, che racconta (con illustrazioni divertenti) le domande più disparate e improbabili fatte dai turisti e le frottole raccontate ai turisti da guide improvvisate e non autorizzate.

 

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 Poi – per portare il tutto – un sacchettino con la scritta in latino "Conta le stelle, se puoi!" (Genesi, XV – 3)

 

borsina

 

Nel tornare a casa, mio nipote allunga la strada per me….e, con una pazienza da certosino si ferma ogni volta per farmi scattare le foto…..

Passiamo per la chiesa fortezza dei Santi Quattro coronati,

 

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la Navicella,

 

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da cui si vede Villa Celimontana – dove andavamo con l’altra sorella e i suoi tre maschi (uno è l’archeologo, l’altro lo conoscete perché è quello che sta in Argentina e l’altro vive a Bristol ed è insegnante di educazione fisica) e le mie due bambine per farli correre e giocare sotto il verde e tra i ruderi (che a Roma sono sempre presenti) mentre noi ci godevamo  il fresco sedute su una panchina….

 

villa celimontana

 

Passiamo  davanti all’obelisco che si trova di fronte al Battistero e quindi dallo stradone di S.Giovanni ..a casa.

 

obelisco

 

Prima di salire mi fermo al “nasone” per una ricca bevuta della buonissima e freschissima acqua romana….

… Cos’è il nasone? Ma è questo!….

 

nasone

 

 

 

E queste sono le parole del calligramma, tratte da “Lettre sur la campagne romaine” di M.de Fontanes, del 10 gennaio 1804. Sono scritte in francese ed in italiano:

 

Talvolta delle nuvole

Belle come carri leggeri,

portate dal vento della sera

con grazia inimitabile,

fanno comprendere

l’apparizione degli abitanti dell’Olimpo

sotto questo cielo mitologico;

talvolta l’antica Roma

sembra aver disteso

sull’Occidente

tutta la porpora dei suoi Consoli

e dei suoi Cesari,

sotto gli ultimi passi

del dio del giorno.

 

 

tramonto romano1

 

 

 

Roma 1

 

ROMA 1

 

Quattro giorni a Roma sono veramente pochi.

Avrei voluto girarla in lungo e in largo, come facevo da ragazza, quando partivo da casa senza una meta precisa e mi infilavo tra strade e stradine alla scoperta di scorci incredibili, negozietti o mercatini, spesso col naso in aria per guardare le terrazze piene di fiori che ingentiliscono gli ultimi piani dei palazzi, cercando di immaginare quali “visioni” si potessero godere da lassù!

Ho dovuto fare una selezione, ed ecco le mie “passeggiate romane”, insieme a mia sorella che è una fonte inesauribile di notizie e conoscenze e mi ha fatto da guida – nonostante il mio amore per Roma mi sono accorta che ho dimenticato tanti nomi di strade e luoghi, e poi non mi saprei più destreggiare con le nuove linee urbane!

La prima passeggiata è stata dedicata ai luoghi dell’infanzia: la strada dove abitavo, il  palazzo….. ma quanti cambiamenti!

Passo davanti al portone di casa mia, il vecchio portone di legno non c’è più, sostituito da questo…

 

via fregene 10

 

Alzo lo sguardo alle finestre…. Quella della camera da letto dove dormivo con le mie sorelline ha la serranda aperta…. Chissà chi ci vive!!

 

 

era casa mia

 

 

Gli alberelli sono diventati grandi e fanno una bella ombra per la strada, piacevole con il caldo che fa….

Do un’occhiata in fondo alla strada, su via Magnagrecia, nella speranza di gustare una fresca “grattachecca”

 ma la baracchina è chiusa…. Pazienza!

Eccoci al mercato di Via Sannio, ormai famoso a Roma, infatti è pieno di turisti.

Ci sono banchi d’ogni genere e non è più inconfondibile…

 

 

via sannio

 

Ora ha il colore dei tanti mercati etnici…..Mi scappa un sorriso pensando a quando c’erano tanti venditori di sigarette di contrabbando e la parola d’ordine per segnalare l’arrivo di una pattuglia era “piove” e c’era un fuggi fuggi generale!!!

Ecco che sono alla Porta Asinaria.

 

asinaria3

 

E’ molto bella ora, hanno fatto scavi e l’hanno riportata alla luce completamente. E’ unita da mura alla bella porta S.Giovanni che divide in due la grande piazza.

 Vado verso la Basilica che, in pieno sole, abbaglia col suo marmo bianco.

 

s.giovanni

 

“Carovane” di turisti, con colorati ombrellini di carta giapponesi – vanno di moda – affrontano il sole che oramai cade a picco…. Anche a me si avvicina un giapponese per vendermi uno di quegli ombrellini….. sarei quasi tentata, ma penso che non mi entra nella valigia e ne faccio a meno.

Entro nella Basilica. Dopo il caldo e la luce forte del sole, questa penombra e questo fresco danno un senso di riposo; nonostante la presenza di numerosi turisti c’è un bel silenzio.

 

 

s.giovanni int1

 

 

La ripercorro piano….. la pietra che scricchiola, le due colonne da cui ci si può parlare sottovoce come fosse un telefono, e naturalmente gli altari, le statue grandiose, le tombe così decorate, questa di un presbitero lombardo che ho sempre guardato con ammirazione particolare….

 

s.giovanni int2

 

Usciamo di nuovo nel sole. Il mosaico del mausoleo di Faustina brilla: lo vedevo dalla finestra di casa e facevo finta che fosse per me…

 

mausoleo di faustina

 

Su via Appia non c’è più un negozio di quelli che conoscevo…. Siamo stanche e anche se per due fermate scendiamo a prendere la metropolitana….